Marzo 1945: una primavera di speranza

di Paolo Grandi

“Le ciliegie stanno per maturare” è la frase in codice captata da qualche radio clandestina piazzata nelle cantine castellane e che significava che il fronte, a breve, si sarebbe mosso. Per questo motivo marzo fu un mese di intensa attività bellica che gli alleati usarono per fiaccare la resistenza dell’esercito tedesco; duelli a colpi di granata si susseguirono durante il giorno e spesso anche la notte per tutto il mese e Franco Ravaglia segnala solo tre giornate calme: il 4 il 18 e il 19. Notevole l’attività aerea per tutto il mese con sganci di bombe sul centro ed in campagna. Cosicché ne seguirono ulteriori distruzioni e ciò che non cancellavano bombe e granate veniva abbattuto dai tedeschi per cercare in ogni maniera di ostacolare l’avanzata nemica ma, soprattutto, la popolazione civile subì un notevole numero di morti e feriti. Il diario di Tristano Grandi registra in questo mese il maggior numero di attività svolte dalla Squadra Portaferiti C.R.I., ben 52.
Nella frazione di Biancanigo il parroco don Tambini era riuscito ad istituire una zona “neutra” che comprendeva la chiesa e la casa colonica “Furlona” posta ove ora c’è la Casa d’Accoglienza “San Giuseppe e Santa Rita”. Egli convenne con l’autorità tedesca di stabilivi una zona ospedaliera, libera da militari che non fossero feriti, innalzando sul campanile il vessillo vaticano bianco/giallo. Gli inglesi furono avvertiti ed il patto fu accettato. In Canonica e nella casa adiacente trovarono rifugio tutti gli abitanti della borgata. Ciò avvenne a pochi passi dal fronte, distando quella chiesa poco più di cento metri dal fiume. In marzo tuttavia avvenne il cambio del presidio tedesco, di stanza alla villa detta “la Capanna” e vi subentrarono i paracadutisti, sebbene tra essi vi fossero avanzi di tutte le Armi; costoro chiamarono il Parroco che trattarono come una spia e lo costrinsero ad essere un sorvegliato speciale. Intanto cominciarono a piovere le granate ed una di questa, la sera del 14 marzo, uccise un colono della “Furlona”. Tra il 19 ed il 20 marzo il comando tedesco ordinò l’evacuazione dapprima della canonica poi della “Furlona” ed il giorno 21 un convoglio di circa 40 persone tra le quali donne, bambini, ammalati, preceduti da don Tambini e dall’immagine della Immacolata posta sopra un carro nel quale presero posto le povere cose degli sfollati marciò processionalmente per Imola.
Una parte delle cieche di Bologna, già ospitate a Villa Rossi poi nella canonica di Biancanigo giunsero la mattina del 19 marzo al Monastero delle Domenicane dopo aver trascorso la notte ospitate nelle cantine dell’Ospedale. Nell’atrio del Monastero attesero le ambulanze della Croce Rossa per essere riportate a Bologna, ma queste non giunsero e perciò il comandante tedesco ordinò alla Monache di accoglierle nelle cantine per la notte. L’arciprete Sermasi in quella giornata provvide al loro sostentamento; finalmente il giorno successivo poterono partire.
La festa di San Giuseppe, il 19 marzo, era particolarmente sentita a Castel Bolognese sia perché l’Istituto delle Maestre Pie era intitolato al Patriarca ed anche perché era l’onomastico dell’Arciprete Sermasi. Nella cantina delle Domenicane fu celebrata la Messa con la partecipazione dell’Arciprete il quale impartì la benedizione assistito dal parroco della Pace e da altri sacerdoti e seminaristi. Essendo una giornata bella e calma, tanti rifugiati arrivarono da fuori e la cantina era gremita. Il 25 marzo era la Domenica delle Palme; furono benedetti ramoscelli verdi in sostituzione dei rami d’ulivo che vennero distribuiti ai numerosi fedeli che anche in questa occasione accorsero, nonostante i pericoli, nella cantine delle Domenicane. Durante la Settimana Santa furono celebrate in maniera ridotta le Funzioni del Triduo. Le Domenicane ricordano che fu celebrata la Messa fino al giovedì in cui si fece la S. Pasqua, e la sera il Parroco della Pace parlò loro con accento ispirato della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo. Nella cantina dei rifugiati il Parroco della Pace aiutato da un altro Sacerdote sfollato e da alcuni seminaristi, compì le funzioni in modo assai ridotto.
Il nuovo mese si apriva col giorno di Pasqua. Una Pasqua di speranza.

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