Riemerge l’antica porta del campanile di San Petronio
di Paolo Grandi
La recente alluvione del maggio 2023 ha danneggiato anche il pavimento del campanile di San Petronio, facendolo infossare per alcuni centimetri, oltre a danneggiare l’intonaco delle pareti e la scala per la salita sia all’organo che alla cella campanaria. Per l’occasione don Marco Bassi ha pensato ad un completo restauro di quell’ambiente con relativa ridipintura che, pertanto, è stato liberato dalle suppellettili presenti ed in particolare da un grosso armadio posto di fronte al vecchio ingresso del campanile rendendolo nuovamente visibile.
Stando alle descrizioni presenti nel libro di padre Gaddoni e rapportandoci con la pianta ipotetica della precedente chiesa riportata in altra parte del presente sito nel capitolo “San Petronio – storia dell’edificio”, questa porta metteva in comunicazione l’angusta sacrestia della precedente chiesa con il campanile. Negli stipiti sono presenti due piccole nicchie che, comunque, sembra siano state modificate nel tempo: infatti quella di destra accenna ad una piccola volta superiore che in quella di sinistra pare cancellata.
Difficile ricostruire a cosa potessero servire. Due sono le ipotesi: se quel passaggio era l’unico accesso alla cella campanaria, allora forse esse servivano a nascondere le maniglie delle porte per rendere più largo il varco (peraltro abbastanza angusto); se era presente un’altra porta che offriva accesso al cortile (che potrebbe essere la medesima ancora presente oggi, seppur modificata in altezza) allora quelle nicchie potevano essere utilizzate entrambe come acquasantiere (ancora oggi è presente una nicchia con acquasantiera nello stipite della porta che collega la Sacrestia al Presbiterio) ovvero una come acquasantiera e la seconda per accogliere la maniglia della porta.
Naturalmente l’altezza del passaggio non è quella originale, poiché nel tempo, specie con la ricostruzione della chiesa avvenuta dopo il 1781 secondo il progetto del Morelli, il pavimento del campanile è stato alzato di alcune decine di centimetri per portarlo a livello di quello della Sacrestia e del Presbiterio. Infatti questa parte del campanile, fino all’incirca al piano ov’è l’accesso all’organo appartiene ancora alla costruzione quattrocentesca della precedente chiesa perché si volle preservare il campanile nella ricostruzione del nuovo tempio morelliano. La parte superiore del campanile, invece, risale al dopoguerra essendo stato bersaglio dell’artiglieria anglo-americana che lo fece crollare nella vigilia di Natale del 1944. Uno degli autori della distruzione fu Henryk Strzelecki (1925 – 2012), conosciuto anche come Henri Strzelecki, un soldato polacco facente parte dell’esercito britannico che nel dopoguerra fondò a Manchester assieme ad Angus Lloyd la famosa casa di moda Henri-Lloyd. Tra il 2000 ed il 2012 Strzelecki è venuto due volte a Castel Bolognese elargendo all’allora Arciprete mons. Dall’Osso una somma di denaro in “riparazione” dei danni al campanile.
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