La decapitazione di Giovanni Pirazzini e Antonio Gaddoni raccontata da Don Tommaso Gamberini

“Decapitazione eseguita in questo Castello

Nei malaugurati anni 1847-48-49 avvennero pur anche in questo Paese varii delitti di omicidio commessi dalla Fazione o per ispirito di parte, o per abuso di potere; e quindi ripristinato il Governo furono arrestati più di 30 individui, e venne compilato un Processo, ed ultimato nel magigo 1853 fu rimesso alla Sacra Consulta per le Sentenze.  Fatto lo spoglio ne furono nell’anno stesso dimessi quasi la metà, e nelle successive sedute di quest’anno furono condannati varii alla galera per 10, e 20 anni: quattro in vita, e tre a morte, cioè Giovanni Pirazzini d’anni 45 ammogliato con figli, Antonio Gaddoni celibe d’anni 30, ed Antonio Biancini detto Badone domiciliato in Faenza.  Ad onte delle mie premure, e dè mezzi da me usati, perché questa fatale esecuzione non fosse fatta in questo paese; pure con mio sommo dispiacere furono qui condotti i due condannati Pirazzini e Gaddoni il 17 dicembre per essere decapitati la mattina delli 19.  Feci venire da Imola due Padri Cappuccini per l’assistenza, preparai un piccolo oratorio in queste carceri; e la mattina furono fatte le Agonie a tutte le chiese; ma tutto indarno.  Imperciochè ambedue questi disgraziati ricusarono ostinatamente ogni conforto di Religione, e vollero morire impenitenti.  Oltre i Padri Cappuccini, che erano tre, la notte chiamai altri sacerdoti per tentare ogni mezzo, ma sempre invano, per cui tutta la notte, che vegliai nelle carceri, ebbi molto a penare più poi perché sentivo che erano mal prevenuti contro di me persuasi falsamente che io avessi influito nella loro condanna.  Ciononostante mi feci animo, e mi presentai a Pirazzini, e potei persuaderlo, o meglio togliergli questa cattiva prevenzione su di me, tentai di indurlo a morire da Cattolico, pregai ,scongiurai a calde lagrime ma indarno, poiché costui diceva di avere accomodate le sue partite con Dio, venne nell’Oratorio, ascoltò la Santa Messa, baciava il Crocifisso, in tutto questo tempo pregai, ma indarno.  Dopo mi presentai all’altro, che era più furente, potei pure assicurarlo che io non aveva punto influito nella sua condanna, ma parlandogli di confessione, si ricusò assolutamente, lo scongiurai fin all’ultimo momento, ma sempre indarno.  Il primo mostrò un’induramento di stupidezza, con risentimento contro l’alto Clero, e con massime la Protestante, e volle andare al patibolo senza benda agli occhi gridando “Viva l’Italia, Viva Mazzini”.  Il secondo mostrò un’induramento di furore con risentimento, ed avversione al Clero in genere, ad ogni atto religioso, e con massime da Ateo, o Indifferentista; accettò la benda agli occhi, ed anch’egli andando al patibolo gridò “Viva la libertà, viva l’Italia”.  Ambedue confermarono col fatto qual sia la Religione dei liberali, e furono sepolti fuori del cimitero.  La decapitazione fu eseguita nella pubblica piazza alle 8 ½ antimeridiane del 19 dicembre.  Biancini poi fu decapitato la mattina dopo a Faenza insieme con un altro Faentino reo pure di omicidio: ambedue questi fecero gli Atti religiosi, benché Biancini lasciò dubbia molto la sincerità di sua penitenza.”

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