Quando la Rai arrivò a Castello, ricordi dal 1954

Spettacoli improvvisati e un ferro da stiro in palio, a 60 anni dall’arrivo della tv tre amici ripercorrono la vicenda

Da sinistra: Rino Villa, Tonino Tronconi e Angelo Minarini

Da sinistra: Rino Villa, Tonino Tronconi e Angelo Minarini

Durante la nostra fanciullezza e adolescenza ci appariva come un miracolo il fatto che si potesse ascoltare direttamente qualcuno che ci parlava da molto lontano, ma dopo il 1954 il miracolo appariva ancora più grandioso. quando non solo le voci ma anche le immagini ci apparivano, anche se solo in bianco e nero, attraverso un apparecchio che si chiamava televisione.
In quel 1954 la Rai si diede molto da fare perché tutti conoscessero questo portento, che avrebbe cambiato totalmente il modo di vivere degli italiani, ed una sua squadra, sul finire del mese di agosto venne a Castello per incrementare la diffusione di questo nuovo mezzo di comunicazione. Allora ero impiegato in una ditta castellana esportatrice di frutta, mentre, nel tempo libero, recitavo nella filodrammatica del paese e fu per questa seconda ragione che venni contattato da Tino, l’attore decano della compagnia, che mi chiese di partecipare la sera ad uno spettacolo che la Rai avrebbe trasmesso, a circuito chiuso, a chi in paese un apparecchio televisivo, il cui numero, credo, si potesse contare sulle dita di una mano.
E quella sera in piazza Fanti, oltre all’autobus della squadra Rai che presentava documentari e documenti per illustrare i grandi progressi della televisione, venne eretto un palcoscenico improvvisato sul quale si esibì un ristretto numero di attori che presentò una serie di spettacoli vari, dalle romanze di musica classica a piccoli scherzi scenici, dalle barzellette alle zirudele, il tutto alla presenza di un numeroso pubblico che espresse il suo gradimenti con tanti applausi, anche a scena aperta.
Sono passati sessant’anni ed anche le memorie più resistenti hanno qualche lacuna, ma qualcosa è ancora nitido nei miei ricordi. Le romanze cantate da Marta Prelati, scomparsa nello scorso mese di luglio, che ogni volta sollevavano tante emozioni, le sgridate di Tino, deceduto nel 2004 a pochi giorni dal centesimo compleanno, gli incoraggiamenti di Emilio Gondoni e Albino Lanzoni, che si erano prodigati nell’organizzazione, anche loro non più tra noi. Ma due persone le ho trovate: Angelo Minarini, già allora affermato fotografo, che, oltre alle esibizioni sul palcoscenico, ha immortalato quelle immagini in uno scatto che venne poi pubblicato ne Il Resto del Carlino di martedì 31 agosto 1954; e Tonino Tronconi, che con una canzone, cantata allora con la voce roca tanto di moda nei cantanti di oggi, suscitò tanto divertimento e tanti applausi, da meritarsi alla fine il premio messo in palio da un rivenditore di elettrodomestici, per chi avesse avuto più successo: un ferro da stiro.
Ricordo bene anche la mia esibizione: indossavo una veste bianca e in testa una buffa corona composta da fiori di varie forme e colore. Ho recitato il monologo in dialetto romagnolo dal titolo L’orgia di Nerone, composto da Ugo Piazza di Faenza (fratello del Masì del Lunèri di smembar) per prendere in giro una mania che c’era a quel tempo, di voler andare a Cinecittà a recitare nel cinema. E a tal proposito emerge un curioso ricordo personale. Abbiamo detto che la piazza Fanti era gremita di gente. In mezzo a tante persone una ragazza, da poco trasferitasi a Castello da Solarolo, rivolgendosi alla sorella si espresse in commenti poco lusinghieri a proposito di quel “burattino vestito di bianco con i fiori in testa”… quella ragazza è diventata mia moglie.

Rino Villa

tratto da Il Nuovo Diario Messaggero del 30 agosto 2014

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