Luoghi perduti di Castel Bolognese: E’ Curtilazz e il cortile dei Zanelli

di Paolo Grandi

Lato meridionale della Via Emilia, all’inizio del Borgo. Dopo la Chiesina, un tempo iniziava un edificio porticato ad un piano, poi un portico più basso che incorniciava un grande arco (detto l’arco di Tito) che fungeva da ingresso al “cortilaccio”. Simmetricamente, analoghe costruzioni si ripetevano oltre l’arco.

I recenti lavori di demolizione operati nella proprietà ex Zanelli per far spazio all’allargamento del centro commerciale “La Famiglia” hanno definitivamente cancellato un angolo di Castel Bolognese che un tempo pullulava di vita. Lì infatti vi era “E’ Curtilazz”: una corte con tanti servizi e vari artigiani ove sostavano anche le diligenze ed a fianco un grande laboratorio per l’essiccazione ed il commercio delle erbe medicinali.
Sul lato meridionale della Via Emilia, all’inizio del Borgo, dopo la piccola chiesa – oratorio dedicata a San Carlo Borromeo, iniziava un edificio porticato ad un piano, poi un portico più basso che incorniciava un grande arco che fungeva da ingresso al cortile. Simmetricamente, analoghe costruzioni si ripetevano oltre l’arco. Ma sentiamo dalla voce di Lea Righini che lì abitava, scomparsa da tempo ma che io ascoltai circa vent’anni fa, la descrizione di questo luogo. “Dopo la chiesina iniziava un porticato basso ed antico, dove abitavano tre famiglie, i fratelli Morini birocciai detti i giudùr: Zvanò, Ghina, Teresa, Cicì e Finò e la madre Mariuccia. Fina ‘d giudùr era una donna lunga lunga e portava delle ampie sottane a ruota. Prima della porta d’entrata dei Morini c’era una cameretta dove abitava una vecchietta chiamata Sintina, poi vi era un’altra cameretta dove Bosca, Vincenzo Lama, faceva il calzolaio. Bosca aveva sempre storielle e filastrocche da raccontare, che lasciavano a bocca aperta noi bambini tutti riuniti per ascoltarlo. Poi c’era il negozio da falegname di Bascianita de Gob (babbo di Lea, ndr)che faceva le casse da morto e le botti. Noi bambini andavamo tutti da Bascianita per passare il tempo, anziché vagabondare in paese e gli raddrizzavamo i chiodi. Al centro del portico c’era un arco, che noi chiamavamo l’arco di Tito. Legato ad una colonna c’era un tronco d’albero formato come un bancone dove tutti sedevano e conversavano osservando lo scarso traffico della via Emilia. Poi c’era un negozio dove erano in bella mostra le casse da morto e un altro negozietto dove lavorava un fabbro chiamato Netti (Borzatta). Poi un grande portone conduceva nel cortile molto spazioso di proprietà Zanelli, dove veniva svolta la lavorazione di erbe medicinali (camomilla, sambuco, biancospino, tiglio ecc.) da parte di parecchie donne. Dopo essere state scelte ed imballate venivano spedite a Bologna per essere trasformate in medicinali. Dall’arco di Tito partiva un androne che andava in un ampio cortile, chiamato Curtilazz con case basse abitate da tanti inquilini. Ogni famiglia viveva in una, al massimo due stanze, mentre il gabinetto, che si trovava in mezzo al cortile ed era senza il tetto, veniva usato da dieci o più famiglie. Elenco il nome di diverse famiglie con tanti figli: Bandini chiamato Zilender, Ines Magrini, Minghè de mel, la famiglia Gambi, Mingòccia, Maioz, Gerbi, Giuliana, la famiglia Armonici, Giulia Cavina, Matò, Mariuccia Zopa, Tugnara, Gigetto Bedeschi con i genitori, Robbia, Vasari e Pacali. Unico divertimento per i bambini erano i mucchi di sabbia dei Giudur, o si andava al prato della Filippina per avere la possibilità di svolgere i giochi di allora”.
Un’altra castellana, Romana Zannoni, così ricordava questi luoghi: “Nel Borgo, un gruppo di attività si concentrava entro un cortile, preceduto da un ampio portico sulla via Emilia: il luogo si chiamava E Curtilazz e lì esisteva la locanda Stella, dei Zanelli. Gli ultimi titolari della locanda sono stati Mario, Epaminonda e Oreste Zanelli rispettivamente repubblicano, socialista e anarchico, poi tutti mazziniani. Annesso alla locanda funzionava uno stallatico ove sostavano le diligenze. La Locanda offriva anche ristoro con la sua cucina e la sua cantina. Dentro E Curtilazz apriva i battenti l’osteria d’Marian d’Albena (Lea Righini ricordava che all’osteria si accedeva pure dalla Via Emilia dopo il portone che portava al cortile dei Zanelli). Di fronte all’osteria i S-ciupton (Guidi), valenti maniscalchi, aprivano la loro bottega ove, dice una inserzione pubblicitaria del tempo, «si eseguiva qualunque lavoro di ferro ed alluminio conforme ai difetti del piede del cavallo». Alfredo Oriani vi si fermava spesso ed era un onorato cliente degli artigiani fratelli Guidi.” Durante la Prima Guerra Mondiale i locali furono requisiti ed ospitarono il 4° Genova Cavalleggeri di ritorno dal fronte.
Teresa Muccinelli, Teresa ‘d Pagnoca, nel 1984, in occasione del suo centesimo compleanno ricordava come da bambina andasse nella cucina dei Zanelli dove Cornelia, l’ostessa, che attendeva operai e viaggiatori a mezzogiorno o a cena, la metteva a fare la sfoglia per le tagliatelle e poiché Teresa non arrivava ancora bene alla tavola, la facevano stare in piedi su una sedia! Da notare che quella Cornelia era la zia della Cornelia Zanelli vedova Bellosi che oggi ha 101 anni!
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Negli ultimi giorni dell’occupazione tedesca, come ricordava Lea Righini, tutto il portico venne minato e fatto saltare e le macerie occuparono la via Emilia. Il portico non fu più ricostruito.
Leggere oggi questi luoghi è più difficile. La proprietà dei Morini I Giudur è rimasta nella casa ove Raffaele Morini, Finò, gestì per anni una tabaccheria e cartoleria; l’attuale edificio porticato che accoglie il bar centrale e ove aveva sede RCB è sorto più o meno dove c’era il portico de e curtilazz, e la sua galleria ne ricalca grosso modo il vecchio ingresso, così come la sua corte, unita al parcheggio della cooperativa La Famiglia, danno l’idea del vecchio cortile. La parte oggi demolita, assieme al capannone della cooperativa La Famiglia, erano il cortile dei Zanelli ove si lavoravano le erbe officinali. Il capannone fu costruito nel dopoguerra come cantina vinicola, quando la famiglia Zanelli lasciò il commercio delle erbe medicinali e vi fece subentrare l’attività vinicola.
A proposito delle erbe medicinali, la loro asciugatura veniva fatta non solo in quel cortile, ma anche nel sottotetto del Palazzo Zauli-Naldi, dalla parte della Via Emilia, (allora della medesima proprietà) adattato a ciò con mensole ove venivano appoggiati i contenitori atti all’essiccazione.

Quel che restava della casa Zanelli e del “cortilaccio” subito dopo la guerra (collezione Andrea Soglia).

Carta intestata della Locanda Stella (collezione Andrea Soglia).

Cartolina postale intestata dei Fratelli Zanelli (anni ’40) (collezione Pier Paolo Sangiorgi)

Cartolina postale intestata di Oreste Zanelli (anni ’40) (collezione Pier Paolo Sangiorgi)

1920 circa. Gruppo di persone fotografate all’ingresso del Cortilaccio. Seduto in prima fila, con una delle sue bimbe fra le braccia, Sebastiano Righini (Bascianita de Gob) (Biblioteca comunale di Castel Bolognese, Fondo Pietro Costa).

La casa Zanelli nel novembre 2017 (immagini da Google Street View)

Giugno-luglio 2019: lavori di demolizione della casa Zanelli e veduta futura del nuovo Supermercato La Famiglia Despar (immagini tratte dalla pagina facebook del Supermercato La Famiglia Despar)

Contributo originale per “La storia di Castel Bolognese”.
Per citare questo articolo:
Paolo Grandi, Luoghi perduti di Castel Bolognese: E’ Curtilazz e il cortile dei Zanelli, in https://www.castelbolognese.org

 

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