Castel Bolognese e l’autostrada
di Paolo Grandi
Ora che pare tutto pronto per l’avvio dei lavori di costruzione dell’atteso casello autostradale di Castel Bolognese, che forse la nostra città, vista la grande ed importante vocazione industriale avrebbe meritato certamente prima, anche per alleviare in parte il traffico pesante sulla via Emilia, mi esce per caso dall’archivio una curiosa delibera del Consiglio Comunale del 26 aprile 1960.
Vi si legge che nel 1954 si costituì a Milano una Società per Azioni “Autostrada Milano Pescara” avente lo scopo di provvedere alla costruzione di questa importante arteria viaria che avrebbe collegato il centro della Lombardia alla costa adriatica. La società si era creata mediante la partecipazione di Enti pubblici e delle Province interessate e, localmente, la Provincia e la Camera di Commercio di Ravenna. Proprio quest’ultima aveva interessato i Comuni compresi nel progetto affinché sottoscrivessero una quota di capitale sociale, il cui aumento era stato effettuato in quei giorni, ed accelerare, perciò, l’esecuzione dell’opera.
La partecipazione del nostro Comune era giustificata sia dal fatto che la futura autostrada avrebbe attraversato una parte, seppur di meno di un chilometro, del nostro territorio, sia perché la Camera di Commercio aveva proposto di staccare, proprio nei pressi del nostro comune, un ramo di autostrada che si dirigesse a Ravenna e tale proposta era stata seriamente presa in considerazione dal Consiglio di Amministrazione della Società. Anzi la Camera di Commercio proponeva che i comuni interessati dalla costruzione di quel raccordo sottoscrivessero non solo quote del capitale sociale ma ai impegnassero a depositare altre somme di capitale quale prefinanziamento dell’opera.
L’Amministrazione Comunale pertanto prese in considerazione sia la partecipazione azionaria, sia l’erogazione del contributo di prefinanziamento del ramo per Ravenna. Forse si sperava già da allora di poter riuscire a realizzare in un qualche modo un casello a Castel Bolognese. La discussione in Consiglio Comunale vide la minoranza (allora PCI – PSI) richiedere di limitarsi alla sola partecipazione azionaria, stante le difficoltà delle finanze municipali, ma la maggioranza fece presente che le quote di prefinanziamento si sarebbero potute versare e, pertanto, imputare, in più annualità e che con la presente delibera si voleva solo assicurare l’adesione al prefinanziamento, rimandandone il versamento delle quote ad altri esercizi finanziari.
All’unanimità il Consiglio Comunale pertanto decise di sottoscrivere il pacchetto minimo di azioni per £. 250.000 della Società “Autostrada Milano Pescara” e di assumere, in via di massima, l’impegno all’erogazione di altre £. 300.000 a titolo di prefinanziamento del ramo per Ravenna, rimandando ad altro provvedimento la concreta determinazione di questa spesa. La delibera superò i controlli prefettizi.
Per inquadrare storicamente questo atto occorre ricordare che in quell’anno era in costruzione la prima vera autostrada “moderna”, cioè a due carreggiate separate munite ognuna di corsia di sorpasso e corsia di emergenza, che è l’Autostrada del Sole giunta in quei giorni da Milano fino a Sasso Marconi (apertura il 24 novembre 1959) mentre si attendeva la prossima apertura, che sarebbe avvenuta il 3 dicembre 1960, della tratta appenninica fino a Firenze, ricca di opere d’arte. Il dibattito autostradale quindi infiammava, e continuerà ad infiammare Parlamento ed Istituzioni locali fin verso la fine degli anni ’70 del secolo scorso con la messa a punto della rete fondamentale che oggi solca la Penisola.
Dal punto di vista giuridico, il 21 maggio 1955 fu emanata la legge n. 463, che regolava tutte le autostrade preesistenti, in costruzione e da costruire. Per queste ultime ne fu affidato l’incarico all’ANAS e solo in subordine la concessione a terzi della costruzione e dell’esercizio delle autostrade; ma si trattava soltanto di un riconoscimento formale. Era opinione diffusa che l’Anas non avesse né la capacità finanziaria, né l’efficienza, né la competenza per farlo. E così successe. Già la costruzione dell’Autostrada del Sole fu affidata all’IRI e qua e là spuntavano, appunto, società aventi lo scopo di costruire tronchi autostradali. Si ripeteva, poco più di 100 anni dopo, la “febbre delle ferrovie” che dilagò per tutta la seconda metà del XIX secolo.
Successivamente con la legge 24 luglio 1961, n. 729 (legge Zaccagnini) vennero affidate alla società Autostrade (Società Autostrade S.p.A.) tutte le tratte precedentemente gestite dallo Stato tramite l’ANAS. La società Autostrade avrebbe però dovuto costruire l’autostrada Adriatica (A14), la Napoli-Canosa (A16) e la Caserta-Salerno (A30). Con la stessa legge si prevede la costruzione dei raccordi autostradali, dando cosi via libera alla costruzione del raccordo per Ravenna.
Di fatto, dopo l’emanazione di questa legge la Società Autostrade acquisì i patrimoni di tutte le Società nate per la costruzione di tratti autostradali le quali, pertanto, vennero poste in liquidazione.
Il 7 luglio 1966 fu inaugurato il tratto Bologna Forlì e poco dopo (13 agosto) l’autostrada portò i turisti ferragostani fino a Rimini sud. Negli anni successivi vennero aperte le altre tratte. Naturalmente Castel Bolognese non fu interessato da alcuna uscita, né, addirittura fu intitolata al vicino fiume Senio, carico di storia anche recente, ma al più lontano Santerno l’area di servizio che è in territorio del comune di Solarolo.
Il raccordo autostradale per Ravenna fu invece aperto al traffico il 28 luglio 1973. Lungo 28 kilometri, aggira Solarolo e si dirige verso Ravenna con un percorso assolutamente trasversale al reticolo centuriale romano almeno fin verso Russi. In questa maniera si sono distrutti preziosi tratti di strade storiche e molti proprietari hanno visto parcellizzare il proprio terreno in triangoli assolutamente antieconomici. Notevole fu il lavoro dei notai (e di ciò ricordo che parlava a noi ragazzi il notaio Antonio Bosi che aveva lo studio a Bagnacavallo) che dovettero regolarizzare tutti i passaggi di proprietà sia verso la società autostrade che per la vendita a terzi dei triangoli residui. Infine v’è da segnalare la ferita inferta (e tuttora non ricucita) al paesaggio sopra Tebano ove fu realizzata la “cava Falcona” onde togliere la terra “marzana” utile alla realizzazione del sedime autostradale del raccordo ravennate. Per la costruzione dell’autostrada adriatica nella nostra zona, invece, il materiale fu reperito presso la “cava Petralunga” nella valle del Sintria prima di Zattaglia e sotto l’incombere di Monte Mauro. Del suo trasporto se ne occupò la Coop. Trasporti di Riolo Terme.
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