Ad Ascoli Piceno una lapide ricorda Alessandro Pallantieri governatore della città

di Paolo Grandi

Ascoli Piceno è costruita sopra uno sperone di roccia alla confluenza del torrente Castellano nel Tronto. Proprio in una punta rocciosa a strapiombo sul Castellano, a guardia del cosiddetto “Ponte di Cecco” (1), ingresso orientale della Via Salaria e passo obbligato per chiunque accedeva in città dal mare, che nella gola attraversa il corso d’acqua è posto il Forte Malatesta, una delle architetture fortificate rinascimentali più importanti e spettacolari d’Italia.

Le vicende della antica Fortezza

Il luogo era già un baluardo difensivo in epoca picena, poi romana; anzi i conquistatori di Roma impiantarono qui anche una struttura termale. I Longobardi distrussero la fortezza, ma poco dopo gli Ascolani provvidero a ricostruirla benché fosse nuovamente rasa al suolo nel 1242.
Galeotto I Malatesta (2), Signore della Città, la fece ricostruire nel 1349, per abitarvi, nelle tipiche forme medievali. Egli fu assoldato dagli Ascolani per combattere contro Fermo. Il Malatesta, forte di quella vittoria, si autoproclamò Signore della città di Ascoli e la governò come un vero tiranno, tanto che nel maggio del 1349 fece rinchiudere nella fortezza il vescovo Isacco Bindi che aveva denunciato le angherie ed i soprusi di Galeotto oltre alle spietate esecuzioni poste in essere dai suoi sgherri. Le cronache del 1353 parlano della cacciata di Galeotto Malatesta, il quale fuggì attraversando il Ponte di Cecco, avvenuta con un gran tumulto di popolo che si sollevò contro la sua prepotenza, distruggendo il forte. Rimane incerta la data esatta dei fatti poiché le stesse cronache la indicano avvenuta in giorni diversi, alcune il 2 giugno 1353, altre il 7 settembre dello stesso anno. Della fortificazione malatestiana resta oggi solo la torre quadrangolare di levante.
Nell’anno 1376 la costruzione subì nuovi ed ingenti danni a causa della sommossa contro Blasco Garcia Albornoz che governava la città a posto dello zio Cardinale. Dal 1533 al 1536 il forte fu ceduto alla Clarisse del monastero che aveva sede presso la chiesa di Santa Maria delle Donne e vi fu costruita una chiesa di forma dodecagonale dedicata a Santa Maria del Lago, che è tuttora visibile nel corpo centrale della fortezza.

La costruzione del Sangallo

Nel 1540-43 Antonio da Sangallo il Giovane, su incarico di papa Paolo III Farnese provvide a erigere in quello stesso luogo un nuovo forte, l’attuale, di forma irregolare, stellata. Il Sangallo era l’architetto più importante dell’epoca nella costruzione di fortezze: così ne parla il Vasari: «Fece ancora la Fortezza d’Ascoli, e quella in pochi giorni condusse a tal termine, ch’ella si poteva guardare; il che gli Ascolani ed altri non pensavano che si dovesse poter fare in molti anni: onde avvenne, nel mettervi così tosto la guardia, che què popoli restarono stupefatti e quasi non credevano». Il Sangallo provvide ad inglobare la chiesa di Santa Maria del Lago ed unire i resti delle antiche preesistenti costruzioni; così la chiesa, sconsacrata e suddivisa in tre livelli, fu trasformata in mastio e verso le sponde del Castellano disposte in tre ordini, mise le troniere. Quelle più basse sono per la maggior parte rettangolari, quelle superiori sono “a campana”.
Il forte fu oggetto di un nuovo restauro nel XVII secolo; poi il Governo Pontificio lo utilizzò tra il 1797 e il 1798 come caserma. Se esternamente la struttura non ha subito modifiche dai tempi della sua costruzione, all’interno queste sono state apportate successivamente per migliorarne la funzionalità, poiché la fortezza ha ospitato tra il 1828 ed il 1980-82 il Carcere Giudiziario.
Rimasto inutilizzato per anni, il complesso fortificato fu destinato dal Comune a polo museale; oggetto di un accurato restauro condotto tra il 2000 e il 2010, quando è stato restituito alla cittadinanza, i è allestito dal 2014 il Museo dell’Alto Medioevo, dove sono conservati un discreto numero di cimeli e oggetti databili in buona parte tra il VI e l’VIII secolo, come gioielli, armi o utensili di vita quotidiana. La collezione raccoglie perlopiù i ricchi corredi della necropoli longobarda di Castel Trosino.

La lapide del Pallantieri

Nel 1543, in ricordo della fine dei lavori, fu apposta una lapide in una parte del mastio che guarda la città e che reca inciso: «MDXLIII PAULI III PONT. MAX DECRETO ARCEM HANC AD ASCULANORUM FACTIONES AC TIRANIDES TOLLENDAS DOMINUS PRETRUS ANTONIUS ANGELINUS COMMISSARIUS A FUNDAMENTIS ALEXANDER VERO PALLANTERIUS GUBERNATOR AD VERTICEM ERIGENDAM CURAVERUNT»
Traduzione: “Per Decreto di papa Paolo III Pontefice Massimo del 1543, al fine di eliminare qualsiasi fazione o tirannidi degli Ascolani, Pietro Antonio Angelini, Commissario, curò la costruzione di questa Rocca dalle fondamenta; Alessandro Pallantieri, Governatore, ne curò il completamento.”

Alessandro Pallantieri ad Ascoli

Negli anni tra il 1530 ed il 1555 quanto fu nominato Procuratore Fiscale di Roma, Alessandro Pallantieri ebbe vari incarichi. Dopo quello di Procuratore Fiscale in Romagna tra il 1530 ed il 1534, sostituì al governo di Fano Silvestro Aldobrandini, incaricato della cattura del Cardinale di Ravenna Benedetto Accolti, fino alla venuta del successore; nel 1536 diventò uditore del cardinale Marino Grimano a Perugia e da qui si trasferì quale Governatore dapprima a Cesena poi ad Ascoli nel 1542. L’incarico nella città picena tuttavia non dev’essere stato di lunga durata, poiché già verso la fine del 1543 egli fu mandato da Paolo III presso la Regina Maria di Fiandra a svolgere una missione commerciale, portata a termine con successo, tanto che crebbe il di lui credito presso il Papa e presso suo nipote, il cardinale Alessandro Farnese, che gli mostrò l’intenzione di eleggerlo procuratore fiscale, cosa che non fu effettuata per la morte del Pontefice (10 novembre 1549).
Al momento non si hanno altre notizie sul governo di Pallantieri ad Ascoli, anche perché l’Archivio antico andò bruciato in gran parte alcuni secoli fa. Ho tuttavia in corso le ricerche presso l’archivio di Stato che potrebbero riservarci ulteriori sorprese su questo nostro illustre concittadino.

Note
(1) Francesco Stabili detto Cecco d’Ascoli (1269-1327) fu medico, poeta, filosofo, astrologo/astronomo e insegnante che a causa del suo pensiero ritenuto eretico fu condannato al rogo dall’Inquisizione ed arso vivo in piazza di Santa Croce a Firenze. Anzi una delle accuse mossegli fu quella di aver ricostruito il ponte assieme al Diavolo in una notte. Il Ponte di Cecco è di epoca romana, ma fu minato dai Tedeschi in ritirata durante la seconda guerra mondiale. È stato ricostruito solo negli anni ’70 del secolo scorso utilizzando i resti romani.

(2) Si tratta del secondogenito di Pandolfo I Malatesta Signore di Rimini e nipote, seppure egli fosse nato nelle seconde nozze, di Gianciotto Malatesta marito della sventurata Francesca da Rimini. Nato a Rimini forse nel 1299, fu capitano di ventura combattendo spesso a fianco del fratello Malatesta III “il guastafamiglie”. Proprio per le sue qualità fu chiamato dal popolo di Ascoli a difendere la città, finché la difesa si trasformò in tirannia. Uscito indenne da tradimenti, colpi di mano, imboscate, finalmente nel 1353 gli Ascolani riuscirono a liberarsene. Morì a Cesena nel 1385.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *