Alberto Cervelli, una vita fra macchine da cucire, radioamatori, camper e volontariato
di Andrea Soglia
Il 25 agosto 2025 è mancato Alberto Cervelli. Io lo conoscevo di vista da sempre e negli ultimi anni, complice anche l’amicizia su Facebook, avevo parlato con lui diverse volte in piazza e anche su Messenger, dove mi aveva raccontato diverse cose della sua vita castellana e delle sue varie appartenenze ad associazioni di volontariato e non. Sono andato a rileggere quello che mi aveva scritto, mi è sembrato molto significativo e mi sembra doveroso metterlo assieme: mi sono reso conto che forse voleva che raccontassi la sua storia.
Alberto era nato a Forlì nel 1938, città dove aveva sposato, nel 1961, Valentina Laghi. Risiedeva a Castel Bolognese dal 1964, quando trovò lavoro nel Calzaturificio Universum in veste di meccanico addetto alle macchine da cucire. Era in grado di aggiustare le macchine da cucire sin da ragazzino, tant’è che, come raccontò al sito Forlitoday, nel 1957 entrò alle dipendenze del Calzaturificio Trento, più noto come la Fabbrica dei Fratelli Battistini: “Sapevo riparare le macchine da cucire, e sapevo che in fabbrica c’era bisogno di un meccanico per le macchine, perché faceva tutto il capo officina. Così con un piccolo stratagemma sono riuscito a farmi conoscere dal capo officina, che si chiamava Arturo”.
Quando venne ad abitare a Castel Bolognese, trovò casa a Biancanigo e Don Rino Cattani lo fece Priore assieme a Serafino Montanari e in questa veste partecipò per due anni al carro di Pentecoste di quella parrocchia: erano i primissimi anni della Sagra che tutti noi oggi conosciamo e amiamo.
Alberto è stato un radioamatore con tanto di patentino. Aveva conosciuto vari cultori castellani del C.B., fra cui Walter Bagnaresi (Ghersi) e Carlo Cortecchia, suo collega all’Universum dove faceva l’elettricista. Altri aneddoti li lasciamo alle sue parole: “Il mio nominativo era Mercurio. In quel periodo c’erano molti “cultori” del C. B. poi io detti l’esame, nel 1990, per il patentino di Radioamatore, acquistai una radio professionale, un’antenna di 14 metri direttiva che Giannino Ravaglia, famoso radioamatore e riparatore di radio e tv, mi montò sul tetto e iniziai a fare collegamenti a lunga distanza (Canada, dopo mezzanotte per non disturbare le tv, visto la potenza (300 watt) che avevo a disposizione). Poi andai a finire nella Protezione civile di Ravenna come operatore radio col tesserino della Prefettura. Poi un fulmine, durante un temporale, mi bruciò il motore dell’antenna e due radio e smisi di trasmettere in lunga distanza. Io porto ancora i segni della scuola da radioamatore. Una sera mi fecero uno scherzo alzando al massimo la portante che appena accesi il cicalino (mi ero assentato per andare in bagno) del tasto morse, il suono mi rovinò l’udito dell’orecchio destro. Ero bravo nell’alfabeto morse, trasmettevo e ricevevo 80 lettere al minuto e rimase sorpreso anche il professore all’esame”.
Quando a Castel Bolognese era attivissima la lotta antigrandine condotta da Giovanni Collina (Vuina) che dal suo podere sparava i razzi antigrandine, Alberto si mise a collaborare con lui e quando c’era un temporale gli andava incontro per vedere se grandinava, in modo di allertare per tempo i lanci dei razzi.
Alberto è rimasto all’Universum fino al 1973 per andare a lavorare a Bologna fino alla pensione nel 1994. Neanche il tempo di rendersene conto che partì subito una nuova avventura: quella di autista alla Misericordia. Gli inizi li aveva raccontati lui stesso a tutti i suoi amici su Facebook: “Una mattina di inizio Novembre del 1994, incontrai un amico, Carlo Zaniboni, che mi chiese cosa facessi in giro per Castello a quell’ora (erano le 9,00). Gli risposi che ero andato in banca e fra una chiacchiera e l’altra gli dissi che ero andato in pensione. “Allora vieni con noi alla Misericordia, abbiamo bisogno di autisti” mi disse Carlo. Sono andato in sede e mi sono iscritto ed ho iniziato il giorno dopo col primo servizio.” E il volontariato come autista è durato fino al 2010 quando, con molto rammarico, lasciò l’incarico a causa della salute declinante.
Nel 1988 Cervelli diventò anche camperista e nel 1994, assieme a Marchi e Ragazzini, fondò gli “Amici camperisti castellani”, associazione che guidò fino al 2011.
E proprio durante uno dei suoi tanti giri in camper, una decina di anni fa, si recò a Balsorano, un piccolo comune in provincia de L’Aquila, per un bellissimo gesto che mi aveva raccontato in piazza e di cui aveva parlato anche su Facebook, pubblicando una foto che lo ritraeva da bambino con un grande vaso sullo sfondo. “Quell’anfora che si vede alle mie spalle – scriveva Alberto commentando la fotografia – era stata regalata a mia madre l’anno prima della mia nascita; l’abbiamo tenuta noi fino a qualche anno fa; poi l’abbiamo portata alla scuola di ceramica di Faenza e qui abbiamo saputo che era stata fatta da uno studente di Balsorano che aveva frequentato quella scuola nel lontano 1932. Abbiamo fatto delle ricerche e abbiamo appurato che lo studente aveva fatto il soldato ed era deceduto in Kenia; era anche stato decorato con la medaglia al valore. Abbiamo quindi deciso che questa anfora doveva ritornare al paese nativo di questo eroe e così è stato. In una bella cerimonia, alla presenza delle autorità di Balsorano e dei parenti, questa anfora l’abbiamo consegnata ed ora è presente in una bacheca del Comune“.
Del bel gesto fu data notizia sui giornali abruzzesi, con una fotografia che ritraeva Alberto, la sua adorata moglie Valentina (la cui scomparsa l’aveva notevolmente rattristato) e l’allora sindaca Francesca Siciliani. L’artista si chiamava Torquato Baldassarre, era nato nel 1908 ed è sepolto a Nairobi, accanto alla salma del Duca d’Aosta.
Negli ultimi anni Cervelli si era dedicato anche al traforo del legno, facendo tanti bei lavoretti di cui faceva omaggio agli amici e partecipando, per diverse edizioni, alla mostra castellana dei presepi. E non mancavano i restauri di antiche macchine da cucire, il suo primo amore che non aveva mai dimenticato anche dopo il pensionamento.
Nel fare le condoglianze alla figlia Chiara, alleghiamo al ricordo di Alberto alcune immagini che aveva pubblicato sul suo profilo Facebook, aperto a tutti.
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