Notizie storiche sulla festa di Sant’Antonio abate a Castel Bolognese

La festa di Sant’Antonio abate è ancora una festa tradizionale di una certa rilevanza soprattutto nelle nostre parrocchie di campagna. A Castel Bolognese ne abbiamo memoria storica nel febbraio del 1778, quando l’Unione dei mercanti decise di riprendere l’antica usanza. La festa, l’anno prima, non c’era stata a causa delle spese onerose a carico del priore e l’Unione. Infatti era consuetudine che essi offrissero due volte da mangiare e da bere ai trombettieri, ai bombardini, agli aderenti all’Unione e al predicatore nel giorno della festa, ed inoltre dar da bere e una ciambella ciascuna da due baiocchi a quanti li andavano a prendere a cavallo da casa. Il martedì antecedente la festa, inoltre, all’alba facevano scoppiare molti mortaretti al suono delle campane della chiesa arciprete e della torre.
Il giorno della festa, di buon mattino tutti coloro che possedevano un cavallo, si era arrivati anche a cento, si ritrovavano alla casa del priore, che soleva dispensare loro vino a profusione.
Quando tutti erano arrivati, il priore a cavallo in mezzo ai due compagni si incamminavano verso il canale. Li precedevano due trombettieri, che di tanto in tanto suonavano e due bimbi vestiti da angeli muniti di torce, seguivano i compagni a tre e a quattro.
Il corteo, giunto alla Porta del Canale, proseguiva verso la Porta del Borgo.
Da qui ritornava indietro fino alla piazza e raggiungeva la chiesa di San Petronio.
Il parroco con cotta e stola riceveva l’oblazione delle torce e benediceva tutti i presenti che sfilavano davanti a lui dopo averlo ricevuto il pane benedetto.
Il corteo proseguiva per le strade del paese e alla casa dei compagni trovavano nuovamente da bere. Al termine dei vari giri, sempre in corteo si riaccompagnava a casa il priore. Questi, con i compagni e i due angeli, raggiungeva la chiesa per assistere al panegirico.
Per i giovani la festa continuava. Scorrazzavano a cavallo per il paese e tale era lo spettacolo da attirare tanti dai paesi vicini, più del panegirico in chiesa.

(Biblioteca comunale di Castel Bolognese: Bagnaresi, Manoscritti, fasc. 5*, busta 1)

Tratto dalla tesi di laurea di Maria Merenda “La partecipazione del Consiglio comunale alla vita religiosa di Castelbolognese (1469-1796)”

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