Ricordo di Elsa Benelli, l’edicolante della piazza

di Paolo Grandi

Se n’è andata in punta di piedi, quasi come non volesse disturbare, alla bella età di 101 anni lo scorso 21 agosto 2022, Elsa Benelli per i castellani Elsa d’Oddo, storica commerciante con attività proprio in Piazza Bernardi di fronte alla facciata secondaria della chiesa di San Francesco.
Era nata a Russi il 1 dicembre 1920; il fratello Sergio, maggiore di due anni, militò nei partigiani della 7a brigata GAP Garibaldi di Bologna con nome di “Romagnino” e restò ferito a Castagnolo Minore (Bentivoglio) il 13 settembre 1944; ricoverato all’ospedale di Bentivoglio, morì il 20 novembre 1944. L’amore tra Elsa ed il futuro marito Oddo Diversi, impiegato comunale poi capo della Polizia Municipale sbocciò presto, nonostante la differenza d’età tra loro (Oddo aveva 12 anni di più) ed a 17 anni, il 20 agosto 1938 Elsa e Oddo convolarono a nozze: un matrimonio solido e riuscito, allietato dalla nascita di tre figli.
Ma Elsa non si accontentò solo di fare la moglie e la madre: la suocera Luigia Forbicini, Gigina ‘d Piulèn in quanto vedova di guerra aveva ottenuto la licenza di vendita dei giornali sotto i portici del vecchio comune; un piccola attività che le permetteva il sostentamento della famiglia ed alla quale partecipava pure il compagno Ugo Costa, (Ugo ‘d Badoja) il quale distribuiva i quotidiani in bicicletta. Demolito nel dopoguerra il Palazzo Comunale, la Gigina ottenne dall’Arciprete Sermasi l’andito della scala che porta alla cantoria della chiesa di San Francesco e che si apre sul portico della Via Emilia per continuare provvisoriamente il suo commercio e lì iniziò la collaborazione con Elsa che successivamente ne avrebbe rilevato l’attività.
Nel dopoguerra, Elsa e Oddo comprano dalla farmacista Domenica Solaroli un lotto, per lo più ridotto in macerie, che dà su Piazza Bernardi e vi costruiscono il loro palazzo aperto sulla piazza con quattro vetrine e lì Elsa trasferirà non solo l’edicola, ma aprirà una moderna e fornitissima cartoleria, libreria e vendita di giocattoli. Ritorno un attimo ai miei ricordi di bambino: al di là del banco Elsa era sempre presente e vestita sempre elegantemente; io andavo da lei per fornirmi dei libri della scuola. A volte con il babbo o, piuttosto, con la zia Virginia che assecondava ogni mia richiesta, andavamo a comprare qualche fumetto, in particolare “Braccobaldo”; mi pareva così grande quel negozio! Però Elsa non ha mai venduto i trenini e per questi dovevo per forza andare da Etna Muccinelli, dall’altra parte della piazza, che li teneva anche in bella mostra….
Il lavoro di Elsa era impegnativo: per molti anni infatti fu l’unica edicola di Castel Bolognese ed una delle due cartolerie presenti in città. L’apertura della seconda edicola avvenne tardi, ormai quando Elsa stava per lasciare, e soprattutto, trattandosi della stazione ferroviaria, lei rimase comunque l’unica del centro. Quindi, come dicevo, ogni mattina il primo treno proveniente da Bologna, ad ore antelucane, verso le 4 circa, l’attendeva assieme al Procaccia postale. Da questo Elsa scaricava il pacco dei quotidiani e delle riviste, il Procaccia postale i sacchi della posta diretta a Castel Bolognese, Riolo e Casola Valsenio. Inforcata la bicicletta con i pacchi della stampa Elsa arrivava all’edicola con già qualche avventore in attesa ed apriva l’attività che sospendeva per l’ora di pranzo per riprenderla nel pomeriggio fino all’ora di chiusura, salvo il giovedì pomeriggio e la domenica pomeriggio, quando tuttavia non rimaneva con le mani in mano e, se non raggiungeva la “Ca’ d’Oddo” alla Serra, restava in bottega a riordinare e rifare la mostra.
Un ritmo di vita così concitato non poteva durare a lungo e così nel 1977 Elsa divise e cedette le attività: a terzi, che si insediarono all’inizio nel quarto locale con vetrina del suo palazzo, fu venduta l’edicola mentre la figlia Mara rilevò la cartolibreria e i giocattoli e tuttora ne porta avanti l’attività in quei locali che ben poco sono cambiati dall’epoca di Elsa.
Questa seconda parte della vita di Elsa trascorse assieme al marito Oddo che la lasciò purtroppo prematuramente nel 1984. Oddo Diversi fu uno studioso della storia di Castel Bolognese in un momento in cui il parlare di cose del passato lasciava un po’ indifferenti, ma era anche un cultore del vernacolo romagnolo e buon poeta in dialetto, tanto che con Fausto Ferlini e Ubaldo Galli era spesso invitato a trebbi e a riunioni che gravitavano sotto l’auspicio della rivista “la Pié”. Spesso a questi incontri partecipava anche Elsa che apprezzava il lavoro del marito e gradiva la compagnia dei “piadaioli”. Occorre ricordare che Oddo dedicò una sua lirica anche ad Elsa. Ma vi era un altro luogo caro ad entrambi: “Ca’ d’Oddo”. Si tratta di una casa sotto il Monte Querzola, alla Serra, su quel segmento di via Serra, ormai lì ridotta a tratturo, che collega la Villa Zauli-Naldi alla Querciola. Quella casa, che per Oddo rappresentava un pensatoio ove coltivare studi e poesia era per Elsa un luogo di svago da passare tra gli animali da cortile da accudire, il vino da seguire ed i tanti lavori che una casa in campagna necessita. Ma “Ca’ d’Oddo” era anche un luogo di festa per i loro amici che qui Elsa riceveva da vero anfitrione. E sull’ospitalità di Elsa non si può discutere: nel 1973 attrazione della domenica sera della Sagra di Pentecoste fu la cantante Ombretta Colli, allora all’apice della carriera. Dai miei ricordi esce una bella serata di fine primavera, con la Colli che, a metà spettacolo, si rivolse a Elsa che col marito Oddo seguiva il concerto dal balcone di casa, praticamente di fianco al palco, dicendole “Signora, a fine serata vengo a prendere il caffè da Lei!”. Ed Elsa non fece attendere l’invito.
Un’altra passione di Elsa furono i viaggi, a volte anche senza l’amato Oddo. E proprio durante alcuni viaggi organizzati dal compianto Battista Casadio oppure da Anna Ragazzini ho ritrovato Elsa, e mia moglie l’ha conosciuta ed assieme abbiamo trascorso momenti stupendi, specie in quelle ore di sosta che erano dedicate alla conversazione o al gioco delle carte. Ho così scoperto una Elsa diversa: la ricordavo un po’ severa nel suo ruolo di commerciante dai miei ricordi di bambino, avevo ritrovato una donna simpaticissima e allegra che ha condiviso con mia moglie e con me momenti di vera allegria.
Gli ultimi anni sono da lei stati trascorsi alla Casa di Riposo ove tuttavia non l’è mai mancato l’affetto di figli, nipoti e pronipoti che assieme alle Autorità le avevano organizzato la festa per il traguardo dei cento anni. L’avevo rivista prima del COVID un giorno di Carnevale quando con la Corale andammo a rallegrare un pomeriggio gli ospiti della “Camerini”. Mi riconobbe e volle notizie su mia moglie e sulla famiglia. L’ho rivista per l’ultima tornata referendaria quando sono andato a raccogliere i voti alla Casa di Riposo, le ho parlato ma dubito mi abbia riconosciuto. La cosa mi è dispiaciuta così come, ripensando ai bei momenti assieme, la malinconia m’è venuta leggendo il manifesto della dipartita. Ma la cosa bella è che il suo ricordo in me come in tanti castellani rimarrà imperituro per la sua attività, la sua famiglia, la sua figura di donna, commerciante e compagna di viaggi e di amicizia.

 

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, Ricordo di Elsa Benelli, l’edicolante della piazza, in https://www.castelbolognese.org

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