I 150 anni del viale della stazione (viale Cairoli)

Il viale della stazione in una cartolina spedita nel 1916

Il viale della stazione in una cartolina spedita nel 1916

Proprio 150 anni fa, verso la fine dell’estate di quell’anno 1861 che aveva visto nascere la nuova Italia, si stavano concludendo i lavori di collaudo della nuova ferrovia adriatica, aperta al traffico il successivo 1 settembre fino a Forlì e il 5 ottobre fino a Rimini.

Castel Bolognese ebbe la sua stazione ferroviaria ma, come i centri vicini, piuttosto lontana dall’abitato, scelta che allora fu criticata da diverse amministrazioni comunali, ma che invece nel tempo si rivelò lungimirante: d’un lato, aver portato i binari su un asse centuriate diminuì le spese per gli espropri e le controversie con i proprietari per la divisione dei terreni ed oggi, avendo rivalutato quegli antichi tracciati romani, possiamo essere soddisfatti di quella decisione che salvò il reticolo e non sconvolse le nostre campagne come invece fu fatto cento anni dopo con la costruzione dell’autostrada, massime per il tronco verso Ravenna. Dall’altro si offrì alle città lo spazio di adeguatamente espandersi senza che la ferrovia facesse da cesura, con soluzioni che portarono al disegno di nuovi assi stradali e nuovi quartieri residenziali.

Il comune di Castel Bolognese pensò ad una soluzione elegante per accogliere i viaggiatori scesi nella nostra stazione, insomma, un “biglietto da visita” per la nuova porta della città: un lungo viale alberato avrebbe coperto i quasi seicento metri che separavano la stazione dalle mura cittadine.
In realtà, il viale della stazione nacque sopra un percorso stradale preesistente: questo era il primo tratto della cosiddetta “via Borghesi” che, partendo dalle mura cittadine, nelle quale fu realizzato un varco in fondo alla via Costa nel 1863 per rendere più agevole la passeggiata per la stazione, collegava Casalecchio, Solarolo e si dirigeva verso Lugo. Il segmento isolato tra la stazione e le mura, anzi fino a quello che poi diverrà viale Umberto I, diventò oggetto di studio e, a partire dal 1873, fu allargato fino a 24 metri, tanto quanto la larghezza dell’edificio della stazione; quattro file di tigli, piantati alla distanza di 4 metri uno dall’altro, inquadravano due vialetti pedonali che incorniciavano le porte delle ali laterali della stazione ed una larga strada carrozzabile che invece aveva da sfondo il corpo centrale tripartito dell’edificio. Pare che le amministrazioni comunali del secolo scorso si fossero orientate ad ornare le strade cittadine con questi alberi non solo perché belli e portatori di ombra, ma anche perché i loro fiori rappresentavano per le famiglie castellane una risorsa al già magro bilancio familiare. I fiori del tiglio infatti contengono sostanze benefiche che vengono adoperate in cosmesi ed in farmacia; pertanto intere famiglie castellane partecipavano alla loro raccolta. Il viale fu brecciato e, seppur con rade e fioche luci, illuminato. L’intitolazione ai fratelli Cairoli fu voluta dal Consiglio Comunale per ricordare una delle più gloriose pagine del risorgimento castellano: quando ben otto concittadini su un gruppo di settantotto, guidati appunto dai fratelli Cairoli, opposero strenua resistenza all’esercito papalino a Villa Glori il 23 ottobre 1867.

Sul viale Cairoli si contavano allora poche case coloniche: la prima era quella, un poco discosta, sulla destra, ove oggi sta la famiglia Zaccherini, la seconda era un poco oltre ma dalla parte opposta, un tempo abitata dalla famiglia Selva, una terza era già oltre la metà della strada e gli ultimi ad abitarla furono i Visani. Queste tre case sono state tutte demolite. Infine, sulla destra, vi era la casa colonica del podere “Centonara” che nei primi anni del XX secolo fu trasformata dalla famiglia Gottarelli nell’attuale villa in stile classico toscano ed arricchita dallo splendido e grande parco che si affaccia tuttora nell’ultima parte del viale Cairoli.

Fino alla seconda guerra mondiale il viale non ebbe significativo sviluppo edilizio, se si eccettuano i palazzi delle famiglie Bassi e Monti (primi del XX secolo) e la casa Tarlazzi (anni ’30).
Al termine della guerra anche il viale Cairoli uscì malconcio, tanto che si decise di abbattere tutti i tigli e di ripiantarne dei nuovi. Il Comune si avvalse, per l’occasione, della consulenza di Guerrino, maggiordomo e giardiniere della villa Centonara, il quale nel 1946 accompagnò gli operai comunali a Pistoia per l’acquisto dei nuovi tigli, quelli attuali, che furono messi a dimora l’anno stesso. Sopravvissero due bei tigli posti nel giardino della stazione, ove oggi v’è il parcheggio delle biciclette: sono tuttora in buona salute.

In questi anni poi inizia la prima urbanizzazione attorno a viale Cairoli: si aprono via Mazzini, che lo attraversa e via Trieste, nel primo tratto fino a via Bologna. Su queste strade vengono costruite le case UNNRA, le case popolari INA-CASA e alcune case per gli impiegati comunali. Nei primi anni ’50 il Comune fece tombinare il rio via Cupa, che correva libero dietro le case coloniche di viale Cairoli e lo portò sotto il vialetto pedonale di destra tra via Mazzini ed il parco della Centonara. Contemporaneamente furono realizzate le aiuole, ingentilite da mazzi di iris e da altre piante con e senza fiori, e vennero messe a dimora i lampioni e le panchine. Queste erano di due tipi: ve ne erano di semplici, in pietra, con il sedile realizzato da una lastra di travertino o pietra similare ed altre di legno, più comode ed avvolgenti, colorate di verde, che però venivano tolte nella stagione invernale per preservarle dal maltempo.

Verso la fine dello stesso decennio la “Cooperativa edificatrice insegnanti” acquistò dalla famiglia Villa una striscia di terreno tra la casa colonica Visani e il piazzale della stazione e vi realizzò una serie di palazzine e villette binate; quasi contemporaneamente vennero costruite la villa Dalpane, le villette Contavalli e Foschini, quella che per trent’anni sarà la Caserma dei Carabinieri, le case Budini, Roversi, Gentilini, Dari e La Torre. In quest’ultima, nel 1962 aprì il “bar giardino”, gestito per oltre trent’anni dalle sorelle Emilia e Maria Armiento, che per almeno tre generazioni di giovani castellani fu il punto di ritrovo cittadino.

A metà degli anni sessanta fu aperta via Primo Maggio e la perpendicolare via Venticinque Aprile per realizzare una serie di case binate da parte di una cooperativa edilizia nata sulle ceneri della cooperativa edilizia insegnati. Successivamente furono costruiti il palazzo della famiglia Tabanelli – Lama e quello dove oggi v’è la gelateria Linus. Negli anni settanta fu abbattuta la casa colonica ove abitava la famiglia Selva per edificare un complesso di tre condomini che portano il numero 11 di Viale Cairoli, mentre nei primi anni ottanta la demolizione toccò alla casa colonica ove abitava la famiglia Visani per realizzare due file di villette a schiera ed una villa singola che portano il numero 42 di Viale Cairoli.

In quegli anni viale Cairoli diventò per i castellani il luogo del passeggio cittadino, vuoi per la presenza del bar Giardino, poi della gelateria Linus, sia per la comodità offerta dalle panchine e dall’ombra che, generosa ed abbondante, offrono i tigli. Tuttavia, il passare del tempo aveva iniziato a lasciare dei segni al nostro bel viale ed è per questo che una decina d’anni fa, il Comune la ho completamente rinnovato per riportarlo ad essere di nuovo la porta d’ingresso di Castel Bolognese e la sede del passeggio e dello “struscio” cittadino.

Paolo Grandi

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