L’alluvione del 1966 a Castel Bolognese

Via Garavini

Via Garavini

Se dell’alluvione di Firenze, di cui ricorre il cinquantesimo anniversario, tutti avranno sentito parlare, molti fra i più giovani ignoreranno che tra i giorni 3 e 4 novembre 1966 in realtà ci furono tante alluvioni, una quelle quali colpì direttamente Castel Bolognese.
Quell’autunno vide piogge persistenti su diverse aree italiane, e l’apice fu raggiunto proprio fra quei due giorni. Riassumiamo brevemente, grazie al sito polaris.irpi.cnr.it quanto avvenne in tutta Italia:
Le regioni più colpite furono quelle del Nord-Est (Trentino-Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia) e del Centro (Toscana, e più limitatamente Emilia-Romagna e Umbria), dove avvennero estese inondazioni e numerose frane. Nelle regioni settentrionali i morti furono 87, in 9 province (6 a Bolzano, 26 a Trento, 26 a Belluno, 2 a Treviso, 3 a Venezia, 5 a Vicenza, 14 a Udine, 4 a Pordenone e 1 a Brescia). Gli sfollati furono oltre 42.000, di cui 25.800 in Veneto, 15.800 in Friuli-Venezia Giulia, 800 in Emilia-Romagna e oltre 400 in Trentino-Alto Adige. In Pianura Padana e nella Pianura Veneta furono inondati almeno 137 kmq di territorio, e furono riportati danni in almeno 209 Comuni. Solo in Provincia di Belluno furono danneggiati o distrutti 4300 edifici, 528 ponti e 1.346 strade. A Venezia, il 4 novembre 1966 l’acqua alta raggiunse il livello di 194 cm, ad oggi mai più eguagliato. I danni più rilevanti si ebbero tuttavia in Toscana, dove il fiume Ombrone inondò il Grossetano causando migliaia di sfollati. Nel bacino del fiume Arno, in sole 24 ore, diversi pluviometri registrarono valori vicini o superiori ai 200mm di pioggia, di norma corrispondenti alla media di tutto il mese di novembre. Numerosi corsi d’acqua andarono in piena o esondarono, la viabilità venne in più punti interrotta da frane. Nella regione si contarono 47 morti, centinaia di feriti e 46.000 tra sfollati e senzatetto. A Firenze la piena dell’Arno arrivò la mattina del 4 novembre. Le acque superarono le spallette dei lungarni e sommersero i quartieri storici, raggiungendo in alcuni punti i 5 metri di altezza e formando un lago di circa 40 kmq di superficie. In città i morti furono 17, altrettanti quelli nelle zone limitrofe. I danni materiali furono gravissimi: alla fine risultarono distrutti o danneggiati 9.752 negozi, 8.548 botteghe, 248 alberghi, 600 insediamenti produttivi, 13.943 abitazioni, migliaia di automobili. L’evento lasciò disoccupate oltre 30.000 persone. Il bilancio dei danni fù aggravato dalla perdita del patrimonio artistico e culturale” […] “Il costo dei danni causati dagli eventi alluvionali del novembre 1966 (i quali provocarono complessivamente oltre 130 morti, quasi 400 feriti e almeno 78.000 tra sfollati e senzatetto) venne stimato in circa 1000 miliardi di Lire, dei quali poco meno della metà (400 miliardi di Lire) imputabili all’inondazione dell’Arno a Firenze“.
Cinquant’anni fa, a Castel Bolognese, il Senio ruppe gli argini ed esondò in più punti allagando le campagne e il centro storico, complice anche il fatto che il Ponte del Castello, allora più basso dell’attuale, fece da diga impedendo il normale deflusso delle acque. Non ci furono vittime, ma danni molti significativi. In questa pagina abbiamo raccolto alcuni articoli e fotografie, provenienti da un archivio privato che sta per essere donato al Comune, che mostrano e descrivono quanto avvenne nell’immediatezza dell’alluvione e anche nell’anno successivo, quando il nostro Comune dovette lottare e non poco per poter ottenere la realizzazione di tutti i lavori fondamentali per mettere in sicurezza il territorio. Contiamo di migliorare la qualità delle riproduzioni fotografiche una volta che gli originali saranno depositati in biblioteca comunale.
Quanto avvenne sia di monito a non sottovalutare le potenzialità dannose del Senio e a non abbassare la guardia per quel che riguarda la prevenzione.
Alla cronaca dell’epoca facciamo seguire le testimonianze di chi cinquant’anni fa c’era. Iniziamo da quella di Paolo Grandi, pubblicata subito dopo le trascrizioni degli articoli di giornale, e invitiamo chiunque, sulla pagina facebook o in calce a questa pagina, a raccontare quanto gli successe o quanto vide e sentì.
(a cura di Andrea Soglia)


 

Il centro di Castel Bolognese invaso dalle acque

L’eccezionale piena del fiume Senio dopo aver travolto in alcuni punti gli argini, allagato molti poderi e case nelle parrocchie di Biancanigo e Pace, ha raggiunto anche il centro abitato di Castel Bolognese. Le acque limacciose oltre a molte abitazioni di viale Roma hanno invaso tutto il paese e particolarmente le vie dei Mille, via Molini, via Santa Croce, via Parini, via Matteotti, via Bragaldi, via Garavini, via Antolini, piazza Fanti, la principale piazza Bernardi dove ha sede la residenza municipale, via Costa, la via Emilia, Corso Garibaldi, via Rondanini e altre minori. Le acque hanno raggiunto una altezza massima di circa ottanta centimetri di fronte alla chiesa arcipretale di S. Petronio, in quantità minore nelle altre strade.
Problematica quindi la circolazione e molto disagio per gli abitanti di dette vie che si sono visti i piani terreni delle loro case e le sottostanti cantine invase dalle acque.
Per il salvataggio di alcune famiglie abitanti sulla strada di Biancanigo in località Vaschia sono intervenuti i vigili del fuoco di Faenza con mezzi anfibi mentre l’autolettiga della Crocerossa italiana provvedeva a trasportare all’ospedale donne e vecchi dalle case allagate fino al primo piano. Sono stati pure posti in salvo i capi di bestiame bovino e suino e pennuti.
La furia della piena ha raggiunto anche la ferrovia Castel Bolognese-Faenza così che alcuni treni provenienti da Bologna e diretti a Rimini sono stati instradati per via Lugo-Ravenna-Rimini. La statale Emilia chiusa al traffico fino alle 3 della notte e gli automezzi di ogni genere sono stati instradati per Solarolo e di qui per le altre località.
In località Pace, frazione sul Senio, le acque non riescono a passare sotto le arcate del ponte. L’idrometro ha raggiunto i metri 7,10, livello mai verificatosi a memoria d’uomo. Il sindaco, coadiuvato dai dirigenti l’ufficio tecnico comunale e da tutto il personale salariato, si è recato in ogni località per portare soccorso alle popolazioni colpite provvedendo con sacchi di terra a proteggere le case prossime ad essere raggiunte dalla furia delle acque. Agenti della Polstrada e Carabinieri hanno continuamente disciplinato il traffico. Non è stato possibile per ora fare una valutazione dei danni che purtroppo si prevedono ingenti“.
(da un articolo dell’epoca, presumibilmente tratto da Il Resto del Carlino)

Le cantine evacuate dall’acqua con motopompe

Dopo il deflusso delle acque dalla piena del Senio, ultimato alla mezzanotte circa di venerdì, il centro abitato di Castel Bolognese è tornato al suo aspetto pressoché normale. Nella giornata di sabato, con diciassette motopompe, è stato provveduto a svuotare tutti gli scantinati e gli edifici pubblici e privati, con grande sollievo di quanti avevano le loro cantine completamente invase. L’attrezzatura di questa operazione è stata fornita spontaneamente da tutte le aziende enologiche di Castel Bolognese, da privati cittadini e dai vigili del fuoco di Faenza. Le suddette ditte enologiche hanno anche messo a disposizione del Comune tutto il loro personale. Questo fatto meritorio è stato molto apprezzato dalla cittadinanza.
Vi sono rimaste ancora poche località della periferia, presso le quali si interverrà tempestivamente non appena sarà ultimato il deflusso totale delle acque. Alle famiglie evacuate è stata prestata quell’assistenza che i singoli casi reclamavano. E’ stato provveduto a ripristinare il traffico sulle strade comunali danneggiate dalla furia delle acque. I danni subiti dai beni di proprietà comunale si aggirano sui trenta milioni. Non ancora valutabili i gravissimi danni sofferti da privati cittadini e in maggior parte dall’agricoltura del nostro territorio. Si ha fiducia nell’intervento della superiore autorità, che possa alleviare almeno in parte il danno sofferto da Castel Bolognese in questa triste circostanza.
A questa opera di assistenza morale e materiale ai danneggiati dall’alluvione, si sono attivamente prodigati, oltre al Sindaco gli assessori e tutti i consiglieri comunali, i funzionari dell’Ufficio Tecnico e d’igiene sanitaria, coadiuvati ininterrottamente da tutto il personale dipendente e da una squadra di operai di un’impresa che sta eseguendo lavori nel nostro Comune. Questa sera è stato diramato un comunicato dall’Ufficio d’Igiene del Comune col quale si invita tutta la cittadinanza a fare bollire l’acqua dei pozzi privati, prima di berla“.
(da un articolo dell’epoca, presumibilmente tratto da Il Resto del Carlino)


 

Le richieste di Castel Bolognese per i danni dell’alluvione

Il Consiglio Comunale di Castel Bolognese di fronte all’alluvione che ha colpito notevole parte dell’Italia, fra cui buona parte del territorio e del centro abitato del nostro Comune, causando immani sciagure e arrecando gravissimi colpi all’economia nazionale; di fronte al fatto che questa nuova alluvione avviene nel nostro Comune a seguito di altre, ultima quella del 1959 e che ha fatto di nuovo emergere l’assenza di adeguate ed organiche misure di sistemazione del fiume Senio, mentre esprime il suo ringraziamento a tutti coloro che si sono prodigati con ogni mezzo nell’opera di soccorso, e la sua solidarietà alla cittadinanza colpita dalla nuova alluvione; chiede: 1) Ripristino dell’arginatura del Senio; 2) Contributi ai fini produttivi alle aziende agricole colpite dalla alluvione; 3) Contributi per ripristino ed opere di consolidamento dei fabbricati privati e costruzione case di civile abitazione; 4) Opere di consolidamento e riparazione edifici scolastici; 5) Ripristino manufatti al Canale dei Molini; 6) Indennizzi ai privati per danni subiti alle masserizie e altre cose mobili; 7) Sistemare adeguatamente il Ponte del Castello per un maggior deflusso delle acque.
Invita nello stesso tempo le autorità competenti ad intervenire concretamente, superando vecchi conflitti di competenze, per attuare un piano generale atto a garantire la sicurezza dell’intera vallata e quindi del territorio comunale; Impegna l’Amministrazione Comunale a fare ogni sforzo onde giungere alla soluzione di tutti i succitati problemi“.
(da un articolo dell’epoca, presumibilmente tratto da Il Resto del Carlino)

Per l’opposizione di un privato
Incompiuti a Castel Bolognese gli argini a difesa dal Senio
Il sindaco denuncia l’allarmante situazione – Chiesti immediati provvedimenti

A Castel Bolognese i lavori per l’attuazione delle misure di sicurezza contro le possibilità di una nuova alluvione sono fermi perché si stanno anteponendo gli interessi di un privato a quelli di un’intera popolazione. Ecco la denuncia fatta dal sindaco di Castel Bolognese, il d.c. Nicodemo Montanari, nel corso di un’affollata assemblea alla cittadinanza.
Me ecco i fatti: Castel Bolognese, seimilacinquecento abitanti, due alluvioni disastrose in sette anni e la possibilità che l’evento possa ripetersi appena piove più che un po’. Il torrente è il Senio, un corso d’acqua che ha fatto tremare spesso le popolazioni rivierasche. L’anno scorso allagò, oltre Castel Bolognese, le campagne di altri due comuni.
Dopo l’alluvione del 1966 i cittadini di Castel Bolognese dicevano che era ora di farla finita con l’andazzo e ottenere, diversamente dal passato, che le richieste fossero tenute in considerazione. Si fecero delegazioni ai vari provveditori dell’ispettorato e ai ministri per ottenere progetti e finanziamenti, e qualcosa si ottenne.
La situazione era ed è tuttora insostenibile. Il fiume è intasato e scende più terra che acqua a causa delle disastrose condizioni della montagna per la mancanza di opere di protezione, e le acque scendono a valle a precipizio, trasportando tutto con esse.
Le richieste dei cittadini sono comunque riuscite a far muovere i due ministeri incaricati, quello dei lavori pubblici per il tratto della valle della vie Emilia, quello dell’agricoltura per il tratto a monte. Attualmente però, nonostante che si sia arrivati in piena stagione di piena, il torrente è pressoché nelle condizioni di un anno fa in quanto i mesi estivi sono passati senza che niente si facesse e solo ora si è nella fase di appalto per il tratto della valle della via Emilia.
A monte qualcosa si era iniziato a fare: rialzo degli argini e progetti per una linea di difesa del centro abitato della campagna circostante, che prevede un argine lungo una via consorziale.
Il progetto è stato approvato da tutti gli organi preposti, senonché ecco il colpo di scena: l’opposizione di un privato (l’ingegner Rossi), proprietario del terreno adiacente la strada consorziale, ferma tutto. E ciò nonostante che per tale tipo di progettazione non sia prevista l’esposizione al pubblico e alcuna possibilità di opposizione formale. Ciononostante tutto è stato fermato da tempo inspiegabilmente e i lavori, pure urgenti e indispensabili per la salvezza del paese e dei suoi abitanti, non possono andare avanti.
Questi i dati sconcertanti della situazione esposta dal sindaco di Castel Bolognese nell’assemblea cittadina, che ha avuto luogo l’altra sera nella sala consiliare del municipio.
Al termine dell’assemblea – nella quale si è denunciato come non si proceda all’attuazione di opere di importanza fondamentale, come, ad esempio, la demolizione del ponte sulla via Emilia (che è talmente basso da ostruire in modo grave il corso del torrente Senio) sostituendolo con uno nuovo – è stato posto in votazione un ordine del giorno, approvato da tutti i presenti“.
[…]
(da L’Unità del 22 novembre 1967)


L’ALLUVIONE DEL 1966 – RICORDI

di Paolo Grandi

4 novembre 1966: dopo pochi giorni avrei compiuto 8 anni e frequentavo la terza elementare.  Da quasi un mese il babbo era a letto per i postumi di una tromboflebite e pioveva già da alcuni giorni.  Il Senio ed il Canale dei Mulini erano sorvegliati speciali da qualche tempo perché le acque si erano ingrossate e gli argini erano a rischio.  In particolare si parlava dell’argine del Boccaccio, di fronte alla casa della famiglia Montanari, debole perché molto sottile per permettere il passaggio della strada.  E fu proprio lì che il Senio ruppe l’argine.  La traccia si vede tuttora nella vecchia casa dei Montanari che rimase sepolta dalla terra e dalle acque gonfie di fango.  Dal Boccaccio al centro di Castel Bolognese l’acqua corse in fretta anche se prima riempì le cosiddette “vasche”.  Si trattava di scavi nel terreno che si trovavano nell’area oggi occupata da case (allora era piena campagna) tra le vie Biancanigo, Grandi, De Gasperi e Marzari con un’altra depressione tra via De Gasperi Luther King e Giovanni XXIII.  Oggi quelle depressioni sono state utilizzate per ricavarvi i garage dei condomini costruiti a fine anni ’70.  Secondo quanto riferitomi da mio padre, si trattava di scavi per togliere la terra necessaria alla fornace.
Su via Biancanigo il Canale dei Mulini correva scoperto ed arginato e quindi anche in quel corso d’acqua si riversò quella del Senio in piena.  Il Canale creò due punti critici: il Mulino Giovannini sulla via Emilia che si trovò invaso dall’acqua ed il Mulino Badiali in Via Santa Croce.  Ricordo che mio fratello aveva un amico che abitava vicino al mulino e faceva la spola in bicicletta tra casa sua e casa nostra riferendo al babbo, finché anche il Mulino di Badiali andò sott’acqua per effetto non solo di quella esondata dal canale, ma anche perché a fianco del Canale dei Mulini, nell’ultimo tratto corre il Rio Via Cupa che, tombinato da San Sebastiano fino al Canale dei Mulini, aveva raccolto parte dell’acqua del Senio che aveva invaso il Borgo.
Finché l’acqua del Senio arrivò anche in Viale Cairoli.  Ricordo che il viale, in discesa dal centro verso la Stazione, si trasformò in un fiume; l’acqua non era molto alta, al massimo dieci, venti centimetri, ma la pendenza gli aveva dato una certa velocità.  Casa nostra non fu invasa e l’acqua si limitò a raggiungere la recinzione, ma poiché la stazione ferroviaria è più alta del viale Cairoli di almeno un metro, l’ondata piegò su via Santa Croce ed anche quest’acqua andò a riversarsi nella depressione del Mulino di Badiali.
Intanto anche la RAI era giunta a Castel Bolognese per realizzare un servizio ed al telegiornale delle 20 sul “canale Nazionale” (cioè il primo canale) fecero vedere Piazza Bernardi invasa dalle acque del Senio ed una persona di mia conoscenza camminava in mezzo a quell’acqua limacciosa! Era mia zia Virginia, forse diretta in Farmacia.
I danni furono notevoli, si allagò la chiesa di San Petronio, il Comune, il Monastero delle Domenicane, l’Ospedale, le Scuole Elementari.  Nelle elementari Bassi (le Ginnasi non esistevano) viveva, al piano seminterrato, il bidello e custode Mazzolani che ebbe la casa completamente allagata.  Le Scuole Medie invece erano ai piani superiori della Casa del Fascio o Palazzo Pretorio, dove oggi c’è la Banca UNICREDIT e quindi si salvarono, ma non così fu per le attività poste al piano terra.  Anche l’Ufficio Postale, che era in Via Garavini dove oggi c’è l’agenzia UNIPOL, andò a mollo.  Non furono allagate la chiesa di San Francesco, l’Orfanotrofio Ginnasi salvo un po’ d’acqua nelle cantine, e la caserma dei Carabinieri posta a metà di Viale Cairoli.
In seguito all’alluvione si seccò il pozzo della cosiddetta “Piazzetta del Pozzo” dietro San Petronio e la bella maschera con testa leonina posta nel muro della chiesa smise da allora di dare acqua.
Un altro segno visibile dell’alluvione fu quello dei proprietari di case nel centro che cinsero di muri alti ameno un metro le grate delle cantine per evitare ulteriori allagamenti.  I portici di Castello sembravano trasformati in bunker; alcuni addirittura fecero muri simili anche davanti alle porte con la conseguenza di doverli scavalcare per entrare in casa!  D’altra parte quella del 1966 era la seconda alluvione nel giro di appena sei o sette anni e i Castellani temevano altre inondazioni.  Poi col passare degli anni i muri piano piano sparirono ed i portici ritornarono alla loro normalità.  Non sparì invece il muretto che il proprietario del Palazzo Barbieri-Cani di Via Garavini aveva alzato davanti al portone di Via Garavini, tradizionalmente sempre chiuso e che è sopravvissuto fino al restauro del palazzo!
Altro segno tuttora visibile dell’alluvione è il grande argine realizzato con gabbie di sassi e cemento nel punto in cui vi fu la rotta in Via Boccaccio.



Si ringrazia Marco Sangiorgi per la cortese collaborazione

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