Ricordo di suor Lidia Zanchetta (1926-2018)

Suor Lidia ha raggiunto i cori angelici

di Paolo Grandi
(testo già pubblicato su Il Nuovo Diario Messaggero del 7 luglio 2018)

Suor Maria Lidia Zanchetta, monaca domenicana del Monastero della Santissima Trinità, ci ha lasciato per rivestire l’abito di sposa di Cristo il 27 giugno 2018 alla bella età di 92 anni da poco compiuti, il 22 maggio 2018, di cui 74 passati dentro le mura del nostro Monastero.
Era giunta dalla natia Castione di Loria nel 1944 alla vigilia della tragica sosta del fronte sul Senio e così fu costretta, assieme alle altre novizie, a riparare a Bagnara di Romagna fino alla fine del conflitto per poi riunirsi nell’amato Monastero alle consorelle.
Dotata di una bella voce di soprano leggero, aveva col canto annunciato la sua volontà di voler vivere in Monastero in una maniera alquanto originale, come ha raccontato nell’elogio funebre suo nipote, il domenicano padre Giacomo Milani. Una sera raccolse ragazze e “filarini” del paese sfidandoli in una gara di canto: lei fu la più brava e nel ringraziare annunciò cantando: domani vado in Monastero.
Quella bella voce non l’ha mai abbandonata fino alla malattia che l’ha costretta a letto per più di due anni. Tra i servizi svolti in Monastero c’era proprio quello di maestra del canto: canti che oramai non risuonano più tra quelle mura, forse troppo frettolosamente archiviati come “vecchi”; canti che ho ascoltato sempre uguali ma ogni volta diversi dalla sua voce e dall’organo suonato dalle mani di Suor Serafina, fin da bambino e che mi hanno accompagnato per decenni con le loro melodie antiche ma pur sempre gioiose e composte. Suor Lidia era talmente presa dal canto da seguire le note, libro in mano, con le movenze del corpo e del capo in un unicum inscindibile. Così come cantano gli uccellini, muovendo la piccola testina, così si muoveva suor Lidia tanto da guadagnarsi l’epiteto, da lei ben gradito, di Usignolo del Signore. Da lei ho imparato le melodie per i salmi, il preconio pasquale, il canto dei vespri e tanti canti che tuttora eseguo o conservo tra i miei ricordi.
Poi per tanto tempo suor Lidia ha avuto l’incarico di sacrestana e, come dice il vangelo: “lo zelo per la tua casa mi divora”. Pretendeva una liturgia corretta e precisa e proprio per questo, nelle occasioni principali in Monastero, come il Triduo Pasquale, San Domenico, la Santissima Trinità, voleva che noi chierichetti arrivassimo almeno mezz’ora prima, ci ritirassimo con lei nel parlatorio della Sacrestia e lì, messale alla mano, vi si leggevano e ci spiegava tutti i momenti più salienti della liturgia del giorno distribuendo compiti e mansioni. Il premio erano gli zuccherini e il vermut (annacquato!) a fine funzione.
Oltre poi al delicato compito di Maestra della Novizie, colei che scruta la vera vocazione delle postulanti, suor Lidia si era aperta anche alla collaborazione con la Parrocchia e generazioni di ragazze e ragazzi di San Petronio sono stati preparati da lei per ricevere la Prima Comunione.
Da oggi l’Usignolo del Signore, che ne ha cantato le lodi su questa terra per ben 92 anni, tacerà qui per sempre; è volato, desideroso dell’alito d’eternità, a cantare le stesse lodi, i medesimi canti, con le medesime movenze davanti a Dio nel grande, immenso Coro degli Angeli.

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