Bessarione Gambarelli (1521 – 1581)

Castel Bolognese ha in Bessarione Gambarelli (1521 – 1581) il suo più illustre Avvocato e Magistrato il quale, secondo le memorie dei Consultori Romani, fu espertissimo nel sedare cause civili, dedicando a questo lavoro gran parte della sua vita, svoltasi per lo più a Roma. Osservante oltre ogni limite della giustizia, disprezzò qualsiasi fonte di guadagno al di là del proprio lavoro, agendo sempre con coscienza ed evitando che le cause si protraessero più a lungo di quanto fosse necessario, per tutelare gli interessi dei suoi clienti. Sempre durante il suo soggiorno romano dettò vari Commentari, apprezzati dai Maestri delle Università e dagli studiosi e pratici del diritto. La sua notorietà e la sua fama di onesto avvocato fu conosciuta anche da vari Pontefici, specialmente da Giulio III (1550 – 1555), da Paolo IV (1555 – 1559), da Pio IV (1560 – 1565) e da S. Pio V (1566 – 1572) ai quali fu graditissimo.

Sposato con Bartolomea Minardi, ebbe una figlia, Diambra, la quale diventò moglie di Achille Ginnasi ( ? – 1576), figlio di Domenico e zio del futuro Cardinale Ginnasi. Egli fu console di Castel Bolognese dal 1552 al 1573; attraverso il figlio Lamberto (+ 1629) sposo di Serena Pantaluppi, i nipoti Achille (1577-1661) e Matteo (1580-1660) generarono i rami della famiglia Ginnasi di Imola e di Faenza, mentre il terzo nipote, Giovanni (1582-1652), fu Arciprete di San Petronio dal 1606 al 1652.

Desideroso, poiché già anziano, di ritornare nella sua Patria, il Gambarelli fu invece chiamato dal Senato della Repubblica di Lucca per rivestire l’ importante ufficio di Auditore di Rota, incarico al quale si dedicò con diligenza ed impegno singolare, senza desiderio di lucro, riscuotendo la fiducia e la stima di quella città, tanto da meritarsi la benevolenza dei lucchesi e la nomina, da parte del Senato, di Avvocato della Repubblica. Finalmente, stanco e colmo di onori, Bessarione Gambarelli si ritirò a Castel Bolognese, ove morì, fra il cordoglio dell’intera città, il 2 settembre 1581. Con il testamento lasciò una Benemerenza perpetua a favore dei poveri di Castel Bolognese.

Il suo corpo venne sepolto nella chiesa di San Petronio; la moglie, Bartolomea Minardi, volle dedicare al defunto marito una lapide che tuttora si conserva in quella chiesa, murata nel vestibolo della navata destra, sulla parete di sinistra, in basso. Essa oggi è difficilmente leggibile a causa dell’usura della pietra, probabilmente dovuta all’umidità o al fatto che, nella chiesa precedente, essa si trovava nel pavimento; il testo, racchiuso in un cartiglio poligonale è assai breve e recita:

D. O. M.
BESSARIONI GAMBARELLIO
I. V. C.
QVI AN. LX AGENS
OBIIT IIII NON. SEPT.
BARTHOLOM. MANARDIA
VXOR
VIRO B. M.

Sopra di essa, in un ovale racchiuso fra volute stilizzate, il semplicissimo stemma di famiglia: un gambero. Castel Bolognese ricorda questo suo illustre figlio con l’intitolazione di una strada del centro storico, parallela a Via Garavini, congiungente Piazza Camerini a Via Ginnasi.

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Lo stemma della famiglia Gambarelli: esso è costituito da un semplice gambero che è possibile intravedere nella foto pur essendo la lapide assai consunta.

Bibliografia essenziale:
GARAVINUS A., De Viris Illustribus ac Statu Rerum Castri Bononiensi, Bononiae 1608.
DIVERSI O., Il territorio di Castel Bolognese, Imola 1972.

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