I Camerini di Belricetto e di Lugo

di Paolo Grandi

Nel testamento del Duca Silvestro è presente la disposizione che riguarda le beneficenze castellane con questa frase: “Dei romani scudi tremila 3.000, che dai fratelli Camerini Pasquale e Domenico di Belricetto sono in diritto di esigere annualmente a titolo di livello perpetuo, ordino e voglio che scudi 1.000 mille siano passati annualmente in perpetuo all’Istituto pei Cronici ed Artieri da me fondato nella mia patria di Castel Bolognese come già vivente aveva commesso ai miei debitori utilisti di fare: dei rimanenti romani scudi 2.000 duemille, voglio che siano pagati annualmente in perpetuo all’Istituto medesimo altri scudi 1.000 mille romani; alla chiesa di Belricetto romani Sc. 150 centocinquanta annui, di cui metà per la messa festiva e metà per l’olio della Lampada del SS.mo e per gli arredi sacri; al figlio del defunto mio Agente Lorenzo Dei Giovanni di Castel Bolognese e successori suoi romani scudi trecento 300 annui in perpetuo; ed i residui scudi romani 550 cinquecentocinquanta ai veri poveri di Castel Bolognese suddetto scelti a giudizio dell’Autorità Ecclesiastica e Civile di detto mio paese nativo.”
Chi fossero questi fratelli Camerini e quale parentela li legasse al Duca ed al resto della famiglia è stata da sempre una mia curiosità che finalmente, in questi mesi di ricerche è stata svelata, anche grazie alla collaborazione del parroco di San Bernardino in Selva, Voltana e Belricetto don Maurizio Ardini, del dott. Sergio Chiodini storico di San Bernardino e stimolato dalla sig.ra Silvia Casadio Camerini, moglie di un discendente del ramo lughese.

I Camerini di Villa San Martino

Un affollato nucleo di Camerini ha abitato nella parrocchia di Villa San Martino per quasi tre secoli. Grazie alla collaborazione del Parroco, don Claudiu Gherghel è riemersa anche questa storia che tuttavia, per ragioni di spazio, merita una trattazione a parte.

Tanti Camerini nella bassa lughese

Tenendo presente che questa ricerca si è limitata a parte del basso lughese ed in particolare alle parrocchie di San Bernardino in Selva, San Lorenzo in Selva e Voltana (ove peraltro il fonte battesimale fu istituito dal 28 maggio 1814, sabato di Pentecoste mentre prima i Voltanesi battezzavano a San Bernardino), si può ipotizzare che altre famiglie Camerini fossero presenti anche nelle rimanenti parrocchie della bassa, conducendo tutte però una vita grama, spesso peregrinando da un podere all’altro a servizio dei vari latifondisti terrieri. Per tutti questi ceppi ritrovati non si è scoperto per ora un collegamento con la grande famiglia castellana e quindi saranno necessarie ulteriori ricerche. Purtroppo tuttavia non si sono reperiti gli stati delle anime di Voltana che molto avrebbero completato il quadro delle vicende.

a) I ceppi Camerini di San Bernardino
Un primo ceppo fa capo a Francesco fu Battista, nato forse nel 1739 il quale sposò Antonia Dalla Chiusa ed ebbe cinque figli: Giacoma (1762), Giacomo (1765), Domenica (1767), Giovanna (1771, gennaio) e Domenico (1771, dicembre). Giovanna fu battezzata a San Lorenzo in Selva. Costoro nello Stato delle Anime del 1740 abitano a San Bernardino in casa di Domenico Zaccari. Giacoma risulta sposata a Sebastiano Campoli il 18 febbraio 1786.
Un secondo ceppo fa capo ad un Giuseppe che ha tre figli: Vincenzo, Sante e Luigi. Vincenzo genera dal matrimonio con Maria Canetoli, tenutosi sempre a San Bernardino il 20 agosto 1840, la figlia Maria Rosa (1841) poi si trasferisce senza dubbio a Voltana ove sono battezzati altri cinque figli: Maria Antonia (1847), Colomba (1848) Arcangelo Antonio (1852), Arcangelo (1858) e Domenica (1862). Arcangelo sposa Domenica Ricci ed assieme battezzano tre figli a Voltana: Olindo (1890), Utilia (1892) e Cristina (1894). Il secondogenito Sante, sposato con Annunziata Montesi genera Domenico (1843) che si ipotizza morto alla nascita o poco dopo in quanto nel 1845 nasce un altro Domenico chiamato anche Giuseppe il quale, sposato con Caterina Simoni abita a Voltana ed annovera nove figli; i primi sette battezzati a San Bernardino, gli ultimi due a Voltana: Michele Sebastiano (1870), Sante (1871), Francesco (1873), Colomba (1876), Maria (1878), Domenico (1881) il quale a sua volta si unirà a Wildelmina Binetti a Medicina, Angela (1879), Giuseppa (1883) ed infine Erminio (1885) che sposerà Luigia Minguzzi a Filo di Argenta il 21 giugno 1934. Può darsi che anche Sante si sia trasferito col fratello a Voltana dove nel 1848 nasce Domenica Maria Clementa e che, rimasto vedovo, si sia risposato con Francesca Bellenghi, che nel 1859 genera Annunziata. Il terzogenito Luigi abita a Voltana ed è sposato con Maria Tasselli ed i loro figli sono: Paola (1858), Francesco Paolo (1860), Paolo (1862), Teresa Giuseppa (1865) ed Angelo (1875); questi sposerà a San Bernardino Francesca Ricci Petitoni.
Di un terzo ceppo sappiamo di un Simone (forse 1767) che è sposato con Domenica Tasselli ed ha quattro figlie: Rosa (1800), Santa (1804) la quale sarebbe andata sposa a Napoleone Minzoni il 30 settembre 1826, Marianna (1807 – 1809) e Maria Anna (1810); nello stato delle anime del 1810 il Sacerdote annota che assieme a questa famiglia dimora il fratello di Simone, certo Paolo che si ipotizza nato nel 1775. Costui probabilmente è il padre di Luigi, futuro erede del Duca Silvestro. Tuttavia non risulta alcun Simone nella famiglia di Francesco Camerini della Ghinotta, perciò può darsi che questi abbia mentito al Sacerdote oppure che costui non abbia ben inteso la parentela. Costoro abitano nel 1805 nei Casanti Trozzi e nel 1810, quando viene registrata la presenza di Paolo, in località Magnavacche nella casa di proprietà degli Orfani Legato Porcari di Argenta.
Un quarto ceppo fa capo a Girolamo Camerini (forse 1750) che nello Stato delle Anime del 1790 è registrato vivente in un podere di sua proprietà assieme alla moglie Paola Martini di 36 anni e con i figli Domenica Maria di 13 anni (1777), la quale sarebbe andata sposa ad Antonio Maria Farina il 24 novembre 1799 e Luigi di 9 anni (1782), battezzato a San Lorenzo in Selva, ove pure erano nati nel 1780 Lorenzo e nel 1781 Luigi che probabilmente è morto prematuramente. Nei quindici anni successivi potrebbe essere avvenuto un rovescio economico che ha portato la perdita del podere, forse legato alla prematura morte di Girolamo avvenuta il 6 maggio 1798: infatti nel 1805 Paola Martini, vedova e Luigi Camerini, figlio, dimorano nella famiglia di Lodovico Dal Pozzo nella via Fiume Inferiore, forse lavorando come garzoni o servitori. Luigi poi nello stato delle anime del 1810 abita in località Scolo nella Larga Manzoni e risulta coniugato con Giacoma Baroncini (il matrimonio era avvenuto il 6 giugno 1807), i quali generano quattro figli: la primogenita Maria Luigia (1809) sposa Francesco Gamberini, un bracciante miserabile di Giovecca, nella chiesa di San Bernardino il 26 gennaio 1833. Il secondogenito Girolamo (1811) sposa nella medesima chiesa il 5 febbraio 1842 Giovanna Marri e genera a sua volta cinque figli: Marianna (1842), Antonio (1845), Luigi (1847?) che tuttavia è nato nella parrocchia di San Lorenzo in Selva e dove vive nel 1868 quando, il 26 ottobre, sposa Domenica Govetti di San Bernardino, Francesca (1848) e Giacomo (1851). Nello stato delle anime del 1815 la famiglia di Luigi Camerini risulta abitare in località Maccaferro, mentre nel 1821 abita alla Giovecca nel Capanno Salami. Risultano anche due figli della coppia non battezzati a San Bernardino: Maria Carmela (1812) e Lorenzo che muore neonato il 5 agosto 1813. Ed ancora nel 1830 il nucleo familiare si è spostato a Passogatto nel Capanno Bignardi e nel 1836 abita a Passogatto, in località “La Rotta” al Capanno Violani ma ormai oltre ai due coniugi è rimasta in famiglia la sola figlia Carmela la quale tuttavia si sarebbe sposata il 3 febbraio 1842 con Francesco Mongardi. Girolamo Camerini, con la moglie, la primogenita e la mamma nel 1843 abitano in località Marmana nel podere Bianchi Azzaroli. È soprannominato “l’Ometto”, fa il bracciante ed è definito dal sacerdote “povero”.
Ed infine di un quinto ceppo sappiamo di Angelo sposo di Pasqua Marescotti con i figli Teresa Augusta (1902), battezzata a Voltana e che sposerà a San Bernardino Tommaso Balbi il 17 novembre 1923, Clotilde (1910) anch’essa battezzata a Voltana e che sposerà Luigi Berti a San Bernardino il 7 settembre 1929, Gelindo (1913) e Maria (1918).

b) I ceppi Camerini di San Lorenzo
Un primo fa capo ad un altro Francesco che, sposato con Camilla Marchioni, appare dapprima a San Lorenzo in Selva dove nel 1768 il loro figlio Giacomo Antonio viene battezzato in periculo mortis (1) nella casa in cui è nato da tal Giacomo Geminiani, presente l’ostetrica Rosa Tasselli e, quale madrina, una parente: Maria Camerini di San Bernardino. Il battesimo fu poi ripetuto sub condicione dal Parroco. Successivamente la coppia battezza a San Bernardino un secondo figlio: Girolamo (1777).
Di un secondo ceppo sappiamo di Domenico Camerini e Maria Teresa (incomprensibile il cognome di costei) che nel 1776 generano Giuseppe.
Ma l’unica famiglia Camerini residente in quella Parrocchia, consultando gli stati delle anime, risulta essere quella di Angelo Camerini; essi abitano in via Cornacchiare, nel podere di Paolo Pascale, di cui è il colono. Angelo, fu Antonio, sarebbe nato nel 1780; la moglie, Rosa Magnani sarebbe nata nel 1789. Con loro abita il figlio Antonio (1810) che nel 1832 sposa Maddalena Pasquali (1807); di seguito, da questa coppia nasceranno in quella casa: Luigi (1834), Rosa (1836), Maria Angela (1837), Augusta (1838) e Giustino Domenico (1839). Di nessuno è stato trovato l’atto di battesimo nelle parrocchie di San Lorenzo, San Bernardino e Voltana. Nel 1840 i Camerini hanno lasciato il podere per una destinazione che ci è ignota.

c) I ceppi Camerini di Voltana
Nei battesimi di Voltana si trova solo un Antonio che, assieme alla moglie Maria Zattoni battezzano una figlia Adelinda nel 1880 ed un’altra figlia, Erminia Angela nel 1894. Costei sposerà a Lugo Giuseppe Marangoni il 29 novembre 1930.
Di un secondo ceppo abbiamo notizia di Paolo che, sposato con Maria Ghiselli genera Luigi nel 1882, Eugenio (1884) che sposerà a san Bernardino Paolina Facchini il 13 aprile 1924, Teresa (1887) Clotilde (1888), Giovanni (1891), i gemelli Giuseppe (17 – 30 aprile 1894) e Teresa (17 aprile – 1 maggio 1894), ed ancora i gemelli Giuseppe (1895) e Giuseppina (1895), Marco (1897) battezzato però a San Bernardino, Luigia (1898) che sposerà Vincenzo Bartolotti a San Lorenzo il 10 gennaio 1925,ed infine Lucia Maria (1903).
Altre famiglie Camerini, come si è visto, giungono a qui da altre Parrocchie; tuttavia col nuovo secolo non vi sono più battezzati col cognome Camerini a Voltana.

A questo punto viene lecito ipotizzare che Silvestro non sia stato sensibilizzato agli imponenti lavori idraulici che si andavano compiendo già da tempo nel ferrarese e nel ravennate per il recupero di terre all’agricoltura con la costruzione di canali consorziali e con il rafforzamento degli argini dei principali corsi d’acqua, solo frequentando le piazze ed i mercati della Romagna conducendovi capi di bestiame per conto terzi come vuole la tradizione, ma forse fu interessato anche dai vari “parenti” che risiedevano in queste terre basse potendosi ben ipotizzare che qualcuno di loro già prestasse servizio nelle opere di arginatura dei fiumi.

I protagonisti: Pasquale e Domenico Camerini

a) Le possessioni Camerini nelle campagne di Lugo.
Il futuro Duca non tralasciò di acquistare terre anche nell’agro lughese, perché quel territorio apparteneva, prima della “restaurazione”, alla Legazione di Ferrara. Dunque, è facile che questi terreni siano stati acquistati da Silvestro Camerini dopo il 1815 assieme agli altri più preziosi dell’oltre Po rodigino dalle famiglie ferraresi che se ne volevano liberare e li svendevano sottocosto perché essi erano passati in territorio straniero, cioè sotto l’Impero di Austria – Ungheria. E poiché i terreni lughesi erano vicini a casa magari Silvestro ne avrà avuto un qualche interesse. Che non si tratti dell’acquisto di un solo latifondo ma di tante particelle comperate probabilmente da più venditori, lo dimostra un contratto del 28 agosto 1854 che le descrive poste in Belricetto, in San Lorenzo in Selva, in Voltana, in Canal Riparto ed in Bagnara, della complessiva superficie di ettari 279 – are 48 – metri 40. Il latifondo comprendeva a Belricetto una villa padronale con annesso oratorio già appartenuta ai conti Fiaschi di Ferrara. Padre Serafino Gaddoni lo descrive (2) dedicato alla Concezione della B. Vergine eretto con decreto del 25 febbraio 1686, benedetto dal vescovo Zani nel 1692. La costruzione è a tre navate della misura di m. 20 x m. 10 con un solo altare; la pala dell’altare maggiore, che rappresenta la Madonna in trono col Bambino è attribuita al Garofalo (3). Il campanile possiede una campana di Clemente Brighenti portata dall’Oratorio della Pianta (4) “oltre cento anni fa” (5) dal duca Silvestro Camerini. Nei verbali della visita pastorale del 1828 e del 1834 viene aggiunto il titolo di Santa Galla Romana e nel 1869 la Madonna viene invocata col titolo di “Aiuto dei Cristiani”. All’epoca in cui scriveva padre Gaddoni esisteva ancora un legato di Messe istituito dal Conte Luigi Camerini, l’erede del Duca.

b) Arrivano i fratelli Camerini.
Nella villa padronale di Belricetto abitava il fattore addetto alla cura delle proprietà Camerini che nel 1836 è il sig. Giuseppe Tamba il quale la abita assieme alla famiglia, ma l’anno successivo le cose sono cambiate: i nuovi fattori sono Pasquale e Domenico Camerini che sono giunti lì con le rispettive famiglie da Castel Bolognese. Questi fratelli, gemelli, uno dei pochi casi di gemelli in tutto l’albero genealogico che ho riscontrato dal XVI secolo ad oggi, sono nati a Castel Bolognese nel 1798 e sono cugini di quarto grado con Silvestro Camerini. Infatti dal capostipite comune Paolo Astorre (1711) si discende a Francesco Andrea (1751) padre del futuro Duca, mentre da Bartolomeo (1716), ultimogenito di Paolo, v’è discendenza in Sante (1762) che sposa Maddalena Visani dalla quale ha dieci figli, l’ottavo ed il nono appunto sono Pasquale e Domenico.
Il motivo di questo cambiamento non ci è ancora noto; tuttavia conoscendo il temperamento di Silvestro Camerini si può ipotizzare che lui, fidandosi solo dei componenti della propria famiglia per la trattazione dei propri affari, abbia considerato più opportuno affidare la gestione di queste terre così lontane ai “nipoti” come lui stesso ogni tanto li cita; diversamente si può pensare che il contratto del fattore Tamba fosse scaduto, oppure ad un vero e proprio scioglimento del vincolo contrattuale con l’allontanamento del precedente fattore dalle proprietà. Con rogito del notaio ferrarese Giuseppe Calabria (6) del 28 agosto 1854 Silvestro Camerini cede poi in affitto tutti questi i terreni del Lughese ai fratelli Pasquale e Domenico e con successivo rogito del 12 aprile 1865 Silvestro concede loro tutti i terreni solamente dietro il pagamento di un livello pari a 3.000 Scudi papali, cioè circa 16.000 lire italiane, da pagarsi annualmente in due rate semestrali, una a Pasqua e la successiva il 29 settembre. I redditi dell’affitto e del livello di queste terre servivano per finanziare le beneficienze fino ad allora istituite a Castel Bolognese: Artigianelli Camerini e Beneficienza Cronici.

c) Le famiglie di Pasquale e Domenico Camerini.
Pasquale Camerini arriva a Belricetto assieme alla moglie Maria Borzatta e a quattro figli nati a Castel Bolognese: Paolo (1828), Giuseppe (1830), Maddalena (1831) ed Angelo (1836), mentre Luigi (1835) era probabilmente morto in quanto il nome ritorna altre tre volte in famiglia. A Belricetto vengono alla luce altri sette figli: Luigi (n.m. 1837), Luigi (1840), Maria Rosa (1842), Giovanni Sante (n.m.1844), Giovanni Sante (n.m. 1845) e finalmente Raffaele (1848). Da Luigi (1840), che sposa Domenica Gavelli, nascerà Girolamo nel 1868. Da Raffaele, unitosi in matrimonio con la contessa Augusta Porzi, discende la famiglia Camerini-Porzi di cui mi sono occupato in altra parte di questo grande studio sulla famiglia Camerini. Maddalena invece il 31 gennaio 1856 sposa Lorenzo De Giovanni di Vigonovo di Ferrara.
Anche Domenico giunge a Belricetto già sposato con Annunziata Cristoferi ma non sembrano avere al momento figli viventi. Qui tuttavia nasceranno Francesco Saverio nel 1839, il quale fu ordinato sacerdote il 19 dicembre 1863 e svolse il suo ministero a Lugo ove morì il 14 agosto 1912 e fu sepolto nel cimitero del Capoluogo; poi nel 1841 Sante che pare non essersi sposato e vivrà assieme al fratello Vincenzo; Virginia (n.m. 1843), Serafina (1845), Vincenzo (1848), Fortunata (1851) poi suora a Forlimpopoli ed infine Antonio (1853).
Assieme alle due famiglie vivrà sempre una sorella non sposata: Orsola, nata a Castel Bolognese nel 1795 e, per un certo periodo, un nipote proveniente da Castel Bolognese: Paolo Budini, figlio di Giuseppe e di Marianna Camerini detta “la Padovana”, che nel 1837 risulta avere 29 anni.

I discendenti di Domenico Camerini

Vincenzo figlio di Domenico pare sia l’unico ad avere avuto discendenza; infatti dal matrimonio con Angela Lolli nascono sette figli: Sante (1871), Giovanni Battista (1873), Giulio (1875), Virginia (1878) poi suora a Forlì, Anna (1880), Domenico (1882) e Luigi (1884). Nel 1884 tutti abitano in via Fiumazzo 197, in una casa di proprietà assieme al fratello di lui fratello Sante Camerini e a Petro Venturi che probabilmente era il garzone di famiglia. Vincenzo viene classificato “colono”.
Tra i figli di Vincenzo seguiamo la storia di Battista e di Giulio, ultimi proprietari della villa di Belricetto. Giovanni Battista sposa il 26 giugno 1913 nella chiesa di Sant’Isaia a Bologna la ben più giovane contessa Giovanna Galli. La coppia non avrà figli e, rimasti quali ultimi proprietari della villa, Giovanni Battista la lascerà per testamento alla Diocesi di Imola. Nel dopoguerra verrà così costituita la Parrocchia di Belricetto, scorporandone il territorio da quella di San Bernardino in Selva; l’oratorio diventa la chiesa parrocchiale e la villa ne è la canonica e la residenza del Parroco.
Giulio sposa a Lugo il 29 luglio 1916 Edvige Giunchedi ed acquista il palazzo di Lugo in corso Mazzini di fronte alla chiesa di San Giacomo, oggi di proprietà Dente. Giulio ha due figli: Vincenzo (1921) il quale ha avuto due figlie; Giorgio (1933), sposato con Olinda Zaccari, ha avuto Elena e Michele (1970). A sua volta Michele ha sposato Silvia Casadio dalla cui unione è nato Cesare (2005) e così siamo arrivati ai nostri giorni.

Paolo Camerini e la nascita di Luigi, erede del duca Silvestro

Poche notizie si sanno su Paolo Camerini, fratello maggiore di Silvestro, salvo quella di essere il padre di Luigi, erede della fortuna del duca Silvestro, e che sarebbe morto quando Luigi era in tenerissima età. Dopo questi studi v’è un po’ più di chiarezza sulla vita e sul ruolo di questo fratello. Lo abbiamo visto in casa di Simone Camerini a San Bernardino nel 1810. Pochi anni dopo lo ritroviamo a Voltana. Qui il 27 gennaio 1813 Paolo sposa la voltanese Lauretana Guerrini e sempre a Voltana il 9 aprile 1815 nascerà il loro primogenito Francesco, il quale tuttavia muore sette giorni dopo, il 16 aprile. La famiglia si muove da Voltana, attraversa il Reno e si stabilisce a San Biagio di Argenta dove il 9 ottobre 1819 nasce Francesco Luigi Camerini.
La mancanza degli stati delle anime delle parrocchie di Voltana e San Biagio di Argenta ci priva di preziose notizie, ma è lecito ipotizzare che Paolo, assieme al fratello Cristoforo sovrintendessero per conto di Silvestro ai lavori di arginatura dei fiumi: Cristoforo nel rodigino e nell’alto ferrarese, Paolo nel lughese e nel basso ferrarese. Sono infatti quelli gli anni in cui Silvestro diventa il colosso delle arginature, esce dalla miseria e si trasferisce a Ferrara; ma, si sa, solo dei parenti più stretti lui si fidava per seguire ed appaltare i lavori.
Paolo sarebbe morto in circostanze e località sconosciute (a San Biagio di Argenta non risulta) nel 1821/22.

(1) Anche l’attuale Codice di diritto canonico prevede l’istituto del battesimo del neonato in periculo mortis (can. 867, §2). In passato capitava frequentemente che all’atto della nascita, qualora il bambino apparisse in pericolo di morte imminente, la levatrice o un’altra persona procedesse al battesimo, per poi recarsi in parrocchia per eseguire la regolare registrazione. Il sacerdote procedente, nel caso avesse dubbi sulla validità del battesimo e se il battezzato nel frattempo non era morto, poteva ripetere il sacramento del battesimo in una forma speciale definita “sotto condizione”. L’urgenza di battezzare era data dalla credenza, mai stata una verità di fede, che l’anima del neonato non battezzato e morto finisse nel “Limbo”, un particolare luogo che non era di sofferenza, descritto anche da Dante Alighieri nella Divina Commedia, dove tuttavia non si poteva godere della visione salvifica di Dio. La dottrina post-conciliare non menziona più chiaramente il Limbo ma si afferma che i bambini morti senza Battesimo sono affidati «alla misericordia di Dio […]».
(2) GADDONI S: Le chiese della Diocesi di Imola – Volume III a cura di B. Monfardini, Città di Castello, 2008, pag. 89
(3) Benvenuto Tisi da Garofalo (Canaro, 1476 o 1481 – Ferrara 6 settembre 1559) è stato un pittore tardo rinascimentale il quale ha operato prevalentemente a Ferrara ma ha lasciato sue opere anche a Roma, Venezia e Modena.
(4) Così padre Gaddoni descrive l’oratorio della Pianta dedicato a Santo Stefano: “L’oratorio di Santo Stefano, eretto sullo Stradone Bentivoglio distante 5 miglia dalla Parrocchia di San Bernardino in Selva, a desta del fiume Santerno, detto popolarmente La Pianta è di proprietà dei Marchesi Bentivoglio, che hanno eletto come cappellano don Giuseppe Siroli, obbligandosi a celebrare 3 messe ogni settimana, perché hanno lasciato in dote oltre 100 tornature: 50 di terra attiva e 50 prativa. Nel 1739 il quaresimalista vi predicava ogni pomeriggio. Nel 1834 oltre la dedica a Santo Stefano si aggiunge quella ai SS. Angeli ed è di proprietà della famiglia Bentivoglio-Aragonesi. Questo oratorio, ricostruito circa 30 anni orsono, durante la settimana rossa l’11 giugno 1914 è stato bruciato. Acquistato da Giovan Battista Camerini di Belricetto, nel 1920 è stato trasformato dal Comune di Lugo in abitazione civile e nel 1921 l’amministrazione socialista l’ha convertito in camere per inquilini”. GADDONI S.: op. cit. pag. 95
(5) GADDONI S.: op. cit. Poiché le ricerche di padre Gaddoni furono eseguite negli anni ’20 del secolo scorso, si può ipotizzare che ciò sia avvenuto verso il 1820-1830 quando già villa ed oratorio erano proprietà Camerini.
(6) In questo atto è allegato il cabreo dei possedimenti lughesi del Duca. Purtroppo la sezione notarile dell’Archivio di Stato di Ferrara da anni non è consultabile per inagibilità dei locali né, a detta del Direttore, le cose cambieranno nel corso dei prossimi anni.

Bibliografia:
Archivio Diocesano di Imola – Archivio della Parrocchia di San Bernardino in Selva – Stati delle Anime 1790 – 1884.
Archivio Diocesano di Imola – Archivio della Parrocchia di San Lorenzo in Selva – Stati delle Anime 1831 – 1840.
Archivio Diocesano di Imola – Archivio della Parrocchia di San Lorenzo in Selva – Libro dei battezzati 1736 – 1780.
Archivio Storico Diocesano di Ravenna – Archivio della Parrocchia di San Biagio di Argenta – Libro dei battezzati 1775 – 1814.
Archivio Storico Diocesano di Ravenna – Archivio della Parrocchia di San Biagio di Argenta – Libro dei morti 1819 – 1829.
Archivio Parrocchiale di San Bernardino in Selva – libri dei battezzati, morti e matrimoni 1700 – 1900;
Archivio Parrocchiale di Voltana – libri dei battezzati, morti e matrimoni 1700 – 1900;
Archivio Parrocchiale di San Petronio in Castel Bolognese – Libri dei battezzati dal vol. I al vol. XIV.
GADDONI S: Le chiese della Diocesi di Imola – Volume III a cura di B. Monfardini, Città di Castello, 2008.

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