L’incendio nella chiesa di San Francesco del 6 giugno 2017

(a cura di Andrea Soglia)

L’Assunzione di Maria ed i santi Pietro apostolo e Carlo Borromeo, opera di Giuseppe Righini, distrutta nell’incendio (foto Minarini)

In questo momento lo consideriamo un fatto di cronaca, ma l’incendio avvenuto nelle prime ore di martedì 6 giugno 2017, appena finita la sagra di Pentecoste, entrerà a far parte della storia della chiesa di San Francesco. Una storia non sempre fortunata, caratterizzata da disastri piccoli e grandi. La chiesa fu colpita da due terremoti: quello del 1781 lesionò la chiesa e fece crollare il campanile mentre quello del 1854 lesionò gravemente la cupola, che finì per crollare nel 1858. Venne poi la Seconda guerra mondiale a lasciare indelebili ricordi sulla struttura della chiesa, pesantemente danneggiata nel suo insieme e con la perdita irreparabile del campanile (mai più ricostruito), del coro, del pulpito e del voltone che univa la chiesa all’ex convento divenuto palazzo Mengoni. Non dimentichiamo anche le traversie più vicine a noi nel tempo: la chiesa fu chiusa al culto nell’agosto del 1990 (e fino al 1994) per problemi di stabilità della cupola minata dalle continue infiltrazioni d’acqua e le piccole ma continue vibrazioni dovute al transito dei mezzi pesanti sull’adiacente via Emilia.
Il mese di maggio 2017 aveva già visto l’avvio di alcuni lavori di consolidamento tra cui il rifacimento, a seguito del crollo, del tettuccio della cappella dell’altare della Madonna e il consolidamento delle architravi delle due porte di ingresso che danno sulla piazza.
L’incendio del 6 giugno ha solamente sfiorato la chiesa, ma ha praticamente distrutto l’attigua ex sacrestia, che era adibita magazzino, e tutto il suo contenuto, ritenuto di scarso valore artistico.  Purtroppo ai gravi danni materiali dell’ex sacrestia si è aggiunto l’unico danno tangibile al patrimonio artistico della chiesa: la perdita del grande quadro che rappresentava l’Assunzione di Maria ed i santi Pietro apostolo e Carlo Borromeo. Il quadro era collocato sopra la porta che conduce al deposito distrutto e copriva lo spazio vuoto lasciato dal pulpito intagliato in noce (spostato dalla parte opposta ad inizio ‘900). Dietro di esso era rimasta una sorta di finestra che non era altro che l’accesso al pulpito: il fuoco, tramite la “finestra” ha agito inesorabilmente sul retro della tela di cui sono rimasti solo i due angoli inferiori.
Il quadro, pur non essendo fra i principali gioielli della chiesa, aveva certamente un’elevata importanza storico-artistica: proveniva dall’Oratorio Parini (oggi noto come Forno della Chiesina), costruito da Pier Carlo Parini nel 1759 e dedicato a Santa Maria Assunta, di cui costituiva la pala d’altare. Era in ottime condizioni di conservazione, in quanto era stato sottoposto a restauro nel 1997. Il quadro era opera del pittore imolese Giuseppe Righini, del quale riportiamo queste notizie trovate nel catalogo del Patrimonio culturale dell’Emilia-Romagna (consultato sul sito bbcc.ibc.regione.emilia-romagna.it/):
“Di Giuseppe Righini non si conoscono gli estremi biografici. Entrato nella scuola di pittura di Girolamo Donnini presumibilmente nel corso del terzo decennio del XVIII secolo, il Righini collaborò col maestro nelle due tele della chiesa del Carmine di Imola realizzate agli inizi del quarto decennio. La sua attività si conclude, probabilmente, nel 1784, data apposta dal pittore al Miracolo di san Lorenzo da Brindisi della chiesa di San Bartolomeo dei Cappuccini di Imola”.
Siamo certi che i danni all’ex sacrestia verranno totalmente riparati e che un altro quadro (o una riproduzione della tela distrutta) sostituirà la tela del Righini. Se vogliamo, pur nella disgrazia, possiamo dirci fortunati che tanta gente si fosse attardata in piazza alla fine della festa, così l’allarme è stato tempestivo e la chiesa si è salvata… ma gli episodi del passato remoto e recente ci rammentano quanto la nostra bella chiesa sia delicatissima nella sua struttura e che quindi tutti debbano interessarsi al suo destino.
La pagina è arricchita da una foto del quadro distrutto, scattata recentemente dal fotografo Minarini (che ringraziamo), da un filmato girato durante l’incendio e da una serie di fotografie scattate da vari castellani (increduli) la notte dell’incendio e recuperate sulla rete. Alleghiamo anche una breve rassegna stampa dell’accaduto, pur’essa ricca di fotografie che documentano i danni. Di ogni immagine, che riteniamo di futura importanza storica, riportiamo l’autore, che potrà chiederne la rimozione qualora non gradisse la pubblicazione sul sito (che ricordiamo essere privo di qualsiasi scopo di lucro). Tutti coloro che siano in possesso di altre immagini relative alla vicenda ci faranno cosa gradita inviandocele, le aggiungeremo alla pagina.

Filmato tratto dal profilo facebook di Sante Garofani

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