L’oratorio Bragaldi

di Andrea Soglia

L'oratorio Bragaldi (70234 byte)
Facciata dell’oratorio Bragaldi (foto Grandi).

L’oratorio Bragaldi venne eretto da Giovanni Damasceno Bragaldi, forbito letterato e uomo politico, in memoria del figlio Vincenzo Vittorio, morto a 17 anni il 27 maggio 1817. Il Bragaldi possedeva una villa in campagna (demolita all’inizio del ‘900), detta Pantalupa, e, proprio nelle sue vicinanze, in un fondo allora chiamato Calamello, fece costruire il tempietto. Attorno ad esso nacque un bellissimo parco dove il politico-letterato si recava spesso a far visita alla tomba del figlio e, come scriveva Giuseppe Ignazio Montanari in un Carme, “a trovar al dolor ristoro” “fra il verde perenne, e l’ombre grate di piante, a cui nuovo è d’Europa il suolo”.
All’esterno l’oratorio si presenta neoclassico, con colonne di ordine corinzio sovrastate da capitelli dorici; l’interno è in stile impero. Fu progettato dall’architetto Filippo Antolini e costruito dai fratelli Gaetano ed Antonio Petroncini di Faenza, noti capimastri nell’arte muraria. Le decorazioni di stucco nell’interno sono dei Ballanti (i Graziani) di Faenza. La facciata, orientata a sud, è formata da un atrio, sorretto da due colonne; sopra la porta si legge: VOTVM · EX · DOLORE. Nell’interno, sopra la stessa porta, è collocato lo stemma Bragaldi con la scritta: PATERNI · MONVMENTVM · AMORIS | AN · M · DCCC · XXI. Il tempietto, dedicato a S. Giuseppe, misura m. 7,50×4, ed egualmente vasto è il sepolcreto, costruito a guisa di cripta; per la sua costruzione si spesero tremila scudi. Fu aperto al culto il 15 novembre 1822, giorno del cinquantanovesimo compleanno di G. D. Bragaldi, il quale scrisse per l’occasione un sonetto che assieme ad altri 23 va a costituire il “Pianto Paterno”, lavoro poetico dedicato alla memoria del figlio Vincenzo Vittorio:

IL TEMPIETTO IN VILLA

Fatal sessanta, che m’attendi al varco,
Cui veglia eterna la crudel vecchiezza,
Guarda pur, i’ son desso: alla ricchezza
Al fasto, ed agli onor non mi sobbarco.

Fui vate, e anch’io d’amor conobbi l’arco,
M’assisi al desco di gioconda ebbrezza;
Ma giunto al tempo, che virtude apprezza,
Per di lei sostenni lo comune incarco.

Odio i vili, e i superbi, e la fortuna,
Che gl’ingozza, e li serba a tristo esempio,
E piango sulla terra, ov’ebbi cuna.

E se manchi chi m’ami, e mi conosca,
Queste piante, quest’aure, e questo Tempio
Lieta faran l’etate mia più fosca.

Le salme di Vincenzo Vittorio Bragaldi e di Anna Rossetti, sua madre, furono levate dal pubblico cimitero il 27 gennaio 1826 e trasportate nella cripta del tempietto col permesso del card. Antonio Rusconi; tre anni dopo vi ebbe sepoltura Giovanni Damasceno Bragaldi, morto il 17 febbraio 1829 a 65 anni.
La figlia Camilla, sposa a Carlo Artusini di Forlì, pose, a ricordo dei suoi cari, “due iscrizioni italiane uscite dall’aurea penna del ch.mo Pietro Giordani”: la prima scritta si trovava nella cripta, mentre la seconda (assieme ad un busto) era dentro al tempio e descriveva la vita e le virtù di G.D. Bragaldi.

1a iscrizione

QUI RIPOSA O MIO CARISSIMO PADRE
COL MIO POVERO FRATELLO VINCENZO
CHE TANTO LACRIMASTI
COSTASSOPRA DARO’ A PIETOSI
L’IMMAGINE DEL TUO VOLTO E IL RITRATTO
DELLA TUA VITA
MDCCCXXVIIII

2a iscrizione

GIAN DAMASCENO BRAGALDI

VISSUTO LXV. A. III. M. II. G. SINO AI XVII FEBBRAJO
MDCCCXXVIIII. PER LA REPUBBLICA CISALPINA SE-
DETTE NEL CONSIGLIO DE’ GIUNIORI.
FU COMMISSARIO A DARE NUOVI ORDINI ALLA
ROMAGNA : ANDO’ A COMIZI DI LIONE : PER LA REP.
ITALIANA VICEPREF. GOVERNO’ IL SANTERNO : PRO-
MOSSE LA BENEFICENZA PUBBLICA, AJUTO’ LO SPEDA-
LE DEL MUNICIPIO.
EBBE LODE UNIVERSALE D’ INGEGNO, E DI BON-
TA’.  MURO’ QUESTO TEMPIETTO ; E VI FECE UN SOT-
TERRANEO SEPOLCRO ALLA FAMIGLIA : NEL QUALE
DOVETTE CON IMMENSO DOLORE COLLOCARE IL FI-
GLIO VINCENZO, CHE PIANSE E LODO’ PUBBLICAMEN-
TE CON POESIE
SUA FIGLIA CAMILLA MOGLIE DI CARLO ARTU-
SINI FORLIVESE HA QUI POSTA COLL’EFFIGIE DELL’A-
MATISSIMO PADRE LA MEMORIA DELLE SUE VIRTU’,
DELLE ONORATE FATICHE, E DEGLI AFFANNI.

L’oratorio Bragaldi, oggi inserito nel parco della villa Centonara, negli anni ’20 fu fatto restaurare dalla N. D. Maddalena Gottarelli, la quale lo destinò a sepoltura dei suoi antenati e del padre, morto il 15 luglio 1924. Scomparvero, così, le iscrizioni e le epigrafi di Pietro Giordani.

oratoriobragaldi2L’oratorio Bragaldi visto dal retro (foto Grandi).

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Andrea Soglia, L’oratorio Bragaldi, in https://www.castelbolognese.org

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