Origine degli antichi molini di Castel Bolognese

Ancora oggi, purtroppo, c’è chi segue pedissequamente Gaetano Giordani (Cronichetta di Castelbolognese, 1837) e Giovanni Bagnaresi (Canale dei Molini di Castelbolognese, 1927) i quali hanno mal interpretato vari documenti del passato, travisando la vera storia degli opifici idraulici in oggetto, la quale è stata invece delineata correttamente dal sottoscritto (1) e da Gian Luigi Gambi (2), a partire dal 1987.

Alla base delle errate interpretazioni vi è innanzitutto l’aver ignorato che nel Medioevo il vocabolo latino molendina, pur essendo plurale, normalmente indica un solo opificio, con riferimento alle due mole o macine costituenti una posta; anche da ciò si evince che il Molino Scodellino, oggi “ritornato in vita”, non è assolutamente databile al XIV secolo ed anzi la sua nascita è da assegnare agli ultimi anni del XV, se non addirittura ai primi del Cinquecento.

Si riportano di seguito le fonti più significative, comprensive di alcune rintracciate di recente.

-Un concordato del 16 agosto 1396, normalmente mal interpretato, considera per Castel Bolognese un solo molino, da poco approntato (che verrà in seguito denominato della Porta del castello) ubicato sulla via Emilia verso Faenza, ed un secondo che doveva erigersi a Solarolo, entrambi a cura del Governo bolognese (3).

-La documentazione nota, in particolare relativa agli anni 1412 (4) e 1442 (5), ma anche al 1454 e 1455 (6), considera per Castel Bolognese un solo molino, come sopra.

-Si tralascia un rogito datato 1437 del notaio Menghino Ramberti perché non rintracciato in originale e noto tramite un regesto non attendibile.

-Il Molino Gualchiera viene allestito nel 1469 o poco prima, essendo in tale anno (7) denominato Nuovo, in contrapposizione al Vecchio, cioè quello della Porta; in seguito verrà appellato anche di mezzo (perché fra il Porta e lo Scodellino), oppure della Croce.

-Nel 1477 è confermata l’esistenza di due molini, uno goduto dai Pepoli e Malvezzi di Bologna (il Porta) e l’altro dalla Comunità (il Gualchiera) (8).

-Nel 1491-92 viene eretto il Molino dei confini (o dei prati) sul confine di Solarolo, ma in detti anni non v’è ancora traccia di quello oggi conosciuto come Scodellino, che sicuramente è presente in data 18 maggio 1506, quando la Comunità affitta i quattro molini del territorio castellano (9), che però in questa occasione non vengono indicati col rispettivo nome, contrariamente al 1514 allorché si nota che lo Scodellino è detto Contessa, con riferimento al relativo fondo rurale (10).

NOTE

(1) L. Donati, Canali e Molini, “Solarolo Oggi” gennaio 1987.
(2) Per G. L. Gambi si rimanda in particolare alla tesi di laurea e all’opuscolo del 2018 intitolato “Il mulino Scodellino sul canale di Castelbolognese, Lugo e Fusignano”.
(3) Archivio di Stato di Bologna, Comune-Governo, Provvigioni in capreto p.41 v.
(4) Notarile d’Imola, Pietro Calegari vol.IlI p.8.
(5) Archivio dell’Assunteria del Canale dei molini di Fusignano (in Arch. storico comunale Castel Bolognese), copia di rogito datato 16 aprile 1442.
(6) Notarile d’Imola, come sopra, pp.57 e 59.
(7) Archivio storico comunale di Castel Bolognese, Campioni, n° 1, primo febbraio 1469.
(8) Archivio di Stato di Bologna, Comune-Governo, Diritti ed oneri del Comune, n° 6, Diversorum I.
(9) Notarile di Castel Bolognese vol. 2 p. 138: si rammenta che il molino Porta era nella “villa” di Biancanigo, gli altri tre in quella di Casalecchio.
(10) Notarile di Castel Bolognese vol. 5, 24 gennaio 1514.

Lucio Donati – 2023

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