Ribelle Cavallazzi (1885-1919)

https://www.castelbolognese.org/wp-content/uploads/2013/09/ribellecavallazzi.jpg (65090 byte)Nasce a Castel Bolognese (RA) il 25 aprile 1885 da Raffaele e Maria Contoli, falegname, poi tipografo. Cresciuto in una famiglia di anarchici (il padre Raffaele, considerato nelle fonti di polizia “capo degli anarchici” di Castel Bolognese, il fratello maggiore Arnaldo), fa propri gli ideali libertari fin dalla più giovane età. A differenza del padre e del fratello si manterrà però sempre in una posizione eccentrica e marginale nei confronti del movimento locale organizzato. Frequenta solo le prime classi elementari ma grazie alla naturale intelligenza e alla passione per la lettura di libri acquisisce una discreta cultura di autodidatta. Dotato di una spiccata vena creativa artistica compone poesie (predilige in particolare le terzine dantesche), alcune delle quali stampate su periodici e numeri unici locali dell’epoca. Frequenta soprattutto anarchici e socialisti suoi coetanei, e prende parte alle diverse iniziative organizzate dagli anarchici castellani in epoca giolittiana. La sera del 22 ottobre 1905 viene arrestato insieme ad altri per le proteste seguite all’intimazione, da parte del delegato di PS di Castel Bolognese, di scioglimento di una pubblica riunione in cui è oratore il repubblicano Pirro Gualtieri di Cesena. Il giorno dopo, mentre gli arrestati vengono tradotti alle carceri di Faenza, il padre Raffaele e il fratello Arnaldo, insieme ad Armando Borghi e allo stesso oratore Gualtieri, riescono clamorosamente a fuggire. Nel successivo processo il Tribunale di Ravenna il 23 novembre, pur comminando diverse condanne ad altri imputati, assolve Ribelle per non provata reità. Il 14 luglio 1908 viene arrestato per oltraggio all’Arma dei Carabinieri, e successivamente condannato a 15 giorni di reclusione dalla Pretura di Faenza. Nel 1911 assume in proprio l’esercizio della “Tipografia Cavallazzi” già appartenente al padre, e nella quale lavora già da qualche anno. Collaborano con lui, dedicandosi soprattutto alla composizione dei testi, le sorelle Fortunata e Giannina (nell’ottobre del 1944, rimaste titolari della Tipografia, le sorelle saranno arrestate da militi delle Brigate Nere e costrette ad assistere a torture a morte di antifascisti; Fortunata si suiciderà per questo). Nello stesso anno entra a fare parte della redazione del periodico democratico “Il Senio” (luglio 1911 – settembre 1912), stampato nella sua Tipografia. Si tratta di una interessante esperienza di giornalismo locale laico e di sinistra ma esterno ai partiti, che ha tra i suoi principali redattori l’anarchico Oreste Zanelli, il socialista Mario Santandrea e il repubblicano Francesco Serantini. Dopo lo scoppio della prima guerra mondiale C. diventa interventista e fa domanda per essere arruolato come volontario, ma viene riformato. Dichiarato abile in una successiva visita di revisione, viene arruolato in Fanteria e assegnato prima all’80° rgt di stanza a Verona, poi al 56° rgt a Belluno. Fatto prigioniero dagli Austriaci nel giugno del 1917, viene internato nel campo di concentramento di Mauthausen, dove le privazioni e la prolungata sottoalimentazione minano gravemente il suo fisico. Durante la prigionia scrive, dal 13 al 26 settembre 1918, un componimento di 60 quartine dal titolo “Ritorno”, in cui sono ritratti con animo di poeta i tipi e le figure del suo tempo nel paese natio (verrà poi pubblicato nel n.u. “La Castelleide” del 10 mar. 1919). Rilasciato dopo la fine della guerra, deve riprendere immediatamente il servizio militare, senza che gli venga consentito il ritorno a casa.. Dopo una breve licenza viene arrestato per non essersi presentato al Comando di Deposito. Avviato a Venezia al suo Reggimento, si assenta abusivamente e il 23 gennaio 1919 rientra a Castel Bolognese, secondo le fonti di polizia manifestando “segni di alienazione mentale e di mania di persecuzione”. Viene ricoverato nell’Ospedale militare di riserva di Faenza, e ottiene una licenza di convalescenza di 3 mesi da fruire a casa. Muore suicida a Castel Bolognese il 28 aprile 1919.

FONTI: ACS, CPC, ad nomen; Archivio privato Scilla Cavallazzi Liverani; BLAB, Fondo Anarchici Castellani; N. Garavini, Testimonianze, dattil. inedito; Intervista a Mario Santandrea, rilasciata a R.Suzzi il 12 dicembre 1983; Intervista a Scilla Cavallazzi Liverani, rilasciata a G. Landi e F. Zama il 21 luglio 1986; BCDP-CB, Sezione Locale, Miscellanea.

BIBLIOGRAFIA: F. Serantini, La cavalla galeotta, “Il Resto del Carlino”, 19 settembre 1957; P. Costa, Un paese di Romagna. Castelbolognese fra due battaglie (1797-1945), Imola, Galeati, 1971; O. Diversi, Il territorio di Castelbolognese, Imola, Galeati, 1972; M. Santandrea, Carta stampata, in Studi e memorie su Castelbolognese, Imola, Galeati, 1973; P. Costa, Comune e popolo a Castelbolognese (1859-1922), Imola, Galeati, 1980; Castelbolognese nelle immagini del passato, Imola, Galeati, 1983; Il movimento anarchico a Castelbolognese (1870-1945), Castel Bolognese, Grafica Artigiana, 1984; G. Landi, Una famiglia di anarchici castellani:i Cavallazzi, in Aspetti della società tra Ottocento e Novecento, Castel Bolognese, Grafica Artigiana, 1987.

Gianpiero Landi

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