Villa Diamantina

Villa Diamantina

La facciata di Villa Diamantina (foto Grandi)

Così pure rispose negativamente alla mia raccomandazione, che facesse un piccolo legato annuo di Sc. 50 almeno ad tempus al piccolo ragazzo Domenico delli q. Lorenzo Deggiovanni, e Camerini Maddalena, ambedue di lui attinenti in parentela, e per servizio in qualità di Castaldi morii pochi anni prima in Diamantina. Chi scrive è mons. Tommaso Gamberini, consulente ed ispiratore delle beneficenze lasciate dal Duca Camerini, in uno scritto depositato presso l’archivio delle Opere Pie di Castel Bolognese, affrettandosi poi a concludere che il Duca, dal piglio burbero, ma dal cuore generoso, lasciò per testamento allo sfortunato ragazzo addirittura 300 scudi annui (circa 12 milioni di lire attuali) in perpetuo.

Mi restava il mistero della località ove i genitori del Degiovanni avessero fatto i fattori. Dopo tanto cercare nei documenti del Duca, trovai per caso una relazione di un amministratore che riferiva un episodio capitato al Camerini appena di ritorno da Diamantina, nel ferrarese. Fortunatamente, la località era segnata in una dettagliata carta regionale e, pertanto, tramite il Comune di Vigarano Mainarda di cui fa parte, ho ottenuto notizie sul luogo. Non è difficile raggiungere Diamantina; il viaggio e la visita impegnano un pomeriggio. Giunti a Ferrara, seguite le indicazioni per Mantova; procedete sulla Statale 496 Virgiliana fino a Vigarano Pieve; passato il paese circa un chilometro, sulla destra, troverete l’indicazione per Diamantina. Dalla statale, alta sulla campagna, un rettilineo asfaltato, superando due canali e dividendo i fertili campi opera della bonifica, conduce in pochi minuti al ridente borgo agricolo su cui primeggia la villa già Camerini.

Diamantina non ha l’imponenza e la nobiltà della villa di Piazzola sul Brenta, tuttavia vanta una storia di tutto rispetto. A differenza della residenza veneta, che divenne il simbolo della potenza economica della famiglia, quella ferrarese era e rimase piuttosto una dimora di campagna, ove trattare gli affari dell’azienda agricola, priva pertanto di opere d’arte di rilievo e senza sfarzo di decori ed affreschi. La tradizione vuole che la torre, inserita nella facciata dell’edificio principale, sia di epoca matildina e servisse di guardia alle nuove terre emerse dalla bonifica. Essa, insieme con il fondo su cui domina, fu ceduta nel 1506 al duca Ercole I d’Este e passò ai suoi discendenti, per cui è annoverata nell’elenco dei beni di proprietà di Ercole II al momento della devoluzione del ducato allo Stato Pontificio (1597), rimanendo a tale famiglia fino a quando Francesco III duca di Modena la vendette al conte Gian Luca Pallavicini il 10 luglio 1756, che la unì alla vicina tenuta Sammartina di cui era già proprietario. Nel 1767 villa e terreni furono venduti alla famiglia genovese Centurioni che successivamente vi incorporò la confinante tenuta Ca’ di Dio. Passato poi ai marchesi Lomellini, sempre di Genova, l’intero fondo agricolo fu acquistato dal duca Camerini attorno al 1820.

Il corpo centrale della villa, che abbraccia la torre medievale, è il più antico e può farsi risalire all’epoca estense; i grandi fienili a portici, i magazzini, i rimanenti edifici, nonché le case coloniche attorno alla costruzione sono tutte opere compiute da Silvestro Camerini che impresse un grande impulso allo sviluppo della produzione agricola di Diamantina. A causa dei tanti rimaneggiamenti avuti nei secoli, il profilo architettonico dell’edificio è difficilmente leggibile. Nella torre, elemento cardine della struttura, si apre l’ingresso principale che immette in un androne passante che divide la costruzione in due parti simmetriche. Al di sopra dell’ingresso, un balcone marmoreo su colonne e la trifora che vi si affaccia, insistendo su agili colonnine di ferro, fanno pensare più alla commistione di un ritrovato gusto ottocentesco per l’oriente con la solennità del rinascimento, piuttosto che alla valorizzazione della struttura medievale; lo scalone a due rampe alla destra dell’androne è settecentesco, ma con rimaneggiamenti del tardo ottocento, visibili nella balaustra e nei materiali impiegati. Risulta invece molto interessante la disposizione dei vani attorno all’ androne, di tipico gusto ferrarese.

Separata dalla residenza padronale è l’abitazione del bovaro, ora abbandonata, bassa e con il prospetto principale rivolto verso l’esterno della corte. Le altre costruzioni ausiliarie del complesso sono disposte in ordine sparso nel modo proprio di tutta la zona. Di certo interesse, a fianco della strada maestra, è la piccola chiesa-oratorio dedicata a San Silvestro con semplice facciata in cotto.
Una lapide postavi di recente dall’attuale proprietario della villa, dott. Cavallari, recita: 
Questo oratorio compiuto nel 1839 da Silvestro Camerini e dedicato a S. Silvestro fu eretto in sostituzione dì un altro risalente al XVII sec. che sorgeva di fronte alla villa demolito nello stesso anno. Restaurato da G. Morelli per volontà del dott. E. Cavallari e restituito ai fedeli della Diamantina nel 1980.

Oratorio di Villa Diamantina

L’oratorio di Villa Diamantina. Da notare, in piccolo, sulla destra, la lapide di cui è stato riportato il testo (foto Grandi)

I fienili della villa ospitano un’originale raccolta di foto d’epoca, carte del territorio, macchine industriali e attrezzi che illustrano le operazioni di bonifica condotte a Vigarano e conclusesi nel 1930, nonchè la vita degli agricoltori della zona dal secolo scorso al secondo dopoguerra; la collezione, voluta dal dott. Cavallari, che fu amico del compianto padre Vittorio da Cento, già Priore del nostro Convento dei Cappuccini, ha preso vita grazie all’entusiasmo del suo curatore e custode sig. Antonio Dal Passo, che non manca di illustrare ai visitatori ogni oggetto esposto. Il cortile della villa accoglie ogni anno, ai primi di maggio un’importante mostra canina internazionale.

Paolo Grandi

Villa Diamantina

Villa Diamantina, particolare della facciata con in primo piano la torre medievale (foto Grandi)

 

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