Notizie inedite sulla costruzione della Rocca

La storiografia “classica” castellana (con i più volte citati Ghirardacci e Giordani al primo posto) ha sempre attribuito il progetto della Rocca di Castel Bolognese ad Antonio di Vincenzo. Nel brano che segue, assai poco conosciuto e tratto da un saggio su Giovanni da Siena scritto nel 1892, lo storico ravennate Corrado Ricci avanza un’altra ipotesi che pare piuttosto fondata, essendo suffragata da diversi documenti risalenti proprio agli anni in cui fu costruita la rocca castellana.

Castel Bolognese sorse poco lontano dalla bastia di San Procolo, sulla via Emilia, verso Bologna. Prima del 1388 ebbe poca importanza; non era anzi un vero e proprio castello murato, ma una semplice bastia con poche case. Sembra che Gaetano Giordani lo ritenesse tutt’uno con la Bastia di San Procolo. Scrive infatti al 1381: “Il popolo di Bologna fece edificare un castello in Romagna appresso il ponte di S. Procolo un miglio, quale fu chiamato Castel Bolognese. Pare dunque che da essa Bastia abbia avuto incominciamento questo castello e, se non nell’anno innanzi detto, per lo meno sei anni dopo fossevi dai Bolognesi edificato”. (1) Ora, invece, è chiaro che la bastia di San Procolo e Castel Bolognese erano due luoghi ben distinti e lontani l’uno dall’altro più di un chilometro; nè si può dire che la costruzione dell’uno determinasse la distruzione dell’altro perchè, mentre si trova che Castel Bolognese fu costrutto fra il 1388 e il 1395, si trova poi che la bastia esisteva ancora nel secolo XVI.

Il Ghirardacci raccoglie una curiosa storiella ch’ei confessa però narrata prima da Leandro Alberti e da Girolamo Borselli. Alcuni ambasciatori bolognesi andavano a Roma per la via Emilia. Passata Imola, in un denso bosco, furono assaliti dai ladri, ” rubati et lasciati in camiscia”. Ripararono così seminudi in una casa da contadini e di là mandarono ai Senato bolognese che li soccorse subito, e mosse aspre rimostranze agli Imolesi ed ai Faentini, i quali dichiararono, gli uni e gli altri, che il territorio dov’era accaduto il misfatto non era loro, e che non lo ritenevano tale e che anzi credevano o desideravano appartenesse a Bologna. Tornati gli oratori in città, consigliarono che si diradassero quei boschi “acciocchè per lo avenire non fossero nido degli assassini, e che purgato quel terreno il Senato dovesse fabbricarvi un forte castello e chiamarlo Castello Bolognese dal nome de’ suoi edificatori”. Continua: “Ottenuto il partito, il Conseglio senza punto tardare mandò circa quattrocento huomini i quali tagliarono il detto bosco e dagl’ingegneri dessignata la pianta del nuovo castello da farsi, i Bolognesi comprarono dagl’Imolesi una via per andare al detto castello, il quale si cominciò a fondare, ecc.”. Quest’ultima notizia corrisponde perfettamente al vero, ma la causa della costruzione o meglio dell’ampliamento di Castel Bolognese non furono gli ambasciatori in camiscia, ma i pericoli persistenti in Romagna.

Matteo Grifoni (che dal 1397 fu podestà d’Imola) dice nel suo Memoriale storico: “Constructa fuerunt infrascripta castra in Comitatu Bononiae per Comune Bononiae, videlicet Castrum Sancti Georgii de Plano, Castrum Liglani et etiam in Comitatu Imolae Castrum Bolognesium et Castrum S. Agathae Comitatus Imolensis”. (2) Bologna allora cercava di afforzarsi d’ogni parte e quindi anche dalla parte di Faenza, non avendo forse troppo viva fiducia nelle manifestazioni d’amicizia fatte da Astorre Manfredi dopo riedificata la bastia di San Procolo.

I documenti che possediamo sulla costruzione della ròcca e delle mura di Castel Bolognese vanno dall’ottobre del 1388 al luglio del 1394 e portano i nomi di tre notevolissimi artisti : Lorenzo da Bagnomarino, Giovanni da Siena e Antonio di Vincenzo. Il Giordani scrive all’anno 1391 che “la ròcca di Castel Bolognese cominciossi a fabbricare con la direzione di maestro Antonio di Vincenzo”. Ma nelle Riformagioni del 1388 (3), sotto la data del 6 ottobre, si legge : “Anciani Comunis Bononie -Mandamus tibi Garzono de Garzonibus generali depositario pecunie et averis nostri Comunis quatenus des et solvas magistro Laurentio de Bagnomarino muratori per nostros precessores in servitium nostri Comunis ad Castrum Bolognexium in comitatu Ymole noviter constructum et ediffichatum destinato pro ingeniando et providendo ac fieri faciendo oportuna circha constructionem et reparationem Castri eiusdem pro quadraginta octo diebus inceptis die XVI augusti proxime elpasi et ut sequitur finitis quibus stetit in dicto servitio ad rationem soldorum vigintiquinque bon. In die, libr. Sexaginta.- Item in alia parte pro expensis bucche eiusdem magistri Laurentii pro toto dicto tempore libras octo bon., iuxta relaptionem nobis factam per deffensores supra averis Comunis Bononie et sic des et solvas eidem in summa libras sexaginta octo bon.”.

Curiosa è anche una distinzione di Gaetano Giordani , il quale troppo spesso interpretava o modificava le notizie a suo talento. Egli dice che del 1394 “fu mandato dal Reggimento di Bologna Antonio di Vincenzo per disegnare fortificazioni nella Rocca di Castel Bolognese; intanto che Giovanni da Siena ingegnere eresse la torre ed attese al rimanente de’ lavori”.  E’ certo all’incontro che dopo Lorenzo da Bagnomarino, e precisamente con l’apparire del 1392, si recò a continuare i lavori di Castello Giovanni da Siena, non soprastando ai lavori della torre soltanto, ma a quelli di tutta la ròcca, pei quali il 16 gennaio di quell’anno gli si fece mandato di lire 500. (4) Nè cessò per molto tempo di dirigere le costruzioni. L’11 aprile gli Anziani gli scrissero : “Carissimo nostro, volemo e sì te comandemo che di dinari che tu ài del nostro Comune tu debij dare e pagare a maestro Dino de Domenegho muratore nostro citadino el quale è tolto a fare el muro de la Rocha de Castelbolognese libre centocinquanta”. (5) Il 10 maggio, Giovanni da Siena riceveva un mandato di 684 lire. (6) Un altro di 359 lire del 7 settembre è intestato: “Magistro Johanni de Senis qui fuit Ingignerius superstes et expeditor super laborerijs Rocce Castri Bolognesii pro expensis per eum factis in dictis laborerijs ultra libras 4743”. L’ ultimo mandato del 1392 reca la data del 7 novembre ed è di lire 400. (7) I lavori della ròcca procedettero nell’anno seguente (come si rileva da mandati del 19 luglio, del 14 agosto e del 16 ottobre) diretti sempre da Giovanni da Siena, il quale nel 3 gennaio del 1394 ritirava, allo stesso scopo, la somma cospicua di quasi 3230 lire bolognesi. (8) L’ultimo documento che fa ricordo dell’artista senese applicato all’opera di Castello risale al 23 giugno 1394 e consiste in un mandato di lire 400 pro reparatione fienda molendino Castri Bolognesii. (9)

Antonio di Vincenzo andò per gli Anziani a Castel Bolognese nel febbraio del 1393, ma evidentemente per una semplice ispezione (10) che dovette rinnovare nell’agosto estendendola a Massa Lombarda e a Cento. (11) Un anno dopo Antonio ritorna a Castel Bolognese, ma non sembra che v’andasse come ingegnere. “Magistro Antonio Vincencii muratore Caputmagistro ut sopra misso ex parte dominorum Antianorum ad Castrum Bolognexium die XXI iulii solvente pro duobus diebus quibus stetit in dicta andata”. Riassumo in poche parole ciò che risulta da tutti questi documenti. Prima del 1388 dove è Castel Bolognese esisteva una piccola bastia, in quell’anno ampliata e fortificata da Lorenzo da Bagnomarino. A lui successe nella direzione dei lavori Giovanni da Siena che, oltre estendere le mura di cinta, edificò la ròcca nei tre anni 1392, 1393 e 1394. Antonio di Vincenzo, contrariamente a quanto ha sostenuto, con altri, il Giordani, non vi lavorò come ingegnere od architetto, ma vi fece semplicemente delle ispezioni.

(1) Cronichetta di Castel Bolognese, Gaetano Giordani (1838)
(2) MURATORI, Rer. Ital. Script., vol. XVIII
(3) Arch. Bol. – Archivio del Comune, serie II, vol. del 1388, n. 40, c. 79r.
(4) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1392, n. 53, c. 15.
(5) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1392, n. 56, alla data.
(6) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1392, n. 53, alla data.
(7) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1392, n. 52, alle date.
(8) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1394, n. 61, c. 7
(9) Arch. bol. – Riformagioni, serie II, vol. del 1394, n. 61, a la data.
(10) A. GATTI, M. Antonio di Vincenzo architetto bolognese nell’Arch. storico dell’Arte, anno IV, pp. 172-179; 194-201. doc. VII:
MCCCLXXXXIII die VI februarii:
“A magistro Antonio Vincentii Caput magistro tocius laborerii supradicti misso die XV mensis presentis Ianuarii ex parte domiorum Antianorum ad Castrum Bolognexem pro negotiis Comunis Bononie pro qua andata habuit a Comuni Bononie libras tres bononenorum de quibus assignauit et dedit laborerio dicte Ecclesie de Volumtate officialium dciti laborerii libram Vnam et solidos decem”.
(11) A: GATTI, Op. cit. doc. XVI
MCCLXXXXIII die XII decembris:
“A Magistro Antonio Vicencii Caput magistro tocius laborerii ut supra dante et soluente pro rata tangente laborerio supradicto pro vndecim diebus Inceptis die XVIIII Augusti proxime preteriti et finitis ut sequitur quibus stetit extra Ciuitatem Bononie in tribus andatis per ipsum factis de mandato dominorum Antianorum ad theras Masse lombardorum Castri bolognexii et Centi pro negotiis Comunis Bononie deductis lagiis per ipsum retentis per depositarium generalem Comunis Bononie de quantitate predicta per ipsum recepta pro suo labore in summa libras quinque et solidos quatuordecim”.

Corrado Ricci

Tratto da: Giovanni da Siena / Corrado Ricci. Roma: Tipografia dell’Unione Cooperativa Editrice, 1892

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