Vittime civili: lettere C-E

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Fotografia Nome e cognome Data di nascita Data di morte Causa della morte/notizie varie
sagoma CAMERANI GIULIA 22-01-1883 21-12-1944

BOMBARDAMENTO AEREO?

Sfollata da Bologna alla fine del 1942, morì nella casa parrocchiale di Campiano, in via Morandina 1. Le cause della morte sono dedotte dal registro del cimitero di Campiano; a guerra finita fu inumata in quel cimitero e, a fianco della registrazione della sepoltura, compare la nota “già sepolta sotto le macerie”.

cani_aldo1 CANI ALDO 17-04-1911 28-04-1945

SCOPPIO DI MINA

Milite dell’UNPA, abile sminatore, incaricato di sminare un passaggio sul Senio, il 15 aprile 1945 inciampava nell’ultima mina rimasta, rimanendo gravemente ferito. Trasportato all’Ospedale Civile di Faenza il giorno 28 aprile vi decedeva lasciando nella desolazione la moglie e l’unica figlioletta

Nel 1947 fu insignito di medaglia d’argento al valor civile alla memoria con la seguente motivazione:
“Componente di una squadra di soccorso durante l’imperversare della guerra in quelle contrade, si prodigava per più mesi nelle operazioni di rimozione delle macerie degli edifici colpiti da bombe, nel salvataggio dei sepolti e nello spegnimento degli incendi. Abile sminatore, durante le operazioni di bonifica di un ponticello sul Senio, in seguito allo scoppio di una mina, perdeva eroicamente la vita”.

cani_aldo_diploma

cani_angelo CANI ANGELO 29-02-1892 22-04-1945 SCOPPIO DI MINA

morto a Imola

cantagalli_pellegrino CANTAGALLI PELLEGRINO 01-10-1910 09-05-1945 SCOPPIO DI MINA

Pellegrino Cantagalli, detto Buschèt, rimase coinvolto nella tremenda esplosione avvenuta il 4 maggio 1945 presso il podere Beneficio (Benefezi) che causò la morte istantanea di Angelo e Pasquale Galli e Giuseppe Lombardi. Pellegrino stava transitando lungo la strada e aveva cercato invano di convincere i Galli a non continuare il loro lavoro di sminamento, che egli riteneva troppo pericoloso; rimasto ferito gravemente, fu trasportato all’Ospedale di Imola, dove morì il 9 maggio successivo, lasciando orfani numerosi figli (si veda la scheda di Angelo e Pasquale Galli).

casadio_andrea CASADIO ANDREA 20-01-1922 17-02-1945

FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

La sua morte viene descritta dal padre Angelo in una lettera inviata nell’aprile del 1945 alle Opere Pie:

“La mattina del 17 febbraio un giovane [Ariovisto Liverani, ndr] che si trovava in via Morini veniva gravemente colpito da una scheggia di granata.
Mio figlio Casadio Andrea di anni 23 che abitava a pochi metri di distanza dall’avvenuta disgrazia accortosi del sinistrato corse subito sul posto per procurargli le prime cure e quando stava per raggiungerlo fu colpito mortalmente da una granata alla testa.”

(si ringrazia Donatella Casadio per la fotografia)

casadio_bianca CASADIO BIANCA 23-12-1926 12-02-1945 SCHEGGIA DI GRANATA

STRAGE DEL BORELLO

(foto tratta da “Al di qua del fiume”, regia di Francesco Minarini)

casadio_giancarlo CASADIO GIANCARLO 09-07-1927 13-06-1945 SCOPPIO DI MINA

Rastrellatore di mine

sagoma CASADIO PIERFRANCO 09-03-1944 10-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA DI BOMBA

La famiglia Casadio si era rifugiata presso la famiglia Villa, con cui era imparentata, che viveva nel fondo Serraglio sito in via Canale. Il 10 dicembre 1944, Gaspare Casadio, padre del piccolo Pierfranco, mentre si stava trasferendo, col figlioletto in braccio, dalla stalla a un rifugio, fu colpito da una piccola scheggia alla spalla. La scheggia gli trapassò la spalla e andò così a colpire il piccolo Pierfranco alla tempia, uccidendolo.

casadio_renzo CASADIO RENZO
detto Enzo
12-01-1936 05-01-1945

FERITA DA ARMA DA FUOCO

Le circostanze della sua morte sono raccontate in un atto di notorietà, datato 3 marzo 1945, conservato nell’Archivio comunale di Castel Bolognese:

“Alle ore otto del 5/1/1945 mentre il giovane Casadio Renzo di Sante di anni 9 saliva le scale della cantina della casa situata in via Biancanigo 50, per recarsi al piano superiore unitamente alla madre ed al padre, veniva colpito mortalmente da arma da fuoco in possesso di un maresciallo germanico che aveva stanza nella stessa cantina”

casadio_serafino CASADIO SERAFINO 10-01-1876 29-03-1945 FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA
cassani_giuseppe CASSANI GIUSEPPE
(detto PEPPINO)
19-03-1936 28-12-1946 SCOPPIO DI MINA

Della sua morte riferì Il Resto del Carlino del 1° gennaio 1947

“Lo scoppio di un ordigno
uccide uno scolaro
Faenza, 31 dicembre

Nella bassa campagna di Castelbolognese, intenti a far pascolare tre pecore, l’altro ieri Angelo Rivalta di Giovanni, di 13 anni, residente in via Borello 8, e lo scolaro di 10 anni Giuseppe Cassani di Sebastiano, residente nella stessa via al n. 9. Nei pressi del ponte ferroviario sul Rio Sanguinario nella linea di confine tra i comuni di Imola e Castelbolognese, il Cassani rinveniva un ordigno esplosivo. Mentre il compagno si scostava per badare le pecore, il Cassani commetteva, ignaro, l’imprudenza di picchiare con una pietra sull’ordigno provocandone l’esplosione. Il disgraziato ragazzo rimaneva ferito in modo particolarmente grave, mentre l’altro, che si trovava lontano circa 15 metri, riportava solo scalfitture al viso. Accorso sul posto il padre di quest’ultimo, che era a lavorare nei paraggi, trovava il Cassani bocconi al suolo che dava ancora segni di vita. Trasportato da lui stesso nella sua abitazione, vi giungeva purtroppo cadavere.”

Il 28 gennaio 1947 fu distribuita una memoria funebre in occasione del trigesimo della morte.
Fu anche stampato un quadretto commemorativo.

(si ringrazia Giuseppina Cassani per la documentazione fornita)

cavalieri_itala CAVALIERI ITALA
vedova Lorenzoni
12-11-1865 24-01-1945 SOFFOCAMENTO DA CROLLO

Sfollata da Bologna, morì nella cantina della casa di Felice Borghi, sita in Corso Garibaldi 77, assieme alla famiglia Fenara con cui era imparentata. Per maggiori particolari si rimanda alla scheda sui fratelli Fenara.
E’ sepolta nel cimitero della Certosa di Bologna

cavallari_angiola1 CAVALLARI ANGIOLA 13-11-1907 22-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

Residente nella parrocchia della Serra, morì senza sapere che il marito Rinaldo Scalini era morto in prigionia il 5 dicembre precedente. La conferma della morte di Rinaldo arrivò solo molto tempo dopo. Il 24 marzo 1947 fu distribuita una memoria funebre, una cui copia è conservata nell’Archivio parrocchiale di Campiano, che racconta le ultime ore di vita di Angiola Cavallari:

“Non pensava certo la buona Angelina, quel crudo mattino del 22 dicembre 1944, quando, in un momento di tregua delle artiglierie battenti le colline di Serra, volle dal rifugio sotterraneo, dove aveva cercato scampo, ritornare un po’ nelIa sua Ca’ Zanelli, di andare incontro alla morte e di essere prossima all’eterna riunione col suo Rinaldo, il marito, deportato da oltre un anno, lontano in terra di Germania, del quale non aveva da qualche tempo notizie.
Eppure fu proprio così! Essa, entrata appena nella stalla, mentre stava conversando con gli altri famigliari, tutta contenta di averli trovati in discrete condizioni, colpita improvvisamente al ventre da una scheggia di granata, si abbattè al suolo, in un lago di sangue, dicendo: io muoio, chiamatemi il parroco, che subito accorse a prestarle gli ultimi conforti della Fede.
Egli, il povero Rinaldo, non avendo potuto resistere ai pesi ed alle privazioni, che gli venivano imposte in un campo di lavoro tedesco, era deceduto, per esaurimento organico il 5 dicembre 1944.
I due coniugi, che tanto si erano amati in vita, vittime inconsapevoli ed innocenti della guerra, riunendosi per sempre nella luce e nella gloria di Dio, ebbero così il premio dell’olocausto supremo”.

sagoma CAVINA ANTONIO 19-04-1882 30-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA

Morto a Imola, è sepolto nel cimitero di Faenza

CERONI TERESA 1869 15-12-1944 SCOPPIO DI GRANATA

Morta a Biancanigo, è sepolta nel cimitero di Faenza.

chiarini_umberto CHIARINI UMBERTO 01-03-1912 31-08-1945 MINA

Residente a Riolo Terme, risulta morto a Castel Bolognese il 31 agosto 1945 presso la casa sita in via Faenza 33 (attuale via Emilia levante).
La data di morte non combacia con quella pubblicata sul volume “Popolazione e memoria della guerra nel Ravennate” (elenco di Riolo Terme).
E’ sepolto nel cimitero di Riolo Terme.
Della morte del Chiarini riferisce il Corriere dell’Emilia del 5 settembre 1945:

Ucciso da un’esplosione dopo aver rimosso 900 mine

Faenza, 4 settembre

Un agguato tragico, dei tanti che formano ormai una lunga catena, attendeva a due chilometri da Castelbolognese, il trentaduenne Umberto Chiarini, da Brisighella, domiciliato a Riolo Bagni, specializzatosi nel rastrellamento dei tremendi ordigni disseminati in quelle campagne. Assunto per la rischiosa bisogna dal sig. Paolo Dalmonte, di Faenza, proprietario del podere “Righetta”, il Chiarini, in soli due giorni si calcola avesse liberato il terreno di circa 900 mine. Lo sfortunato non ha purtroppo potuto portare a termine l’opera generosa di bonifica. Uno scoppio violentissimo ha dilaniato orribilmente il corpo del Chiarini, la cui morte, subito temuta, constatavano due coloni della casa discosta 400 metri”.

cimatti_delmo1 CIMATTI DELMO
di Antonio
13-01-1907 24-12-1944

FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

morto a Imola

Le circostanze della sua morte sono descritte in una memoria funebre, conservata nell’Archivio parrocchiale di Campiano, che racconta anche la storia di Antonio, padre di Delmo, rimasto ferito e morto ad un anno esatto di distanza dal figlio, dopo la guarigione della ferita, per una malattia:

“Ad un anno di distanza, padre e figlio si sono ricongiunti nella luce di Dio!
Un grave infortunio, occorsogli nel fiore degli anni, aveva tolto a Delmo il sorriso della giovinezza,le gioie del lavoro, rendendolo depresso nel corpo e nello spirito, senza speranza, senz’avvenire. Nella sua vita tormentata trovò conforto solo nella religione e nelle cure amorose della famiglia. E quando, la mattina del 4 dicembre 1944, nel bombardamento aereo, che fece in Serra le prime vittime, fu colpito da scheggia, dentro la sua casa, detta la “Sigla” sebbene le ferite sembrassero lievi, Egli sentì prossima la fine e lo manifestò, con rassegnate parole, al suo parroco accorso a prestargli i sussidi della Fede. Nei giorni successivi andò peggiorando, si chè fu deciso di trasportarlo all’ospedale d’ Imola, non ostante l’infuriar delle granate e della guerra vicina. Il viaggio fu una vera odissea. Ma ciò non valse a strapparlo alla morte, e la vigilia di Natale il suo martirio ebbe termine il suo spirito si acquietò in Dio.
Passò qualche tempo e nelle improvvisate corsie sotterranee dello stesso ospedale, giacque anche il padre Antonio ferito da scheggie di granate. Contro ogni trepida aspettazione, a motivo dell’età e degli acciacchi che le privazioni e le sofferenze di guerra gli avevan reso più acuti, Egli vinse la dura prova e potè ritornare guarito, dopo la liberazione, in seno alla sua famiglia. Parve anzi ringiovanire e, tutto contento ed arzillo, preparò ed assistette, poco prima di cadere malato, al matrimonio della figlia Adalgisa, che volle Egii stesso accompagnare, nel giorno delle nozze, alla casa dello sposo. Troppe scosse
aveva dato la guerra, perchè la sua fibra potesse ancora resistere a nuovi mali. Chiese e ricevette in piena lucidità di mente i carismi cristiani e la notte seguente alla festa del Santo Natale si spense serenamente fra lo strazio ed il pianto della moglie e dei figli inginocchiati intorno al suo letto.
Per il bene compiuto, per i dolori sofferti, per la Fede che li animò anche nell’estremo sacrificio, Iddio li abbia in gloria, e conceda a tutti i loro cari le più elette consolazioni!”

cimatti_domenica CIMATTI DOMENICA 01-04-1889 09-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

E’ sepolta nel cimitero della Serra

cimatti_enrico CIMATTI ENRICO 02-12-1936 11-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA AL COLLO
sagoma COSTA MICHELE 22-05-1880 24-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA
cremonini_eugenio CREMONINI EUGENIO 01-09-1915 19-02-1945

FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

Nacque a Mordano qualche tempo dopo la morte del padre, caduto in battaglia il 30 luglio 1915 sul Carso, e gli fu posto lo stesso nome del padre. A seguito del grave lutto, la madre Silvia Gaddoni si trasferì col figlio presso i suoi fratelli che vivevano alla Colombarina della Serra. L’11 febbraio 1945, ultima domenica di Carnevale (in tempo di pace alla Serra si faceva una festa), mentre era già sfollato in paese e si era rifugiato nelle cantine dei Villa (in piazza Bernardi) si recò con altri castellani alla “Rossetta”, casa tuttora esistente sul lato sinistro della via Emilia, direzione Imola, dopo l’incrocio con la via Serra.
Sulla via del ritorno, mentre si trovava in Borgo in corrispondenza della casa Zanelli, fu colpito dalle schegge di una granata caduta nei pressi. Assieme a lui stavano rientrando dalla Rossetta anche Vincenzo Liverani (detto Binèt) e la moglie Norina Tabanelli (originaria della Rossetta). Binèt spirò pochi attimi dopo, la Tabanelli due giorni dopo all’Ospedale di Castello, mentre Eugenio Cremonini, successivamente trasportato all’Ospedale di Imola, morì otto giorni dopo. Alla Rossetta si era recato anche don Sermasi, il quale, essendo ritornato in paese poco prima dei tre sventurati, scampò alla strage.

(si ringraziano Carlo e Gino Gaddoni per la fotografia e la testimonianza)

Nel febbraio del 1945 morì anche Silvia Gaddoni. Le traversie di madre e figlio sono raccontate anche in una memoria funebre distribuita a guerra finita.

cristoferi_cesare CRISTOFERI CESARE 10-08-1934 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese
cristoferi_giovanni CRISTOFERI GIOVANNI 14-07-1942 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

cristoferi_giuseppe CRISTOFERI GIUSEPPE 28-12-1860 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

cristoferi_lucia CRISTOFERI LUCIA 13-04-1940 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

cristoferi_primo CRISTOFERI PRIMO 10-08-1934 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

cristoferi_raffaele CRISTOFERI RAFFAELE 07-03-1911 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

cristoferi_sebastiano CRISTOFERI SEBASTIANO 30-05-1905 17-12-1944  SOFFOCAMENTO DA CROLLO

ECCIDIO DI VILLA ROSSI

Fotografia conservata presso la Biblioteca comunale “Luigi Dal Pane” di Castel Bolognese

dal_pozzo_anna

DAL POZZO ANNA 21-07-1888 09-04-1945

GRANATA

Da appena due giorni era con altri sfollata dal fondo Vujna in casa di Carlo Zaccherini in piazza Fanti; mentre stava attingendo un secchio d’acqua dalla fontana di “Ravajol”, fu colpita mortalmente da un frammento di granata caduta a poca distanza. Spirò poche ore dopo nella cantina dell’ospedale.
Le sue ultime parole furono di serena consolazione per la sorte del figlio Giovanni Collina; infatti era a conoscenza che egli, facente parte delle organizzazioni partigiane, braccato dai tedeschi, il 15 dicembre 1944 era riuscito ad attraversare le linee del fronte e a salvarsi in zona controllata dagli Alleati.

dal_pozzo_pietro

DAL POZZO PIETRO 03-03-1927 25-05-1945

MINA

I fratelli Pietro e Sante Dal Pozzo morirono assieme al giovane Giovanni Tondini.

Il Tondini, molto amico dei fratelli Dal Pozzo, ritenendosi in grado di recuperare le mine, togliendo il detonatore, da diversi giorni stava bonificando il campo del Serraglio (lungo la via Emilia, poco dopo la chiesa della Pace) dove la famiglia Dal Pozzo abitava.
Quel tragico 25 maggio 1945, chiamò i due fratelli a vedere l’operazione di smontaggio di una mina anticarro. La violenta detonazione provocò la morte dei ragazzi che furono orrendamente dilaniati.
Una parte del corpo di uno volò dall’altro lato della via Emilia in mezzo a sterpaglie che ne impedirono la vista dalla strada. Non fu possibile tentare il recupero in quando il terreno era a sua volta infestato da mine.
Fu ritrovato solo alla fine di agosto 1945 in avanzata fase di decomposizione quando il terreno fu bonificato e furono tagliate le sterpaglie.

dal_pozzo_sante

DAL POZZO SANTE 07-04-1932 25-05-1945
DALMONTE ANTONIO 22-12-1886 12-01-1945 GRANATA

Industriale; residente a Faenza in viale Baccarini 74.
E’ sepolto nel cimitero di Faenza.

 

 

 

DALPANE ANDREA 28-12-1937 22-04-1945 FERITA DA SCHEGGE
dal_pane_simone DALPANE SIMONE 23-08-1906 10-03-1945 FERITA DA SCHEGGIA
dari_ercole DARI ERCOLE 14-07-1900 04-12-1944

SCOPPIO DI GRANATA

Abitava nel podere “Le Vigne” di Via Ghinotta. Nella casa di Dari, a inizio dicembre, i tedeschi avevano stabilito un quartier generale. Egli fu ferito gravemente all’addome da una scheggia nei pressi di un pozzo dove era andato a prendere acqua per i tedeschi. Spirò all’Ospedale civile dopo un giorno di agonia, assistito dalla figlia Giuliana.

(Si ringraziano Giuliana Dari ed Ercole Dalpozzo per la fotografia e la testimonianza)

DARI LUIGIA
in Morganti
27-05-1920 24-12-1944

SCOPPIO DI GRANATA

Rimasta gravemente ferita, morì il giorno stesso all’ospedale di Imola, dove era stata accompagnata dal consorte Giuseppe Morganti.
Il giorno successivo, 25 dicembre 1944, il Morganti, mentre ritornava a casa, rimase gravemente ferito a causa dello scoppio di una mina, e gli fu amputata parte della gamba destra.
A guerra finita morì anche Giulio Morganti, padre di Giuseppe, che non sopravvisse allo scoppio di una mina.

(fotografia tratta dall’Archivio fotografico di Stefano Borghesi)

dari_pietro DARI PIETRO 08-06-1894 08-06-1945 GRANATA

Assieme alla famiglia era sfollato nelle cantine che indicativamente si trovano ora sotto il Sali e Tabacchi vicino alla farmacia Bolognini.
Il giorno 28 febbraio 1945, al mattino, mentre stava attraversando la via Emilia per recarsi dal fornaio “La Muzona” che era dalla parte opposta della strada, una granata colpì una finestra al secondo piano sopra il forno e Pietro rimase ferito a una gamba. Fu soccorso e ricoverato nelle cantine dell’ospedale di Castel Bolognese, dove la ferita si aggravò. Dopo circa una settimana fu portato all’ospedale S.Orsola di Bologna. Anche qui, dopo il 25 aprile, non ricevette le cure adeguate, ma solo una tardiva amputazione della gamba che lo portò alla morte. Il figlio Sergio, allora 14enne ricorda che il primario alla richiesta di perché non gli somministrassero le medicine necessarie, ottenne la risposta che erano destinate ad “altri”.

(si ringrazia Giancarlo Dari per le notizie e la fotografia)

donati_antonio DONATl ANTONIO 27-12-1926 15-12-1944 FERITA DA SCHEGGIA DI AEREO
sagoma DREI CATERINA
in Tabanelli
12-09-1879 16-02-1945

FERITA DA SCHEGGIA

Morta a Biancanigo.
Compare come Tabanelli Caterina nel volume “San Pietro in Biancanigo: Chiesa e comunità”

elmi_antonio ELMI ANTONIO 25-08-1934 16-03-1945 FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

Residente in via Casolana 17

(si ringrazia Antonietta Elmi per la fotografia)

foto intera

emiliani_maria1 EMILIANI MARIA
fu Antonio
23-10-1893 27-12-1945

SCOPPIO DI MINA

residente nella parrocchia di Biancanigo, era andata a fare legna nel vicino fiume Senio. Rimasta gravemente ferita (lo scoppio di una mina le aveva dilaniato gli arti inferiori che erano stati amputati), morì all’ospedale di Faenza.
E’ sepolta nel cimitero del Borello

errani_pasquale ERRANI PASQUALE 1866 01-01-1945 SCOPPIO DI GRANATA
errani_primo1 ERRANI PRIMO 01-04-1913 27-03-1945

FERITA DA SCHEGGIA DI GRANATA

Morì, come racconta il padre Virginio in una lettera inviata al Comune nel 1951, “mentre attendeva al servizio del Municipio per la raccolta e distribuzione dei viveri alla popolazione”, lungo il Corso Garibaldi (attuale via Emilia Interna).
E’ a lui che si riferisce Angelo Donati ne “Sul Senio il fronte si è fermato”, anche se non combacia la data in cui il Donati colloca l’episodio:
“Anche un colono si è sacrificato al bene comune. […] Il colono era addetto al carico e scarico delle vettovaglie che venivano immagazzinate nell’ex chiesa di Santa Maria. Pochi giorni fa, mentre era all’opera, una granata scoppiava proprio in mezzo alla strada.
Il colono cercò di nascondersi dietro a una colonna ma una scheggia lo colpiva alla fronte.
Un grido e la morte istantanea. Alcuni compagni raccoglievano da terra l’ucciso, mentre gli altri continuavano, nella breve tregua degli spari, a caricare i sacchi di grano che dovevano essere portati ai mulini di Imola per la macinazione. Le provviste erano finite.
Sono gli umili eroi che nel domani saranno dimenticati. E’ bene che il cronista ricordi il loro sacrificio”.

Il servizio di rifornimento viveri alla popolazione civile veniva svolto da alcuni volontari. Fu presto dimenticato e solo nel 1997 ebbe il giusto rilievo, grazie alla testimonianza di Luigi Bosi, uno di questi volontari, che raccontò anche il sacrificio di Primo Errani.

errani_ulisse ERRANI ULISSE 27-02-1896 04-04-1945 FERITA DA SCHEGGIA

A Ulisse Errani, coltivatore diretto, fu intestata nel dopoguerra la sezione castellana della Democrazia Cristiana. Nell’occasione Angelo Donati ne rievocò la figura. Di questa commemorazione si riportano alcuni stralci.

“Ulisse Errani fu un puro nel più vasto senso della parola: figlio di un militante e propagandista (per ferma convinzione) di estrema sinistra, si accostò alla Fede cristiana per gradi, l’abbracciò dopo averla studiata e compresa di una logica che ci lasciava, nelle sue conversazioni, perplessi. […]
Non volle combattere al fronte contro altri uomini. Dichiarò ai suoi ufficiali perplessi che non rifiutava il sacrificio e la morte, ma non voleva diventare omicida. Fu processato, ma venne assolto di fronte alla sua coraggiosa frase: “Non diserto. Al fronte sì, ma senza armi e per opera di assistenza e di bene“.
Non c’era nel suo agire ombra di vigliaccheria, ma in esso si specchiava una coscienza adamantina.
Tornò a casa cattolico e praticante senza mezze tinte o rispetto umano, con una cultura superiore, di molto, a quella comune, appresa da solo sui libri e sulla esperienza […]
Fu, fin dai primi incontri, nel periodo della sosta del fronte, un democristiano convinto. Gettammo con lui, nella sua parrocchia, le basi del partito cattolico (non se ne conosceva ancora il nome) fin dall’agosto del 1944. […] In nessun caso giustificava la violenza, la frode, l’aggressione “Si reagisce all’odio con l’amore, come insegna il Cristo, se vogliamo essere cristiani“. […]
La morte lo aspettava al varco. Inquadrato, come tutti i paesani, nel battaglione del lavoro, aveva una parola d’incoraggiamento per tutti, portava il peso dei compagni perchè non cadessero, rispondeva con bontà anche agli aguzzini, incitava tutti alla Fede ed alla Speranza. Chiese ed ottenne per tutti nel giorno festivo il tempo per ascoltare la Messa. Faceva i turni dei compagni indisposti. Venne il giorno della fine.
Quasi conscio aveva trattenuto il figlioletto sulle ginocchia e si era intrattenuto in un colloquio spirituale coi familiari sul valore della Morte. La Morte non l’aveva mai spaventato: di essa amava sovente parlare come di una porta che s’apre verso l’azzurro. […]
Ma torniamo alla morte che ingrandisce una vita. Dispogliato di tutto dalle razzie e dalle mine, si era ridotto in paese: la sua campagna era calpestata, la sua casa crollata: aveva abbandonato il luogo della sua felicità. Non ebbe rimpianti o timori: era Dio che voleva così. Era certo che dal male materiale sarebbe uscito un bene spirituale. In paese aveva perduto anche la propria libertà nel servaggio comune. Non gli rimaneva che la vita che era sempre in pericolo. Anche quella bisognava spenderla nel bene, e l’aveva spesa, aiutando gli altri, facendo il turno degli altri, partecipando ai lavori più pericolosi al posto dei compagni paurosi.
Fu preso da una granata mentre stava prendendo una boccata d’aria nell’orto del Marchese Zacchia. Le schegge lo colpirono in pieno: era maturo per il Cielo.
Soffocò il dolore con un sorriso, con un “non è nulla“, perchè i suoi non si addolorassero troppo. All’ospedale, con la calma dei santi, nonostante la sofferenza, dettò le sue ultime volontà che sarebbero degne di essere scolpite nel marmo:
Madre santa, vi ringrazio. Sono giunto finalmente alla stazione di partenza per la nuova vita.
Signore vi offro la vita, questo modesto sacrificio, per la Pace degli uomini fra loro, con Dio, per il trionfo dell’A.C.
Madre santa, aiuta mia madre a sopportare il dolore per la morte del figlio. E tu, moglie cara, e voi, angioli miei, non piangete, vi aiuterà il Signore.
Perdonatemi voi, che state attorno a me, se i miei lamenti vi disturbano“.
Ricordi – disse rivolto al cugino – quando mi rimproveravano perchè mi avvicinavo ai preti e alla Chiesa? Se non lo avessi fatto, come mi troverei?
Perchè tengo per certo che è l’anima che conta. Non è la morte che mi fa paura, ma il timore della purezza dell’anima mia“.

 

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