Rino Gionchetta (1941-2022), cantante milanese-romagnolo
di Andrea Soglia
con testimonianze, materiale fotografico e d’archivio messi gentilmente a disposizione da Gianfranco Gionchetta
Tanti lo ricorderanno per la sua presenza assidua alle feste e sagre castellane, specialmente dove c’era un angolo dedicato alla musica dal vivo, e per le sue esibizioni canore o le comparsate in spettacoli degli amici, fra cui Primo Galeati, a cui lo legava una profonda amicizia. E tanti l’avranno notato per la sua cravatta texana e la sua somiglianza con il più famoso Maurizio Vandelli. Ci riferiamo al cantante milanese Rino Gionchetta, di cui molti ignoreranno la storia e il cui legame con Castel Bolognese e la Romagna era molto più forte di quanto si potesse immaginare.
Rino Gionchetta è scomparso il 16 settembre 2022 a pochi giorni dagli 81 anni e sembra giusto ricordarlo in quella che era la sua seconda città, nella quale trascorreva molti mesi all’anno soggiornando nella sua casa di campagna sita in via Ghinotta.
Rino, all’anagrafe Lazzaro, era nato a Milano il 27 ottobre 1941. I primi passi nel mondo dello spettacolo, fra il 1947 e il 1952, li aveva mossi ancora bambino nella zona di San Lorenzo alle Colonne esibendosi in teatro assieme ad altri bambini, ribattezzati “I fioeu de la Piazzetta”, dove la Piazzetta è la piazza antistante la grande Basilica di San Lorenzo, caratterizzata dalla presenza di un’antica costruzione di epoca tardo romana, le 16 colonne di San Lorenzo.
Memorabile è una fotografia di gruppo scattata nel 1950, che ritrae i “fioeu” in occasione di uno spettacolo, nella quale sono riconoscibili Rino Gionchetta e suo fratello Gianni, a stretto contatto di gomito con altri due bambini della Piazzetta destinati a diventare famosi, ed uno noto addirittura a livello mondiale con la sua canzone “Quando quando quando”. Ci riferiamo ad Elio Cesari, che, da cantante, assumerà lo pseudonimo di Tony Renis, e a Roberto Marelli, attore e conduttore televisivo, noto soprattutto per il personaggio di Arturo in Casa Vianello. Le amicizie di quel periodo accompagneranno Rino per tutta la vita, e Gianfranco, figlio di Rino, ci ha raccontato di aver ricevuto una telefonata di condoglianze anche da Tony Renis in occasione della scomparsa del padre.
Dotato di una bella voce da crooner, Rino entra nel mondo dello spettacolo e fa parte del “Quintetto Angelo Camis”, esibendosi in tanti locali lombardi e della vicina Svizzera italiana e partendo per qualche tournée estiva, andando all’avventura financo in Grecia. Intraprende anche la carriera di solista, e nel 1962, dopo un concorso di selezione, partecipa ad un Festival di voci nuove che si tiene al Teatro Sociale di Brescia, di cui uno degli ospiti d’onore è il già famoso Adriano Celentano.
Fra le prime incisioni di Rino si ricordano alcuni 45 giri usciti nel 1965 allegati al periodico “Nuova enigmistica tascabile”. Le registrazioni erano effettuate appositamente e spesso si trattava di cover di canzoni note, infatti Rino reinterpreta, ad esempio, “Io che non vivo”, “Ho capito che ti amo”, “El purtava i scarp del tennis” e tante altre. Poco tempo dopo assume anche lo pseudonimo di Rino D’Angiò e viene scritturato per il programma RAI “Settevoci” condotto da Pippo Baudo, al suo primo grande successo televisivo. La trasmissione, come ci ricorda Wikipedia, “era un quiz a carattere musicale dove in ogni puntata intervenivano, come ospiti, sette cantanti (da cui il titolo): due di essi erano agli inizi della carriera musicale e venivano giudicati dall’applausometro (un apparecchio che misurava l’intensità dei battiti delle mani, quantificandola da 1 a 100), quattro erano affermati e uno era celeberrimo (e non gareggiava)”. Rino si esibì nella puntata del 16 aprile 1966 cantando “Sto’ calo'”, frase greca che significa “Stai bene” e che aveva imparato durante la tournèè con il suo vecchio gruppo. Il brano, di Vignali-Medini, viene pubblicato su 45 giri con, sul lato B, “Secondo te”, di Gisel-Mellier-Medini.
Ne seguono un periodo di buona fama e di numerose serate e la pubblicazione di alcuni 45 giri, oltre alla partecipazione ad altri due festival. Sempre nel 1966, in giugno, concorre a “Un jolly al lido di Jesolo”, incontro tra i due concorsi “Miss cinema Europa” e “Voci e canzoni per l’Europa”. L’organizzazione è del “mitico” Enzo Mirigliani, storico organizzatore di Miss Italia, e i concorsi vengono presentati da Nunzio Filogamo e Corrado. Rino canta “Davanti a te” con testo di Medilou e musica di Lou Gird. Nel marzo del 1969 Rino Gionchetta partecipa al festival “I Trii dì de Milan”, tenuto al Teatro dell’Arte e condotto nientemeno che da Mike Bongiorno.
La lunga “onda canora” degli anni ’60 perde vigore e per tanti cantanti non arriva il grande successo tanto sperato. Gli anni ’70 sono avari di soddisfazioni per tanti gruppi e cantanti, che spariscono dalla grande scena anche se continuano a fare serate e cominciano ad apparire sulle nascenti TV locali.
Questo succede anche a Rino, che ha comunque un ottimo paracadute costituito dal suo impiego come bancario in CARIPLO, che conserverà fino al pensionamento. Nel frattempo Rino si è sposato con Maria Elena Willim che gli dà il figlio Gianfranco. E qui dobbiamo svelare la seconda parte della storia che, passando attraverso l’Ungheria, lega Rino a Castel Bolognese.
Siamo all’inizio degli anni ’40 e a Castel Bolognese approda una compagnia itinerante che fa spettacoli utilizzando cavalli. Una compagnia che è reduce anche da tournée in America. Ne fa parte anche Giovanni Willim, nato in Ungheria, che si era aggregato anni prima alla compagnia, e diviene molto esperto di cavalli. Durante il periodo trascorso a Castel Bolognese conosce Ernestina Scardovi, una delle tre sorelle note in paese come “Cacareni” (figlie del calzolaio anarchico Pietro Scardovi, detto Mariano, noto come “Cacher”) e se ne innamora. Giovanni lascia così la compagnia, sposa Ernestina, detta Tina, e gestisce con lei una tabaccheria sita sotto i portici della via Emilia, non lontano dalla farmacia Bolognini. Nell’inverno 1944-45, durante il periodo del Fronte, sfolla con la famiglia a Biancanigo, nella casa in via Ghinotta che appartiene a sua cognata Cesarina “Rina” Scardovi, moglie di Giovanni Dari (detto Gianì). Immancabilmente anche in quella casa si insedia qualche soldato tedesco che ignora il fatto che Giovanni Willim, proveniente dall’Est Europa e giramondo, capisce piuttosto bene la lingua tedesca. Giovanni riesce così a carpire preziose informazioni soprattutto sui progetti di retate da fare nelle case castellane e riesce ad allertare i diretti interessati in modo che possano mettersi in sicurezza. Nel difficile Dopoguerra Giovanni Willim riceve aiuti dalla sorella Helen, che, dal lontano Ohio dove era emigrata, spedisce a Castel Bolognese abiti ed altro, usando come contenitore alcune federe sulle quali scriveva a mano indirizzi del destinatario e del mittente. Queste federe sono stato conservate da Tina Scardovi e trasmesse al nipote Gianfranco.
Dal matrimonio fra Giovanni e Tina nascono tre figli: Maria Elena (Mary), Vittorio e Anna Willim. Le vecchie conoscenze sui cavalli acquisite da Giovanni tornano utili per far cambiare vita alla famiglia Willim: infatti Giovanni trova lavoro all’ippodromo di San Siro a Milano e tutti si trasferiscono nella grande città lombarda.
E così si spiega come Maria Elena Willim da Castel Bolognese possa aver conosciuto Rino Gionchetta.
Rino comincia così a frequentare la Romagna, soggiornando nella vecchia casa di via Ghinotta.
Già dalla fine degli anni ’70, e soprattutto negli anni ’80, prende piede il revival dei favolosi anni ’60 e Rino Gionchetta ci si tuffa a capofitto. Incide numerose compilations pubblicate in musicassetta dalla Fonola (alcune con il complesso Battaini) e, grazie alla “contaminazione romagnola” anche compilations di liscio. Non manca qualche canzone “a doppio senso” che incide come Duo Padano.
Dopo la pensione Rino, rimasto vedovo per la prematura scomparsa di Mary, allunga sempre di più i suoi soggiorni romagnoli e le serate canore si moltiplicano, non disdegnando, ovviamente, la vicina riviera adriatica.
Nel settembre 1999 Rino si toglie una grande soddisfazione nella sua Milano. Partecipa alla 19° edizione di “Milanocanta”, kermesse organizzata da Radio Meneghina, e la vince, cantando la canzone in dialetto milanese “I fioeu de la Piazzetta”, scritta dal suo antico amico Roberto Marelli, con un testo che rammenta gli anni giovanili trascorsi da entrambi nella piazza di San Lorenzo alle Colonne. La giuria del pubblico in sala apprezza molto il tuffo nella nostalgia e premia la canzone con 376 voti, contro i soli 81 della seconda classificata.
Negli anni duemila procedono numerosissime le esibizioni musicali, alcune anche a Castel Bolognese, con un recital al Centro Sociale Castellano, la partecipazione alla serata in memoria di Leo Ceroni e l’animazione dell’inaugurazione della piscina comunale nel giugno del 2008. Il pubblico apprezza ovunque la bella voce di Rino, che sa coinvolgere gli spettatori con la sua simpatia e la presenza scenica.
Personalmente lo ricordiamo ancora a dar man forte a Primo e Marco Galeati anche nel loro spettacolo di pianobar alla Festa del Brazadèl e del vino novello nel novembre del 2021. E siamo certi che non sarebbe mancato alle prime feste di Castel Bolognese post-alluvione.
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