Addio Mario Magrini: l’ultimo protagonista dell’ospedale sotto le bombe

di Paolo Grandi

Il 18 settembre 2025, all’età di 95 anni, ci ha lasciato Mario Magrini dopo una vita dedicata al lavoro, alla famiglia e al volontariato.  Nato a Castel Bolognese, affezionato alla sua città, qui ha passato tutta la vita.  Avvicinandosi il fronte, giovanissimo, aveva infatti 14 anni compiuti, ha sentito il dovere di rendersi disponibile verso gli altri affiancando nel suo Ministero il Cappellano dell’Ospedale don Paolo Panzavolta ma anche collaborando con i volontari che hanno permesso la sopravvivenza del nostro glorioso Ospedale nelle cantine e sotto i bombardamenti di quel lungo inverno 1944-45; e di quei mesi terribili non ha mai cessato di parlare, come ha fatto anche quest’anno in occasione dell’80mo della Liberazione, seppur con grande e ben giustificata emozione, specie nella giornata in cui le cantine dell’Ospedale si sono aperte alle visite.  Di lui Dina Tampieri, sfollata con le Orfanelle dell’Orfanotrofio Ginnasi nelle cantine dell’Ospedale ricorda un particolare: “Alla sera il nostro orologio era Magrini: quando la Superiora vedeva uscire dall’Ospedale Magrini con in testa un materasso o un cuscino, forse per proteggersi dalle eventuali schegge e sentirsi più sicuro ci diceva: “Bambine è ormai ora di finire il nostro lavoro” (1).  Mio padre Tristano, di cui è rimasto amico per la vita, lo ricordava sempre indaffarato tra le cantine dei degenti e quella dove erano ricoverati i Cronici.  Mario poi fu testimone di un episodio occorso nei locali superiori dell’Ospedale nel quale rischiò la vita.

Nel dopoguerra, già orfano di padre, conseguito il diploma di Perito Agrario all’Istituto Santa Caterina, fu assunto presso il magazzino ortofrutticolo di via Santa Croce, prima di proprietà dei Fratelli Scardovi, poi gestito dalla S.I.G.L.A., per infine passare presso la Cooperativa P.A.F. quando questa lo rilevò.  Mi ricordo il suo Ufficio di via Santa Croce, con l’ingresso in un corridoio che si apriva sotto l’ampia tettoia, ove ogni tanto capitavo assieme al figlio Giuseppe per fargli un saluto.  Gli ultimi anni di lavoro furono per lui a Faenza, avendo a P.A.F. accorpato là l’amministrazione del polo frutticolo di Castel Bolognese.
Nel silenzio della sua casa, Mario ha per lunghi anni assistito la moglie Maria Vignoli nella malattia; dalla loro unione è nato il figlio Giuseppe.
Cattolico praticante, è stato impegnato per lunghi anni in Parrocchia ove teneva con assoluto zelo la contabilità e redigeva i bilanci; lo ricordiamo in ogni processione incaricato di raccogliere le buste delle offerte dei “banchetti” delle famiglie.  Anche nella Confraternita di Misericordia, fin dalla sua rifondazione, contribuì alla cura della contabilità.  Ed a fianco di tutti questi impegni non mancò anche quello politico nella Democrazia Cristiana.
Castel Bolognese è grata a questo suo figlio che con zelo e dedizione ha servito la sua città fino agli ultimi mesi di vita, ed il Cielo per questo saprà ben ricompensarlo.

(1) Carlo Bruni (a cura di), Le Orfanelle delle OO.PP. di Castel Bolognese durante la guerra, in: https://www.castelbolognese.org

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