E così la torre di Castel Bolognese finì in un film…
di Paolo Grandi
Per caso, facendo zapping fra i canali televisivi per vedere qualcosa di decente, mi è capitato di finire sul canale 34 dove davano un film italiano, anzi romagnolo al 100%: “Passi furtivi in una notte boia – Zelmaide”. Conoscevo il film perché più volte me ne avevano parlato i miei suoceri e mia moglie, in quanto si tratta di una pellicola girata in gran parte a Riolo Terme.
La vicenda è tratta da un romanzo di Giorgio Santi, cantautore, poeta e scrittore imolese pubblicato negli anni ’70 del secolo scorso: “Zelmaide, un colpo in tre atti”; di ambientazione romagnola, parlava di un gruppetto di disperati che progettavano una rapina nella banca del paese, ognuno con i propri sogni per la testa da realizzare; un misto tra l’amaro e l’ironico, con qualche punta di sensualità regalata dalle grazie della protagonista: la cameriera Ida detta Zelmaide, la quale, complice dei ladri, sogna di acquistare il bar dove lavora.
Il film, diretto da Vincenzo Rigo, uscì nel 1976 con un cast di tutto rispetto: c’erano Walter Chiari, Carlo Croccolo, Gianni Cavina, Pippo Santonastaso, Carlo Delle Piane, Ugo Bologna (più famoso come il Conte Corrado Maria Lobbiam dei film di Fantozzi), Franco Angrisano e, per dare un po’ di pepe alla vicenda, Carmen Villani, allora sex-symbol della commedia erotica (che sfidava la concorrenza di Edwige Fenech, Gloria Guida e Nadia Cassini…), per cui ne uscì vietato ai minori di anni 14. Anche Lino Banfi partecipò, solo in veste di doppiatore, a dare voce al Maresciallo dei Carabinieri.
Gli sceneggiatori Massimo Franciosa, Mario Gamba e Vincenzo Riga, per dare forma a “Castello di Imola” scelsero Riolo Terme (seppure il paese che si vede all’inizio ed alla fine del film sia Dozza) e lì girarono la gran parte della sceneggiatura. Anzi l’ambientazione si risolve tutta tra la rocca e Piazza Mazzanti, ancora senza gli interventi di restauro avvenuti nel decennio successivo, il cosiddetto “Palazzo Reale” allora sede della Pensione Primarosa (il bar Zelmaide), la casa di Via Rocca 2, ora di proprietà dello scultore Sergio Capirossi, come sede della “Banca di Castello” ed altri angoli secondari cittadini. Le riprese avvennero nell’estate del 1975 e tutto il paese partecipò: tra le comparse c’è mia suocera che frigge la piadina durante la festa cittadina che apre la pellicola e molti riolesi, tra i quali mio suocero e mio cognato Serafino, allora diciassettenne, furono arruolati per l’allestimento delle scene. Mio suocero ricordava che fu lui a preparare il letto sul quale fu girata la scena erotica tra Walter Chiari e Carmen Villani…
In tutto il periodo delle riprese poi, gli attori, molti dei quali alloggiavano all’albergo Italia, giravano indisturbati per Riolo facendo acquisti, parlando con la gente, frequentando bar e ristoranti.
Il film non fu un campione del botteghino, e molto presto finì in archivio, dimenticato, tanto che tuttora viene dato raramente in televisione e non si annovera certo tra i capolavori di Walter Chiari.
Difficile ricostruire dove siano stati girati gli interni, anche se le porte ricordano molto quelle del nostro Palazzo Mengoni, ma non mi risulta che troupe cinematografiche si siano mai piazzate a Castel Bolognese; tuttavia quando viene inquadrata la sala interna della banca, più volte la macchina da presa si ferma su due quadretti che riproducono foto della torre di Castel Bolognese, una con la visione classica con la facciata del Suffragio di quinta alla sinistra e l’altra con il Caffè del Mas-cì alla quinta destra. Forse al regista faceva tanto …castello, visto che la banca in questione era, appunto la “Banca di Castello”!
La scena dove compaiono le immagini della Torre (dal canale Storia di Castel Bolognese)
L’inizio del film (dal canale Film&Clips)
Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, E così la torre di Castel Bolognese finì in un film…, in https://www.castelbolognese.org
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