La tomba “salvata” del soldato Santandrea

di Andrea Soglia

Proprio di fronte alla tomba del compianto Stefano Borghesi, una lapide, parzialmente leggibile, ci tramanda la storia del finanziere Giuseppe Santandrea (1890-1917), nato a Faenza da Giovanni e da Caterina Montuschi, ma per molti anni residente a Castel Bolognese:

“Nella pace di questo avello
la madre e i fratelli composero la salma
del soldato di Finanza
Giuseppe Santandrea
travolto miseramente
dalle acque del Canale Baiona di Ravenna
il 5 novembre 1917
dopo aver sfidato per lunghi mesi
i pericoli della dura trincea

e qui accanto vollero pure scolpite
il nome e le sembianze
del fratello Enrico mitragliere
disperso in combattimento
per associarli
nella preghiera e nel ricordo perenne”

Il ricordo perenne, in realtà, è stato per moltissimi anni sotto la spada di Damocle di un’impietosa eliminazione, come già segnalava il prof. Borghesi in un suo articolo del 2000, dove scriveva che sulla tomba “piuttosto consunta, oggi svolazza il famigerato cartello comunale che ne preavvisa l’eliminazione“.

Fortunatamente ciò non è avvenuto e il “famigerato cartello” è deperito assieme alla tomba, rimasta in un deplorevole stato fino all’autunno del 2021, quando finalmente hanno trovato un accoglimento i decennali e ripetuti appelli lanciati fin dal 2009 su questa pagina e anche sul periodico Sette Sere. La storia del lungo degrado e della dignitosa riqualificazione (con la nuova copertura in marmo del pozzetto della tomba e un parziale intervento sull’iscrizione) è documentata dalle fotografie (scattate nel 2004, 2015, 2019 e nel 2021) sotto riportate.
Il povero soldato Santandrea, come ci ricorda la lapide, dopo aver sfidato la morte nei lunghi mesi di trincea, perdeva la vita in un banale incidente avvenuto il 5 novembre 1917. La cronaca della disgrazia, costata la vita anche ad altri due soldati, veniva pubblicata sulla prima pagina de Il Resto del Carlino del 7 novembre 1917 (con un piccolo refuso sulla città di residenza di Santandrea, attribuita per errore ad altra persona, ndr):

Il Resto del Carlino, 7 novembre 1917

Mortale disgrazia a Porto Corsini
Tre soldati annegati

Ravenna, 6, sera

Lunedì mattina verso le ore 7 avveniva a Porto Corsini una raccrapicciante disgrazia nella quale trovavano la morte i tre soldati Arena Pietro, appuntato, la guardia di Finanza Santandrea Giuseppe, e il soldato di M. T. Masutti Giuseppe di Castelbolognese, aggregato al … fanteria.
In quell’ora, come al solito, otto soldati tra i quali i sunnominati saliti su di una barca condotta dal marinaio Montanari mossero dalla riva per recarsi nella pineta di Classe per tagliare della legna.
All’imboccatura del canale Baiona la barca un po’ per la fortissima corrente un po’ per gli incomposti movimenti prodotti dal muoversi degli uomini, cominciò a prendere acqua.
Il Montanari, conscio del pericolo gridò ai compagni di non muoversi e con sforzi disperati tentò di rompere la corrente per fare gettare la barca sulla riva.
Ma la manovra non gli riuscì, i sette suoi compagni prima che la barca affondasse dovettero gettarsi in acqua.
Il Montanari frattanto, riuscito a salire su un’altra barchetta corse in aiuto dei compagni e ne salvò quattro. L’Arena, il Santandrea e il Masutti non furono da lui ritrovati.
Il Montanari che aveva visto l’Arena dibattersi nell’acqua, sapendolo buon nuotatore, ritenne sul momento che non soltanto egli si fosse salvato, ma che si fosse adoprato a salvare qualche altro compagno.
Si suppone che l’Arena, quantunque impedito nei suoi movimenti dalla mantellina, ardito e generoso com’era, si sia adoprato per salvare i compagni, ma che questi avvinghiati a lui lo abbiano fatto miseramente annegare.
Il Comando di Porto Corsini appena informato della grave sciagura dispose che i palombari facessero delle ricerche ma tutto fu vano. I tre corpi dei periti non furono rintracciati neppure colle grandi reti a strascico che in tutta la giornata di ieri furono tenute in azione.”

L’acqua della Baiona restituì i cadaveri dei tre militari soltanto il 26 novembre 1917. Il giorno successivo, come ci racconta un articolo scritto recentemente da Enrico Baldini per Il Romagnolo, si procedette alla sepoltura. Giuseppe Masutti (nato a Caneva (PN) nel 1875) fu sepolto nel campo militare del cimitero di Ravenna e attualmente il suo nome compare sulle lapidi del nuovo Ossario. Il finanziere Pietro Arena (nato a Messina nel 1879) fu tumulato nella tomba della famiglia Maestrani-Pilotti, ancora oggi esistente. La salma di Giuseppe Santandrea venne provvisoriamente sepolta nella stessa tomba, in attesa del trasferimento nella vicina Castel Bolognese.
Il Circolo di Finanza di Ravenna realizzò poi nella tomba Maestrani un cippo in memoria dei suoi caduti: Arena, Santandrea ed un terzo, il cui nome è oramai illeggibile.

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Cimitero di Ravenna, tomba Maestrani-Pilotti. Particolare del cippo realizzato dal Circolo di Finanza di Ravenna in memoria dei suoi caduti. Al centro la fotografia di Pietro Arena, a destra quella di Giuseppe Santandrea (foto a cura di Enrico Baldini)

A fine ottobre del 1922, come si deduce dai registri del nostro cimitero, la salma di Santandrea fu traslata a Castel Bolognese.

La lapide al cimitero di Castel Bolognese, oltre a tramandarci le storie di Giuseppe Santandrea e del fratello Enrico (i cui nomi compaiono contemporaneamente nell’elenco dei caduti nella Grande Guerra di Castel Bolognese e di Faenza), non ricorda indirettamente anche l’appuntato Pietro Arena, morto nel tentativo di salvare il povero Santandrea?

Con la riqualificazione del 2021 possiamo finalmente dire che la tomba è salva, e che viene pienamente rispettata la Legge 7 marzo 2001, n. 78 “Tutela del patrimonio storico della Prima guerra mondiale”, che al punto 2 dell’articolo 1 cita anche “cippi, monumenti, stemmi, graffiti, lapidi, iscrizioni e tabernacoli“. La lapide non è posta in una zona dove all’epoca avvennero combattimenti, ma ricorda un episodio molto particolare avvenuto a Porto Corsini, che all’epoca era a tutti gli effetti zona di guerra e a forte rischio di bombardamento nemico, ed ha quindi tutte le carte in regola per rientrare nel patrimonio storico della Prima guerra mondiale.

A conferma del valore storico di quella lapide era arrivato anche quanto avvenuto il 24 maggio 2015, centenario dell’inizio della Grande Guerra, quando, a Marina di Ravenna, è stata scoperta una lapide a memoria degli 11 soldati morti fra il 1915 e il 1918 in quella località, e nell’elenco dei nomi è stato incluso anche quello di Giuseppe Santandrea. L’iniziativa è stata curata dalla Pro Loco di Marina di Ravenna e promossa da Pericle Stoppa, presidente della Capit ravennate, che era presente alla cerimonia di inaugurazione assieme a varie autorità, fra cui il vicesindaco di Ravenna, Giannantonio Mingozzi.

Anche altre tombe, seppur abbandonate, meritano di essere restaurate e valorizzate. E rallegrandoci per l’esito positivo dell’annosa vicenda della tomba Santandrea, ci permettiamo di concludere con quanto scriveva Stefano Borghesi nel 2000 e il suo appello: “a non smantellare indiscriminatamente le sepolture anche se in stato di abbandono. L’istituzione deve provvedere non all’eliminazione ma alla tutela, colta e reverente, che preservi il patrimonio funerario, il suo carico di significati e restituisca i segni disfatti di una storia che appartiene a tutti“.

Andrea Soglia

Pagina pubblicata nel dicembre 2009 e aggiornata l’1 novembre 2019 e il 24 ottobre 2021. Si ringrazia Enrico Baldini di Ravenna per la gentile collaborazione.

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La lapide inaugurata il 24 maggio 2015 a Marina di Ravenna. E’ stata murata all’esterno della sede della Lega Navale, prospiciente il porto-canale. (foto a cura di Enrico Baldini)

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Marina di Ravenna, 24 maggio 2015. Un momento della cerimonia di inaugurazione (foto a cura di Enrico Baldini)

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, La tomba abbandonata del soldato Santandrea, in https://www.castelbolognese.org

Bibliografia:
Enrico Baldini, Grande Guerra, tre militari annegati nella Baiona, in Il Romagnolo, n. 158, novembre 2015

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