La conserva e la cisterna di via Rossi e le ceramiche e terrecotte dell’ex Palazzo Pretorio

di Valentino Donati
Testo tratto da: 2001 Romagna, n. 145

Risalgono all’estate del 1977 i primi importanti ritrovamenti ceramici, risalenti al XV e XVI secolo, nel centro storico di Castel Bolognese (RA). Durante la demolizione totale di un fabbricato, che nel terzo decennio del secolo scorso aveva sostituito il vecchio “Palazzo Pretorio”, la ruspa affondò la sua enorme pala nel perimetro murario, a fianco della via Rossi, aprendo un varco a lato di un vano rettangolare sotterraneo. Fu subito evidente che si trattava di una conserva quattrocentesca (1) con volta a botte piena di detriti (carbone, cenere, ossa ecc.).
Con V. Brunetti ed alcuni altri volontari si intervenne prontamente al recupero di tutto ciò che lo scavo aveva evidenziato. La gioia fu grande quando vennero alla luce i primi frammenti ceramici, ciotole graffite e boccali in “maiolica arcaica”, di cui alcuni con lo stemma della famiglia Manfredi di Faenza.
Al termine dello svuotamento vicino a questo vano ci si accorse dell’esistenza di una cisterna circolare per l’acqua con copertura a volta emisferica ed apertura centrale (da cui si poteva attingere) all’esterno del perimetro murario del fabbricato. Dentro, fra le macerie, furono rinvenuti pochi frammenti ceramici del XVI e XVII secolo. Tali strutture sono state restaurate nel 1980 dal concittadino capomastro Cesare Bellini, che col mio aiuto, creò un’apertura di collegamento fra i due locali, pavimentò la conserva rendendo il tutto visitabile tramite un cancelletto posto nello scantinato dell’attuale edificio; l’Amministrazione comunale provvedeva in seguito alla copertura della cisterna con una botola in ferro posta sulla via Rossi.
Durante lo scavo furono recuperati i frammenti di due olle, una delle quali è stata da noi ricomposta nel 1984 entro il torrione che si trova di fronte all’ospedale. Infine un pozzo con camicia di mattoni profondo m. 5,50 ca. dal piano stradale, da tempo pieno di macerie, restituì alcuni frammenti, una ciotola graffita e, sotto uno strato di cm 30 di terriccio misto a vinaccioli, un boccale in “zaffera a rilievo” con lo stemma dei Manfredi.

(1) La conserva o ghiacciaia, la “mamma del frigo”, sta ad indicare un ambiente sottoterra, o seminterrato, con il soffitto a volta, con un “oculo” centrale, attraverso il quale vi si immagazzinava la neve/ghiaccio durante l’inverno, per conservare, con la tecnica del freddo il cibo deperibile.
(dal sito: https://cuorecollibolognesi.it/it/cosa-fare/punti-di-interesse/conserva-di-calderino/)
Nota a cura di Andrea Soglia

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