Michele Gottarelli (1938-2023)

CENNI BIOGRAFICI

Michele Gottarelli è nato il 24 novembre 1938. Ha frequentato l’Istituto d’Arte di Faenza, dove è stato allievo dello scultore Angelo Biancini, del quale sarà successivamente, nella stessa scuola, l’ultimo assistente.
Ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Bologna, dove ha avuto come Maestro Umberto Mastroianni, artista di fama internazionale.
Gottarelli ha insegnato scultura negli Istituti d’Arte di Penne (Pescara), Ravenna e Faenza. Ha partecipato a diverse rassegne d’arte, ottenendo importanti riconoscimenti e premi come il Golden Globe, conferito a Sirmione nell’anno 2000.
E’ morto il 9 maggio 2023.

Dai suoi cataloghi e depliant abbiamo estrapolato l’elenco delle mostre (sperando sia completo) e dei riconoscimenti ricevuti, nonché due testi che ci fanno conoscere la sua figura, a firma di due importanti personaggi castellani quali Angelo Biancini e Emilio Gondoni. Al tutto facciamo seguire immagini tratte dai suoi cataloghi o pubblicate su Facebook.

MOSTRE

1969
Imola, personale
Auditorium della Cassa di Risparmio

1978-79
Faenza, collettiva con Francesco Gurioli, Pietro Lenzini, ecc.
Galleria Comunale della Molinella III Rassegna d’Arte “Uomo Ambiente”
a cura del Comune di Faenza

1979-80
Faenza, collettiva con Umberto Folli, Gaetano Giangrandi ecc.
Galleria Comunale della Molinella IV Rassegna d’Arte “Uomo Ambiente” a cura del Comune di Faenza

1980-81
Faenza, collettiva con Angelo Biancini, Carlo Zauli, Mario Bocchini
Galleria Comunale della Molinella V Rassegna d’Arte “Uomo Ambiente” a cura del Comune di Faenza

1981-82
Faenza, collettiva con Carlo Zauli, Giovanni Cappelli, Maceo Casadei, ecc.
Galleria Comunale della Molinella VI Rassegna d’Arte “Uomo Ambiente” a cura del Comune di Faenza

1983
Ravenna, collettiva, fuori concorso VI Biennale Internazionale del bronzetto dantesco

1984
Imola, personale
Galleria del Risorgimento

1985
Ravenna, collettiva fuori concorso VII Biennale Internazionale del bronzetto dantesco

1987
Faenza, personale
Galleria comunale del Voltone della Molinella

1988
Ravenna, collettiva fuori concorso VIII Biennale Internazionale del bronzetto dantesco

1989
Castel Bolognese, personale
“VI Centenario di Castel Bolognese”
Centro Culturale Polivalente

Cervia, personale Galleria “Arte Oggi”

1991
Bologna, personale Galleria S. Isaia

1992
Riolo Terme, collettiva I Rassegna d’Arte “Valle Senio” dell’Associazione Culturale Romagna

1994
Sant’Arcangelo di Romagna, personale
Galleria “Antico Variato” a cura dell’Associazione “Noi della Rocca”

1996
Forlì, personale Palazzo Albertini

1997
Roma, collettiva
2° Biennale Internazionale
Sala del Bramante

1998
Ravenna, collettiva
XIII Biennale Internazionale Dantesca

Dozza, personale
Galleria della Rocca
con il patrocinio della Regione Emilia-Romagna

Lugo, collettiva
IV ed. Doni d’Autore

1999
VII Mostra Internazionale di Arte Contemporanea Mesola. Castello Estense (1° premio scultura)

Bologna, collettiva Galleria Sant’lsaia

2000
Sirmione, Premio Golden Globe 2000

Dovadola invita Faenza, collettiva

2001
Imola, personale Palazzo Tozzoni

2003
Faenza, collettiva Sala Forum

Castel Bolognese, personale Sala Espositiva

Forlì, “Dovadola chiama la Romagna”. Palazzo Albertini

Riolo Terme, personale Sala San Giovanni

2005
Forlì, Arte Fiera

2007
Forlì, Palazzo Albertini

Abstgmund (Germania), Museo Civico

2011
Cervia, collettiva, Magazzini del sale

2012
Faenza, personale Sala Forum

2015
Faenza, con il pittore Nerino Tarroni, Galleria Comunale della Molinella

2017
Castel Bolognese, personale, Sala espositiva e Chiesa di S. Maria della Misericordia

2021
Brisighella, personale Loggetta Miro Fabbri

RICONOSCIMENTI

1991, Salsomaggiore Terme
Primo premio della Critica
Ente Europeo Manifestazioni d’Arte

1992, Milano
Nominato Cavaliere dell’Arte dal Comitato di Redazione della Casa Editrice “Il Quadrato”

1994, Como
Al Concorso Internazionale “Comunità Europea” selezionato per l’Antologia Televisiva

1994, Vercelli
Nominato Accademico Associato dell’Accademia Internazionale del Verbano

1996, Como
Nominato Socio Onorario dell’Ass. Teatro Cantina Club Stabile

1997, Venezia
Nominato amico delle Collezioni Peggy Guggenheim

1998, Firenze
Selezionato per la Vetrina degli Artisti Contemporanei

1999, Firenze
Invitato a partecipare alla II Biennale
Internazionale dell’Arte Contemporanea

1999, Mesola
Primo premio scultura alla VII Mostra Internazionale di Arte Contemporanea “Europ’art group”

2000, Sirmione
Premio Golden Globe 2000

2000,
Nominato Principe dell’arte dalla Federazione Nazionale Esperti e Critici d’Arte “Fenespart”


Testo di Angelo Biancini

“Conosco dalla formazione Michele Gottarelli, uno dei pochi giovani rimasto fedele alle forme ed ai volumi che compongono la scultura figurativa.
È un giovane semplice che si è educato fra le maggiori scuole di Faenza e di Bologna, senza lasciarsi suggestionare e incantare dalle invenzioni moderne.
Chiaro, come è chiara la sua plastica, chiari i suoi ritratti; ha visto prima i romani, i più grandi maestri della ritrattistica rotonda, poi i quattrocenteschi, poi uno sguardo a Messina e a Manzù, poi ogni tanto una guardata alla sua terra di collina in una frazione pittoresca fra Castel Bolognese e Imola.
Sente per questa Terra un’emozione, sente un’amore, dice la sua preghiera, una preghiera sana perché il suo lavoro comporta la stessa cosa, scavare, vangare, zappare violentemente per tradurre un’emozione e comporre poeticamente i suoi ritratti che prima ha meditato sui calanchi, poi ha tradotto con la stessa terra che lo ha cresciuto, che l’ha battezzato, che lo ha avviato per le vie dell’arte.
Santa terra, pura, vergine e generosa, per Michele è sempre un libro: ci pensa e ci ripensa per meglio vedere sentire e tradurre con la sua terra quella che è la secolare scultura di sempre, moderna per tutti i tempi”.
Dal Catalogo della Mostra Personale all’Auditorium della Cassa di Risparmio di Imola, 20 luglio – 10 agosto 1969



I bambóz di MICHELE GOTTARELLI

Ho visto le sculture di Michele Gottarelli, “i mi bambóz”, come ama definirle affettuosamente il loro autore e artefice, come fossero suoi figli. E in realtà sono i suoi figli, figli del fantasma poetico che si agita nella sua mente, nel suo cuore; figli della sua cultura, della sua intelligenza, della sua sensibilità, delle sue mediazioni, dei suoi interrogativi sul grande mistero che si racchiude in ogni uomo: mistero di dolore, di speranza, di rassegnata accettazione di un destino che con le sue sole forze non riesce a scandagliare. Michele Gottarelli vive schivo, quasi appartato; lo trovi spesso, solitario e meditabondo, ai margini del podere avito che si stende proprio là dove la strada Cornacchia si drizza quasi improvvisa a mettere alla prova la tenacia e la forza dei tanti ciclisti che vi si cimentano. Il paesaggio è quieto, riposante; le forme del paesaggio si coinnestano l’una nell’altra senza strappi improvvisi e violenti. Così le figure di Michele: le linee si ammorbidiscono, anche se la materia è ribelle, la capacità plastica delle sue mani si manifesta in tutta la sua validità. Davanti alle sue sculture, in bronzo o in pietra che siano, non puoi rimanere indifferente, perché ti coinvolgono nelle mille domande che ognuna da quelle figure dalle palpebre abbassate in un pudico ritegno, dalle bocche chiuse in un silenzio più eloquente di tante parole, ti suggeriscono: sono domande che, quando ti isoli dentro di te, anche tu ti poni e ti tormentano, perché le risposte non sono mai definitive. Come mai definitiva è la conquista dell’espressione artistica.
Nel 1969, in occasione di una mostra personale di Michele Gottarelli presso l’Auditorium della Cassa di Risparmio di Imola, pubblicavo su “Il Nuovo Diario” un articolo dal titolo “Nelle opere di Gottarelli un soffio di poesia”; sono passati 26 anni e Gottarelli di strada ne ha percorsa parecchia. Se nei ritratti di allora c’era lo sforzo di penetrare nell’animo del soggetto e svelarne i più intimi pensieri, al di là delle linee somatiche, oggi in quei volti di donna pensosi, in quei fanciulli e fanciulle piegati sotto il peso di situazioni dolorose c’è il dramma del vivere quotidiano in una condizione di tragedia da cui non puoi sottrarti.
Io non so parlarvi di “lontane e prossime ascendenze”, reperire “molteplici riferimenti scomodando egizi ed etruschi, romanici e secentisti” come fa giustamente il carissimo amico Prof. Enrico Docci nella presentazione del catalogo delle opere dello scultore, io so una cosa sola: che Michele Gottarelli è soprattutto e soltanto se stesso, che non ha tradito la scultura classica per seguire mode più o meno passeggere, più o meno bizzarre, legate a idee e concezioni contingenti, ma nel rispetto dei canoni della scultura classica ha dato forma all’espressione di una forte personalità.
E questo è il segno che ci troviamo di fronte a un vero artista, poiché nella sintesi di esperienze lontane e anche recenti ha saputo imprimere il proprio sigillo, la propria impronta che nulla rinnega vivificando tutto con il soffio eterno dell’arte.
Che quindi non ha tempo: è antico e moderno insieme, come l’uomo di oggi riassume in sé il mondo antico degli egizi, dei greci, degli etruschi, dei romani; degli uomini del medioevo, del rinascimento, della rivoluzione francese e della restaurazione, dei giorni nostri, giorni di ansia, di incertezza, di sgomento, di tormento.
La scultura di Michele Gottarelli non è legata a un tempo, a una situazione storica: è legata all’uomo, alla sua condizione esistenziale che è dramma in cui tutti siamo coinvolti.
Emilio Gondoni

Una visita allo studio di Michele Gottarelli, 17 marzo 2007.
Album fotografico di Vincenzo Zaccaria gentilmente concesso per il sito castelbolognese.org

Da youtube video dedicato alla mostra di Michele Gottarelli del 2017 a Castel Bolognese

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