Per chi suona la campana

Le campane, nell’Ottocento, scandivano nelle stazioni i momenti più importanti della giornata. L’ultimo esemplare, alto trenta centimetri e decorato con quattro immagini a rilievo, è conservato nel museo di Castelbolognese

La campana di stazione di Castel Bolognese nell'Antiquarium comunale (oggi Museo civico)

La campana di stazione di Castel Bolognese nell’Antiquarium comunale (oggi Museo civico).
Disponendone una conservazione in sicurezza, Antonio Corbara nel 1978 la definiva “Cimelio di alta rarità, degno di Museo, anche per la estrema finezza della fusione e la bellezza dei rilievi”.

Una campana di stazione, chi l’avrebbe detto. Credevamo fossero sparite tutte. Chissà se ce ne sono altre in giro. Questo bell’esemplare, sopravvissuto all’oblio, è conservato a Castelbolognese nel museo cittadino. […]
Naturalmente proviene dalla stazione di questa città e pertanto risale quasi sicuramente al 1861, anno di apertura della Bologna-Forlì (o Bologna-Rimini). Dopo essere stata tolta d’opera fu conservata nell’archivio comunale […] e successivamente esposta al pubblico.
Alta circa 30 cm, è decorata con quattro immagini a rilievo: una locomotiva, un angelo in procinto di fissare, con un martello, un cerchio ad una botte, un putto ed una donna intenta a suonare uno strumento a corda.
Nell’Ottocento tutte le stazioni avevano la loro brava campana, come le chiese, e come nelle chiese la campana scandiva i momenti più importanti della giornata con un rituale più legato alla liturgia che ad esigenze tecniche.
Esagerazioni? Intanto i “signori viaggiatori” se ne stavano fuori della stazione, o al massimo nell’atrio, in attesa della chiamata, come veri e propri profani (“chi deve stare davanti al tempio”).
“Venti minuti prima della partenza del convoglio si darà il primo suono di campana, si aprirà lo sportello di distribuzione dei biglietti pei viaggiatori… Le sale d’aspetto s’apriranno pure al primo suono di campana della stazione. All’entrata di ogni sala vi sarà una guarda-sale incaricato d’introdurvi i viaggiatori, e di verificare e segnare i loro biglietti colle mollette di controllo. Nessuno può entrare nelle sale d’aspetto se non è munito…” recitava il Regolamento pel servizio di stazione del 1863 e la cosa non finiva lì. Anche il passaggio dalle sale di attesa alle vetture era soggetto ad una complessa liturgia.
“Il capo-stazione, in piccola tenuta di servizio onde essere facilmente riconosciuto dai viaggiatori (in alta uniforme poteva essere scambiato per un generale d’armata, ndr), darà il segnale per l’apertura delle due prime classi, e, quindi di quella di terza quando i viaggiatori di prima e seconda classe siano saliti in vettura. … All’aprirsi delle sale i guarda-freni aprono gli sportelli delle vetture di quella classe per cui venne schiusa la sala d’aspetto. Esso, dopo aver riconosciuta la destinazione del viaggiatori, e la classe indicata dal loro biglietto, dovranno colla massima urbanità invitarli a salire nel convoglio e distribuirli per modo che si occupi una vettura prima di lasciarli entrare in altra vettura ancora vuota.
“Due minuti avanti l’ora di partenza di un Convoglio con viaggiatori, il capo-stazione, mediante un fischio breve, dà l’ordine di suonare due tocchi della campana di Stazione, per avvertire i viaggiatori, che si avvicina l’ora della partenza e che per ciò debbono subito prender posto nelle carrozze.
“Dove la fermata non è maggiore di due minuti, i due tocchi di campana sono dati all’entrare del Convoglio nella Stazione”. Così prescriveva il Regolamento sui segnali della Rete Adriatica (1886) ma la stessa norma è riportata anche nel primo Regolamento dei segnali delle Ferrovie dello Stato (1905). Riteniamo quindi che le campane di stazione abbiano emesso i loro rintocchi fino al primo importante riordino di tutte le normative che avvenne attorno al 1925.
Anche se furono le più pittoresche fra quelle usate in ferrovia non furono certo le uniche.
Come le stazioni, anche le locomotive avevano una loro campana. In Inghilterra, fino al 1835, anno di costruzione del primo fischio azionato dal vapore della caldaia, la campana fu l’unico dispositivo di segnalamento. Poi venne abbandonata come segnale principale.
Gli americani invece la utilizzarono per l’ingresso in stazione e l’attraversamento dei centri abitati per non disturbare gli animali, i cavalli in particolare, ed evitare di farli imbizzarrire, ma anche per allontanare gli animali dai binari. Le leggi americane, contrariamente a quelle europee, ritenevano le ferrovie responsabili del danni causati agli animali.
In Italia venne adottato, ma non per tutti i treni, il cosiddetto “Segnale a corda sui Convogli”. Si trattava di una campana collocata sulla locomotiva ed azionata dal capotreno per mezzo di una fune che finiva nel bagagliaio. Serviva ad attirare l’attenzione del macchinista o, se necessario, ad ordinare la fermata immediata.
E poi c’era il segnalamento a campana creato nel 1876 dall’ing. Leopolder, funzionario delle ferrovie austriache, e diffuso poi in Europa col nome di “campane tedesche”.
Si trattava di un sistema che permetteva alle stazioni di comunicare semplici messaggi convenzionali ai caselli che, naturalmente, non erano muniti di telegrafo né tantomeno di telefono. Ogni circuito collegava tutti i posti intermedi fra stazione e stazione.
Ad ogni impulso elettrico inviato nel circuito corrispondeva un tocco di campana in tutti i posti collegati fino alla stazione limitrofa. In genere solo le stazioni inviavano messaggi, per lo più avvisi di partenza. I punti intermedi potevano trasmettere solo in caso di richiesta di locomotiva di soccorso o di interruzioni di linea. Un segnale drammatico, consistente in una serie di otto tocchi ripetuti più volte, era quello che ordinava la fermata di tutti i treni in marcia, od anche, nelle linee di montagna, quello di “fuga carri” (in Francia Si chiamava col termine suggestivo di “wagons en dérive”).
Allora i carri erano molto meno pesanti di oggi e la forza del vento, unita alla pendenza, poteva gettarli sul binario di corsa e farli rotolare a valle. Era allora uno scampanio frenetico, che il vento moltiplicava, per avvisare gli addetti alla manutenzione e i casellanti dei passaggi a livello.
C’è una seconda “campana Leopolder” ed è ancora in uso. Si tratta della campanella di stazione il cui suono ricorda che il segnale di protezione è disposto a via libera.
Per la verità nelle piccole stazioni le campane sono due, con due suoni distinti: uno per lato. In questo modo il personale può distinguere quale sia il segnale aperto e da quale direzione il treno stia arrivando.
E’ la stessa campanella che chi scrive udiva, ragazzo, in una piccola stazione di campagna, mentre il fumo della vaporiera si alzava all’orizzonte. Allora significava che le vacanze erano finite.
Dopo tanti anni sorprende risentirla mentre annuncia l’Eurostar nella grande stazione dotata dei più moderni sistemi di controllo, piccolo gradevole tintinnare nel fragore degli annunci e del passaggio dei treni. Ascoltatela con attenzione come suona bene, fin che potete. Temiamo si tratti di una campanella in via di estinzione per la quale non ci può essere la tutela di nessun WWF.

Renzo Pocaterra

L’interno della stazione ferroviaria di Castel Bolognese a inizio ‘900. Con la freccia rossa è indicata la campana

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Ingrandimento della fotografia precedente con il particolare della campana

Una delle decorazioni della campana

Una delle decorazioni della campana

Testo tratto da: LD Linea Diretta, n. 5, maggio 1998

Immagini a cura di Andrea Soglia. Si ringrazia Valentino Donati

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