Il San Martino appartenuto a Mazzolano, trasformato dal Borghesi

di Paolo Grandi

Come detto in precedenza, parlando del quadro “riemerso” attribuito al Gennari già appartenuto alla chiesa di Santa Croce poi acquistato dal Parroco di Mazzolano e posto sull’altare maggiore di quella chiesa, ora esposto a Riolo, occorre ricordare che nella medesima chiesa v’era un’altra opera che ha un legame con Castel Bolognese. Ora che il Prevosto di Riolo, don Gabriele Tondini, ha ottenuto dai magazzini del Museo Diocesano i quadri già appartenuti a Mazzolano, possiamo vedere il Sant’Antonio Abate (già San Martino…) opera di Francesco Borghesi, detto Giapité.
Certo, padre Gaddoni non è stato tenero col pittore castellano, il quale peraltro non era certamente un grande artista e così, assestando un colpo di accetta, si esprime: “Si ammirano in essa (cioè in Mazzolano ndr) quadri di buoni autori, che dovrebbero esser rimessi al loro stato originale. Sopra l’altare maggiore stava un San Martino, dipinto in principio del sec. XVI. Questo quadro, dice il Dall’Osso, «è stato convertito in Sant’Antonio abate aggiungendo una fiaccola ed un campanello che si possono facilmente levare». Per meglio dire è stato deturpato dal Borghesi (Giapité) di Castel Bolognese” (1). Il “delitto” è datato 1876.
E pensare che Francesco Borghesi, per tramandare ai posteri la sua opera, si è pure firmato sul retro del quadro con cognome, nome e soprannome!
Eppure, a guardarlo bene, la trasformazione effettuata dal Borghesi alla figura non sembra così mal riuscita da meritare un tale giudizio negativo. Tuttavia non mi pronuncio oltre perché non sono un esperto di pittura…
A voi però lascio l’ultima parola, che vi invito ad esprimere.

(1) GADDONI S.: Le chiese della Diocesi di Imola, Vol.1, Imola 1927, pag.144.

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