Ricordando il dottor Gastone Raccagna

gastone_raccagnaCastel Bolognese. Il 18 giugno [2007] si è spento all’età di 84 anni Gastone Raccagna. Apparteneva alla generazione dei vecchi medici di famiglia, che operavano in situazione socio sanitarie molto diverse da quelle attuali. Quarant’anni di professione, coincisi con graduali ma profonde trasformazioni della comunità locale, hanno lasciato un vivo ricordo della discrezione del “dottor Gastone” nei rapporti umani e professionali, della sua disponibilità ad alleviare sofferenze e portare conforto. La sua famiglia, che aveva salde radici a Castel Bolognese, non senza sacrifici ne assecondò la vocazione a diventare medico. Purtroppo la guerra frappose vari ostacoli alla continuità degli studi intrapresi alla Facoltà di Medicina di Bologna. Dopo l’8 settembre ‘43, quando era militare a Padova, Gastone Raccagna riuscì a sfuggire in modo rocambolesco alla deportazione in Polonia. Rifiutò di imbracciare di nuovo le armi quando gli venne richiesto dai repubblichini. Preferì la clandestinità, ma collaborò con i Cappuccini di Castello, che nel loro convento prestavano assistenza ai resistenti e ai prigionieri inglesi. Tuttavia la sosta del fronte sul Senio fornì un’insperata base di appoggio ai suoi studi grazie alla conoscenza fatta di un illustre sfollato, il direttore della clinica medica Sant’Orsola di Bologna, che poi lo volle al suo fianco. Il traguardo della laurea in medicina fu raggiunto a pieni voti nel 1948. Nella scelta tra medico ospedaliero e medico di famigiia Raccagna optò per la seconda professione, che gli era più congeniale e che gli consentì di dare la parte migliore di sé stesso. Dopo il pensionamento diede alle stampe, nel 1998, un diario intitolato “Dall’altra parte”, in cui ripercorreva le tappe dell’esercizio della sua professione medica alla luce di riflessioni che erano anche specchio di vita vissuta della gente. La pubblicazione fu presentata all’auditorium comunale dal cardinale Achille Silvestrini, compagno di classe di Raccagna al liceo Torricelli di Faenza. L’amicizia con “Don Achille” e con gli altri componenti della scolaresca (che contava altri giovani di Castello) è stata sempre coltivata con incontri annuali. “Non ci siamo persi – ha scritto Raccagna nel suo diario — a dispetto degli acciacchi fisici siamo rimasti in fondo quelli di un tempo. E sopra di noi tutti il manto protettivo, impalpabile, del caro Don Achille che ci guida con mano leggera e sorregge nella gioia e soprattutto nel dolore”.

s.b.

Tratto da “Sette Sere” del 23 giugno 2007.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *