Benedizione della campana grossa della Torre

La torre […] ebbe una nuova campana grossa a partire dal 1718. Di questa sostituzione si parlava già da anni (1), come appare dalla scrittura privata inserita nei registri consiliari, contenente le clausole del contratto stipulato il 27 novembre 1717 con Gasparo Landi da Imola, abitante in Cesena.
La vecchia campana grossa, tirata giù dalla torre il 1° dicembre di quell’anno, fu spezzata e depositata presso la segreteria della Comunità. Il suo peso, costituito da 2663 libbre, fu rispettato anche per la nuova. I lavori di fusione iniziarono il 14 maggio 1718 nel macello pubblico. In quella occasione ogni fase fu costantemente accompagnata da un rituale religioso culminante con la solenne cerimonia della benedizione, avvenuta il 29 maggio alla presenza di eminenti personalità ecclesiastiche.

Il giorno stabilito la Magistratura fece esporre il santissimo nella chiesa parrocchiale di S. Petronio, pregando l’arciprete Sebastiano Caglia di recarsi a benedire la “fornacella”, cosa che avvenne sulle ore 16 (2). Fu subito appiccato il fuoco, che bruciò ininterrottamente fino alle ore 23 circa.(3) Nel frattempo i molti sacerdoti presenti intonarono vari inni, il “Veni Sancte Spiritus” e le “Laude” della Vergine. Giunti alla lauda Santa Maria “fu dall’orefice aperto con una longa stanga aperto il condotto corrispondente alla fornacella, et alla stampa della campana per la quale passava il metallo disfatto, e lasciandolo andare nella detta stampa, fu in poco tempo, che si direbbe due Credo, colato il metallo necessario per detta campana e ne restò nel canaletto di sopra più libre ducento dicianove ad uso dell’artefice”.

Nei giorni successivi si procedette alla rifinitura e alla pesatura, per la quale venne chiamato lo “stadiere Sante Alberto Filippi, figlio di Gioseppe Maria”, della parrocchia di S. Giacomo di Lugo”.
Il 22 maggio la campana, posta sopra una “treza”, venne trainata nella chiesa del Pio Suffragio da quattro buoi. Essa recava la seguente scritta:

“REFUSA FUIT ANNO DOMINI OCTAVO PONTIFICATUS CLEMENT. XI. PER ILL. IO. CONTOLI CONSUL. ET. ILL. ALEXAND. GOTTARELLI. ILL. FRANC. GUERINI J. V. D. ET JACOBUS TAXINARI ASSUMPTI DEP. AB. ILL. COM. C. BONON. ANNO DOMINI MDCCXVIII. GASPAR DE LANDIS COESENAE FUNDEBAT”

con i tre stemmi del Pontefice, del Senato bolognese e della Comunità castellana.

Alla cerimonia della benedizione, avvenuta il 29 maggio, presiedette il card. Ulisse Gozzadini, vescovo d’Imola, giunto in paese alle ore 22. Smontato di carrozza davanti alla casa di Alessandro Gottarelli ed indossata la “cappa magna di rosso”, fu ricevuto dai signori del Pubblico, preceduti da due donzelli e dal segretario. Poi, coi gentiluomini del suo seguito e con alcuni sacerdoti del paese in abito lungo senza cotta, si diresse verso la chiesa, ornata per l’occasione di damaschi. “… fatta la genuflessione avanti l’altare maggiore, si pose a sedere sopra la sedia sopra il trono, e i signori del Pubblico sopra il banco loro, e si fece vestire pontificalmente dal clero di questo castello con l’assistenza dell’arciprete Caglia, dell’abbate Fiorini, che era al servizio di Sua Eminenza e benedisse e cresimò la detta campana secondo il rito”, imprimendole i nomi di due dei quattro Patroni del paese e cioè Maria e Pudenziana. Seguì uno sparo di mortaretti, che si ripetè poi sia alla conclusione della cerimonia, sia alla partenza del card. Gozzadini, avvenuta dopo il trattenimento in casa Gottarelli, ulteriormente onorata dalla presenza del card. Piazza, vescovo di Faenza, di ritorno dalla Legazione di Ferrara.(4)

Il 31 maggio si procedette alla collocazione della campana sulla torre (5), che in quell’occasione subì una modifica : furono abbassati i finestroni sia per motivi acustici, sia per facilitare la vista della campana stessa e venne poi fatto il coperto. Per l’opera il Landi ebbe 95 scudi e 50 lire come ricompensa.

(1) Il 5 agosto 1708 la Magistratura ebbe i primi contatti con Gasparo Landi e il 29 ottobre scriveva al Reggimento di Bologna per ottenere il suo beneplacito.
(2) Corrispondenti alle 10 del mattino
(3) Alla campana vecchia della torre il Landi ne aggiunse altre due rotte, e un pezzo di metallo per complessive 400 libbre circa.
(4) Alle ore 24 circa “con torce accese, e candelieri d’argento furono serviti di rinfresco con acque ghiacciate e sorbetti, come anco tutti della loro corte, et a chi era di seguito a detti cardinali, quali poi usciti da detta casa, facendo altri complimenti, si licenziarono d’assieme, e montati nelle loro carrozze, si licenziarono, uno andò verso Faenza, e l’altro verso Imola”.
(5) Il giorno dopo fu fissato anche il battaglio del peso di 70 libbre, ribattuto a Faenza. Per il considerevole peso, la campana fu issata “con canepi e taglie a forma di girelle da quantità d’huomini, e da un paro di bestie bovine”.

Tratto da: La partecipazione del Consiglio Comunale alla vita religiosa di Castelbolognese (1469-1796) / Tesi di Laurea di Maria Merenda. Bologna: Anno Accademico 1973-74. (In testa al frontespizio: Università degli Studi di Bologna, Facoltà di Magistero, Corso di Laurea in Materie Letterarie.

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